Cannes, l'inno alla solidarietà dei Dardenne: "Mai più lavoratori contro lavoratori"

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    Tanti applausi per "Due giorni, una notte" dei fratelli belgi che racconta il dramma di una donna licenziata. Grande protagonista è Marion Cotillard: "Sono una loro fan, in questa storia si riconosce lo spiccato senso di umanità che da sempre caratterizza il loro cinema"

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    CANNES - Con il suo volto stanco, i capelli non lavati, le magliette ordinarie e le pastiglie di Xanax nella borsa Sandra - interpretata da una maiuscola Marion Cotillard, che con questo ruolo si candida al premio come migliore attrice - parla del presente di molti lavoratori. Impiegati precari, madri nel difficile equilibrismo tra casa e ufficio, operai in cassa integrazione, immigrati terrorizzati dall'essere rispediti indietro, all'inferno. I fratelli Luc e Jean Pierre Dardenne, già Palma d'oro a Cannes per Rosetta e L'enfant, presentano il loro film più universale e più trasversale, in cui lo spettatore può rispecchiarsi o riconoscere qualcuno a lui molto vicino. Due giorni, una notte, lungamente applaudito alla proiezione per la stampa, racconta il weekend di un'operaia che, dopo essere rientrata da un periodo di congedo per depressione, viene licenziata dopo un referendum tra i suoi colleghi costretti a scegliere dal datore di lavoro tra un bonus di 1.000 euro per ciascuno di loro oppure il posto di Sandra in fabbrica. Dopo aver ottenuto una nuova votazione a scrutinio segreto, questa donna fragile ma tenace busserà alla porta di quasi tutti i colleghi disturbando i loro pranzi domenicali, interrompendo allenamenti di calcetto, il fai da te della domenica, creando tensioni tra mogli e mariti, tra padri e figli, per chiedere di rinunciare al loro premio e permetterle di conservare il suo posto.

    "L'idea per il film viene da storie accadute dove abitiamo, in Belgio, ma anche negli Stati Uniti, in Italia. Per colpa della crisi economica il cinismo dei padroni ha costretto i lavoratori uno contro l'altro", racconta Luc Dardenne, il più giovane dei due registi belgi da sempre impegnati in un cinema sociale che mette al centro "storie di persone comuni che di comune non hanno nulla".

    A dare corpo, voce realismo e profonda umanità al personaggio di Sandra è l'attrice premio Oscar Marion Cotillard, prima star internazionale con cui si trovano a collaborare i fratelli belgi: "Avevamo voglia di lavorare con Marion che è un'attrice straordinaria", confessa Jean Pierre. "Il nostro è stato un colpo di fulmine cinematografico fin dal primo incontro. Dovevamo realizzare insieme un altro progetto che non è partito e quando abbiamo scritto questo ruolo lo abbiamo pensato appositamente per lei, sperando che accettasse".

    "Sono una loro grande fan", contraccambia Marion, "e no, non sono stata sorpresa dal loro modo di lavorare così preciso e meticoloso perché vedendo i loro film - e se li conosci un po' - appare subito chiaro l'incredibile lavoro che c'è dietro le loro opere. Il personaggio di Sandra mi è entrato dentro perché anche io ho le mie paure, le mie esitazioni di fronte a certe situazioni. Ad essere sincera, al posto suo non so se avrei avuto la sua stessa forza, nonostante gli amici, i figli, il marito che la ama incondizionatamente e che la spinge a rivelare l'energia che è dentro di lei".

    Nel ruolo del marito c'è Fabrizio Rongione, e rivela che si è ispirato agli uomini della sua famiglia per ricreare quest'uomo pieno di amore, di comprensione e di sostegno. Rongione è uno degli attori feticcio dei Dardenne, già nel cast del film del '99 Rosetta, storia di una giovane donna che lotta per trovare un posto di lavoro. "Rispetto ai tempi di Rosetta il cinismo è cresciuto e la solidarietà è diventata sempre più difficile. Il cuore del film è vedere come Sandra, con l'aiuto del marito e grazie alla rete solidale che si instaura con alcuni dei suoi colleghi, riesce a crescere, a superare le sue paure, ad aprirsi agli altri".

    "La nostra speranza è che gli spettatori che andranno a vedere il film si pongano la domanda: io cosa farei al posto di Sandra o dei suoi colleghi?", racconta Luc, "forse è un po' ingenuo crederlo, ma se con il nostro film riuscissimo, nel nostro piccolo, a ricreare un sentimento di solidarietà sarebbe una salutarte contrapposizione all'individualismo forsennato e all'indifferenza nella quale spesso finiamo per crogiolarci". Il film uscirà nei cinema italiani in autunno.

    repubblica.it
     
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