Pisanello - Vita e Opere

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    PISANELLO



    Pisanello (Antonio Pisano detto il, Pisa 1395 ca - Napoli 1455) è stato un pittore e medaglista italiano. Di madre veronese visse a Verona dove ricevette la prima formazione. Fu probabilmente allievo di Stefano da Verona e si avvertono nelle sue prime opere influenze di Altichiero e di Michelino da Besozzo. Particolarmente vicino alla fluidità di Stefano da Verona, è la giovanile Madonna della Quaglia (Verona, Museo di Castelvecchio), che però risente anche dello stile di Gentile da Fabriano, con cui Pisanello lavorò agli affeschi nella sala del Maggior consiglio nel Palazzo ducale a Venezia, ora perduti.
    Dal 1422 al 1426 visse tra Verona e Mantova, eseguendo per i Gonzaga opere oggi perdute, e la decorazione pittorica del monumento a N. Brenzoni in San Fermo a Verona, di cui resta un'Annunciazione, riecheggiante modi gotici nel linearismo melodico delle figure. Gli vennero attribuiti gli affreschi nel Castello di San Giorgio con il frenetico Torneo-battaglia di Louvezerp (Palazzo Ducale, Mantova), ispirato al mondo letterario cortese. Intorno al 1426 ebbe inizio l'attività romana di Pisanello , chiamato da Gentile da Fabriano, a collaborare con lui agli affreschi di San Giovanni in Laterano Morto il maestro nel 1427, il lavoro passò al suo aiuto, i questo ciclo non vi è più traccia poiché venne distrutto durante il rifacimento della Basilica compiuto da Borromini. Ritroviamo solo al museo di Palazzo Venezia e la Testa di dama a Roma e il Ritratto di Carlo Magno alla Pinacoteca Vaticana. A roma dove rimase fino al 1432, disegnò i monumenti antichi e a Firenze annotò in disegni opere di Donatello, dei Della Robbia, del Beato Angelico e di Filippo Lippi.
    Agli inizi del 1433 passò per Ferrara, dove offrì un suo quadro a Leonello d'Este. In questi stessi anni, avvenne l'incontro con l'imperatore Sigismondo, come attestano due disegni e il Ritratto di Sigismondo tre quarti su tavola (Vienna, Kunsthistorisches Museum). Dal 1433 al 1438 decorò la cappella Pellegrini in Santa Anastasia a Verona, di cui rimane il celebre affresco raffigurante San Giorgio e la principessa (Verona, Galleria d'arte Moderna). Allo stesso momento appartengono anche la fantastica Visione di Sant'Eustachio (Londra, National Gallery) popolata di un gran numero di animali accuratamente descritti e il Ritratto di principessa estense, Margherita Gonzaga moglie di Leonello (Parigi, Louvre), come altri ritratti in sottile equilibrio tra l'acutezza tutta moderna di osservazione psicologica e il tono ancora medievale del fondo.
    Pisanello era noto soprattutto per splendidi affreschi di grandi dimensioni, sospesi tra realismo e mondo fantastico, popolati da innumerevoli figure, con colori brillanti e tratti precisi; essi furono in larghissima parte distrutti, a causa di incidenti, dell'incuria o di distruzioni volontarie, per via del mutare del gusto, soprattutto nei secoli del Rinascimento e del Barocco.
    Nel 1438-1439 iniziò l'attività di medaglista di Pisanello, creatore del primo esempio di medaglia rinascimentale (medaglia-ritratto di giovanni VIII Paleologo).
    Durante l'assedio di Verona, essendosi l'artista schierato con Gianfrancesco Gonzaga, fu esiliato a tutto i territorio veneziano, dove non potè rientrare fino al 1445. In questi anni peregrinò in molte corti, ma le poche opere documentate sono scomparse. restano invece molte medaglie per G. Gonzaga, N. Piccinino, Filippo M. Visconti, Francesco Sforza, etc.
    Nel 1448 era a Napoli, successivamente le notizie vengono confuse; non si sa quanto sia durato il soggiorno napoletano e anche la data di morte è incerta, avvenuta tra luglio e ottobre 1445.
    I pochi dipinti rimasti di lui lo mostrano in posizione di singolare sospensione artistica tra il vecchio e il nuovo, posiione tuttavia spesso superata attraverso un acuto senso della realtà . Nè va negato l'apporto delle formule prospettiche fiorentine nella strutturazione geometrica del volume. Fondamentalmente per una migliore coprensione dell'arte del Pisanello la scoperta nel 1969 di un importante ciclo di sinopie e affreshi con Scene cavalleresche ed Episodi bellici nella sala dei Duchi nel Palazzo Ducale di Mantova.


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    Medaglia attribuita con presunto autoritratto



    Edited by @Ambra@ - 2/4/2012, 12:27
     
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    Pisanello Madonna della Quaglia

    1420 - Tempera su tavola - 50x33 cm - Verona, Museo di Castelvecchio


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    Si tratta di una Madonna col Bambino incoronata da due angeli volanti e seduta in un magnifico roseto, in pieno stile tardogotico. Il pittore dedica molta attenzione nella rappresentazione delle specie vegetali e degli uccelli (tra cui la quaglia in primo piano, che dà il nome all'opera), che creano una sorta di ambientazione paradisiaca, evidenziata dal fondo oro.
    La figura della Madonna, dai raffinati giochi lineari nella veste, ha un incarnato ottenuto con tinte morbide e delicate, che ricordano da vicino le opere di Gentile da Fabriano, di cui Pisanello era in quel periodo assistente. In particolare è assimilabile a un'opera analoga di Gentile ora custodita a Perugia (Galleria nazionale dell'Umbria) e forse ancor più a quella di Pisa (Museo nazionale di San Matteo). L'ambientazione ricorda da vicino quella della Madonna del roseto attribuita a Michelino da Besozzo, tra l'altro custodita nella stessa sala del museo.

    Edited by Albrecht - 31/8/2012, 15:50
     
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    Pisanello Torneo-battaglia di Louvezerp

    1436-1444 - Affresco - Mantova, Palazzo Ducale



    Parete frontale
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    Parete sinistra
    681px-Pisanello%2C_torneo-battaglia_di_liuverzep_003

    Dettaglio
    800px-Pisanello%2C_torneo-battaglia_di_liuverzep_01.1

    Dettaglio
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    Dettaglio
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    Dettaglio
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    Dettaglio
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    Il Torneo-battaglia di Louvezerp (Louvezerph, Lovrezep, Lunezerp, Lonazep) è un affresco a soggetto cavalleresco dipinto da Pisanello tra il 1436 e il 1444 nel Palazzo Ducale di Mantova, in particolare nell'ala detta Corte Vecchia. La scena venne imbiancata in un'epoca imprecisata e riscoperta negli anni Sessanta dal sovrintendente Giovanni Paccagnini e immediatamente restaurata. Lo stacco ne ha rivelato la sinopia conservata molto bene.
    La sala venne commissionata da Gianfrancesco Gonzaga. Nell'opera compare infatti la sua impresa del pellicano, in un voluminoso cappello del nano a cavallo subito sopra il luogo in cui si trova il cavaliere dell'impresa del Graal Bohort, ipotetico antenato di casa Gonzaga. Nel 1988 la studiosa Johanna Woods-Marsden aveva attribuito l'affresco all'epoca di Ludovico II Gonzaga, ma l'ipotesi è stata abbandonata dopo il riconoscimento del "collare delle S", onorificenza concessa nel 1436 da Enrico VI al marchese Gianfrancesco Gonzaga. Pertanto l'affresco si colloca temporalmente fra questa data e la morte di Gianfrancesco avvenuta nel 1444.
    L'attività di Pisanello nel Palazzo Ducale mantovano è attestata da lettere di Filippo Andreasi e Luca Fancelli a Federico I Gonzaga, dove si parla esplicitamente del crollo del soffitto della "sala del Pisanello". La sala venne dimenticata durante il Rinascimento, quando venne costruita la nuova ala, e in questa parte disabitata si ebbe appunto un cedimento delle travi del soffitto. In seguito gli affreschi vennero picconati e ricoperti di calce.
    A lungo si era ritenuto che la sala fosse stata distrutta, ma nel 1969 fu identificata da Paccagnini a conclusione di lunghe indagini. Si tratta infatti della cosiddetta sala dei Duchi, o dei Principi, sul lato destro dell'edificio prospiciente l'attuale piazza della lega Lombarda. Subito vennero scoperti i primi frammenti di sinopia e si provvedette gradualmente a staccare tutto l'intonaco, recuperando quasi tutta la decorazione. Se gli affreschi sono piuttosto frammentari, più completa appare invece la sinopia. Perduta è tutta la zona inferiore della decorazione, che venne completamente demolita e rifatta agli inizi del XIX secolo.
    Il soggetto è la battaglia di Louvezerp, tratto da Le roman en prose de Tristan, della letteratura cavalleresca. In questo episodio Lancillotto e Tristano combattono alla presenza di Ginevra e Isotta e poi partiranno alla conquista del Graal. Sono già stati sconfitti altri cavalieri, i cui nomi si trovano scritti nelle sinopie accanto alle rispettive figure: Calibor as dures mains, Arfassart li gros, Malies de l’espine, Sarduc li blans, Kallas le petit, Calaarot le petit, Patrides au cercle d’or. La battaglia è quindi vicina all'epilogo e i corpi dei cadaveri sono rappresentati scomposti, secondo il gusto tutto tardogotico di accostare figure eleganti e aristocratiche a rappresentazioni grottesche. Il Paccagnini, nel suo studio dopo il rinvenimento, ipotizzò che proprio questa visione decadente, troppo affollata e troppo scomposta, non incontrasse più il gusto del marchese, che fece interrompere i lavori.
    La scena, incompiuta, si estendeva sulle pareti cercando illusionisticamente di annullare gli spigoli ed era è composta per semplici accostamenti di figure, con una dilatazione in tutte le direzioni, senza alcun centro focale. Ogni frammento viene analizzato e riprodotto con un'attenzione analitica, ma manca un criterio unificatore, creando così un effetto "caleidoscopio".

    Edited by Albrecht - 31/8/2012, 11:58
     
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    Pisanello Testa di dama

    1431-1432 ca - Affresco staccato - 27x17,5 cm - Roma, Museo di Palazzo Venezia


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    La testa della donna è ritratta di profilo ed è caratterizzata da una ricercata acconciatura, tipica della moda cortese di XV secolo, che lascia la fronte scoperta e i capelli raccolti da nastri azzurri.
    Il dipinto è accostato tradizionalmente al nome di Pisanello, pur se resta incerto il ciclo decorativo di provenienza. Inizialmente fu ritenuto un frammento staccato dal ciclo cavalleresco arturiano del Palazzo Ducale di Mantova, soprattutto in virtù di alcune analogie fisiognomiche con una delle dame della scena del torneo. Un'altra ipotesi lo accosta al ciclo pittorico di San Giovanni in Laterano con storie del Battista, distrutto in occasione degli interventi borrominiani per il giubileo del 1650, a cui Pisanello lavorò tra il 1431 ed il 1432, chiamato a sostituire Gentile da Fabriano (†1427).

    Edited by Albrecht - 31/8/2012, 11:59
     
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    Pisanello Ritratto di Sigismondo di Lussemburgo

    1432-1433 - tempera su pergamena applicata su tavola - 58,5x42 cm - Vienna, Kunsthistorisches Museum


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    Il ritratto venne effettuato all'inizio degli anni trenta del Quattrocento, quando l'imperatore Sigismondo del Sacro Romano Impero si recò a Mantova per insignire Gianfrancesco Gonzaga del titolo marchese (1432), nel quadro di un viaggio in Italia che aveva toccato anche Milano (1431), dove ricevette la corona di re d'Italia, e si terminò poi Roma, dove incontrò Martino V (1433).
    Il ritratto, copiato in disegni e altre opere, divenne l'effigie ufficiale dell'imperatore. Ancora nel 1451 Piero della Francesca si ispirò a una di queste derivazioni per dare le fattezze di Sigismondo a san Sigismondo nell'affresco Sigismondo Pandolfo Malatesta in preghiera davanti a san Sigismondo, dove riprese la medesima forma della berretta, ignorando però il materiale di pelliccia.
    Entrato nelle collezioni imperiali, in particolare quelle del castello di Ambras presso Innsbruck, il ritratto è poi passato al Kunsthistorisches Museum.
    L'attribuzione a Pisanello non è sicura e anticamente era stato assegnato al pittore bativo della Alpi Orientali Konrad Laib, o a un artista boemo. L'attribuzione a Pisanello è comunque avvalorata dalla presenza di un disegno dell'imperatore di profilo con la stessa berretta (Cabinet des Dessins 2479).
    La figura dell'imperatore è ritagliata attorno al volto, con solo una parte del busto. Gli occhi sono scuri, piccoli e mandorla, gli zigomi alti, la barba lunga e bianca, la bocca dischiusa, che mostra i denti. Il vestito è sontuosamente damascato, mentre la berretta è foderata di pelliccia, tipica dei climi freddi del nordeuropa, con un gioiello appuntato sulla sommità.
    Pisanello si concentrò sugli aspetti esteriori del ritratto, profondendo grande accuratezza nella resa della morbidezza della pelliccia (ottenuta con pennellate sottilissime), della barba, dei capelli, del disegno del vestito. L'effetto è quello di un ritratto tutto sommato fiabesco e idealizzato, dove manca quell'attenzione alla psicologia e ai risvolti umani tipica della successiva ritrattistica rinascimentale.

    Edited by Albrecht - 31/8/2012, 15:51
     
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    Pisanello San Giorgio e la principessa

    1434-1438 - Affresco - 223x620 cm - Verona, Chiesa di Santa Anastasia


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    L’affresco doveva far parte di un ciclo che è andato perduto.
    Costituisce una delle espressioni più alte dell’arte di Pisanello e ha come soggetto San Giorgio mentre, dopo aver riverito la principessa, si appresta a risalire a cavallo per correre a sconfiggere il drago. Il santo appare splendidamente drappeggiato nei suoi preziosi abiti cavallereschi. Tiene già un piede sulla staffa e con la mano sinistra si sta reggendo alla sella prima di spiccare il balzo. È da notare come la meticolosa e quasi ossessiva ricerca del particolare contribuisca a trasferire la scena in una dimensione irreale e senza tempo. La tetra presenza dei due impiccati finisce per perdere ogni drammaticità, come se si trattasse di pupazzi anziché uomini.
    Il fiabesco svettare delle architetture tardo-gotiche che appaiono all’orizzonte, contro un cielo di un blu intenso, perde qualsiasi intento realistico e si trasforma in un gioco di linee e colori. Lo stesso avviene anche con gli animali, la cui meticolosa realizzazione sembra farli appartenere a un trattato di zoologia.
    L’elefante profilo del volto della principessa si ricollega con l’attività medaglista che Pisanello svolge in parallelo a quella di pittore. E’ un vivace disegno dal vero realizzato a penna e inchiostro su una traccia preparata a matita. Ciò che più colpisce è la fluidità della linea di contorno che dalla fronte giunge al naso descrivendo morbide curve che richiamano la lettera “S”. Questa linea non è realistica ma conferisce al profilo un’espressione intensa e pensosa di serenità. La complicata acconciatura sembra ispirarsi alla moda delle ricche dame del tempo ma allo stesso tempo si trasforma in un irreale turbante con funzione decorativa.
    È in questo continuo contraddittorio rapporto tra osservazione minuziosa degli elementi singoli e fiabesca irrealtà delle visioni d’insieme che si concretizza l’arte di Pisanello.


    Edited by Albrecht - 31/8/2012, 12:00
     
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    Pisanello Visione di Sant'Eustachio

    1436-1438 - Tempera su tavola - 65x63 cm - Londra, National Galley


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    Sant’Eustachio era un cavaliere dell’esercito romano di nome Placido. Durante una caccia, fu attirato da un cervo al quale apparve con un crocefisso tra le corna. La miracolosa apparizione fu accompagnata dalla voce di Cristo che gli disse di essergli apparso per salvarlo. Placido si convertì e assunse il nome di Eustachio.
    Questa storia, riferita da Jacopo da Varazze nella sua «Legenda aurea» (una raccolta di vite di santi scritta nel XIII secolo) era molto popolare ai tempi, e fu il soggetto scelto da Pisanello per questa tavola. Come era abitudine del tempo, la vicenda viene attualizzata nell’immagine: il soldato romano diviene in questo quadro un nobile signore del XV secolo. Il suo vestito, l’acconciatura del cavallo, ma anche l’ambientazione, ci illustrano in realtà quella che doveva essere una battuta di caccia dei tempi contemporanei.
    Al quadro manca una unitarietà di costruzione prospettica: i vari particolari si sommano senza riuscire realmente ad amalgamarsi. L’effetto più straniante di tutti è che il pittore rappresenta tutte le figure (Sant’Eustachio a cavallo, il cervo, i cani e tutti gli altri animali) nettamente di profilo. Ciò presuppone un punto di vista basso. Il paesaggio in cui sono inserite le figure ha invece un punto di vista molto alto: è una vista nettamente dall’alto in giù, tanto che nella parte superiore del quadro, al posto dell’orizzonte, troviamo un laghetto sul quale galleggiano dei cigni. Questo è un particolare comune a tutti i pittori tardo gotici, fiamminghi e nordici in genere, che cercano di applicare la prospettiva senza averla compresa del tutto: in pratica è come se usassero, sempre, due punti di vista: uno basso per le figure, uno nettamente più alto per lo spazio nel quale le figure si inseriscono. Ciò crea delle ambiguità visive con effetti molto singolari e in apparenza decisamente irrazionali.
    Ma il quadro di Pisanello è un’autentica fiaba: l’armonia delle varie tonalità di verdi e di bruni creano un’immagine che già nell’impasto cromatico è di grande suggestione. In questo piccolo angolo di paesaggio vi sono in realtà tanti piccoli quadri che devono essere guardati separatamente: ogni animale ha il suo piccolo microcosmo, nel quale si percepisce un’armonia tra mondo animale e vegetale di intensa poesia.

    Edited by Albrecht - 18/9/2012, 15:40
     
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    Pisanello Ritratto di principessa estense

    1435-1445 ca. - Tempera su tavola - 43x30cm - Parigi, Museo del Louvre


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    Si ritiene che il personaggio raffigurato nel dipinto sia Ginevra d'Este anche se quando il quadro venne catalogato, si era ritenuto in un primo tempo che la persona in questione potesse essere Margherita Gonzaga, moglie di Leonello d'Este, il principe umanista per cui Pisanello fece anche un ritratto e ben cinque medaglie commemorative.
    L'opera è menzionata la prima volta nel 1860, quando fu acquistata dal diplomatico Felix Bamberg con l'attribuzione a Piero della Francesca. Passò al Louvre nel 1893 e fu assegnata a Pisanello per la prima volta da Adolfo Venturi nel 1889, un'attribuzione poi concordemente accolta dalla critica.
    Inizialmente l'opera era ritenuta il quadro di fidanzamento della moglie di Lionello, quel ritratto cioè inviato nelle corti per siglare i patti di matrimonio, facendo conoscere l'aspetto degli interessati. Nella botanica rappresentata però non è presente alcun simbolo della casata dei Gonzaga, mentre è raffigurato invece il vaso simbolo della casata d'Este, inoltre la presenza dell'aquilegia (simbolo del matrimonio, dell'amore e soprattutto di decesso) fa pensare a una persona morta nell'età ritratta, e la Gonzaga era vissuta fino a quasi cent'anni di età.
    Dopo vari studi si riuscì a capire che molto probabilmente si trattava di Ginevra d'Este, che sposò Sigismondo Malatesta all'età di quattordici anni e che morì a ventuno, uccisa dal marito geloso che aveva capito di essere tradito dalla moglie. Quindi, considerati i presagi di morte ravvisabili nell'opera, si intende come Pisanello volesse far capire che l'opera fu realizzata dopo la morte di Ginevra, avvenuta nel 1440, che coincide con un soggiorno dell'artista a Ferrara.
    La protagonista del dipinto è ritratta di profilo, come nelle medaglie celebrative che si rifacevano alla tradizione imperiale romana, con una figura allungata che richiama la moda dell'epoca, culminate nell'elaborata acconciatura con nastro bianco. Essa è vestita con un tessuto pregiato per l'epoca, di colore rosso e bianco, integrato da un mantello, dove si trova il simbolo della casata degli Este impreziosito da perle e ricami preziosi.

    La minuzia nella resa dei dettagli floreali dello sfondo e la serena atmosfera cortese sono elementi tipici dello stile tardogotico, del quale Pisanello fu il più grande maestro del nord-Italia.

    Come si è detto, in quest'opera Pisanello annuncia i presagi di morte, riscontrabili in ciò che è rappresentato sullo sfondo. I simboli sono numerosi:

    Farfalla: simbolo dell'anima.
    Siepe di aquilege: simbolo del matrimonio, simbolo di fertilità e di morte.
    Garofano: simbolo di matrimonio, di fertilità e del fidanzamento.
    Vaso biansato con le ancore: si trova effigiato sul mantello di Ginevra ed è un'impresa araldica della famiglia d'Este; la mancanza dell'impresa di una seconda casata dimostra che non si tratta di un'opera di fidanzamento.
    Rametto di ginepro: richiamo al nome Ginevra ed è anche presagio di morte.
    Catenella: simbolo di unione, matrimonio.

    Edited by Albrecht - 18/9/2012, 15:41
     
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    Pisanello Madonna tra i santi Antonio Abate e Giorgio

    1445 - Tempera su tavola - 47x29 cm - Londra, National Gallery


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    La Madonna tra i santi Antonio Abate e Giorgio è un'opera di Pisanello, l'unico dipinto su tavola da lui firmato ("Pisanus"), databile al 1445 circa. Si tratta di una tempera (47×29 cm) conservata oggi alla National Gallery di Londra.
    Forse si tratta dell'opera di soggetto imprecisato citata nei documenti antichi come dipinta per la delizia di Belriguardo nel 1445.
    L'opera faceva parte della collezione Costabili a Ferrara, dove venne citato nel 1841 nella descrizione del Laderchi. Nel 1862 venne messa in vendita e acquistata da sir Charles Eastlake; nel 1867 poi la sua vedova cedette il dipinto al museo londinese. Secondo A. Venturi, che riportò una tradizione, san Giorgio rappresenterebbe Lionello d'Este, anche in base alla somiglianza della testa del santo con i ritratti su tavola e su medaglia che Pisanello face del signore di Ferrara.
    Nonostante le piccole dimensioni il dipinto è impostato come una pala d'altare. L'iconografia è molto originale, con la Madonna col Bambino che appare in un disco d'oro nel cielo, mentre in basso stanno i due santi, l'uno di fronte all'altro, occupati in un muto dialogo di sguardi. A sinistra si trova sant'Antonio Abate, con in mano una campanella e un bastone; ai suoi piedi si trova il cinghiale, legato alla sua leggenda, che si dimostra ammansito e docile.
    A destra si trova san Giorgio, ritratto in un lussuoso vestito con una sfolgorante armatura argentea e dorata e un cappello di paglia dalla foggia aristiocraticamente molto larga; dietro di lui stano i cavalli, che si intravedono solo per una piccola parte del muso, ed ai suoi piedi sta un draghetto indomito, che sembra volersi contorcere e cade fermato dai piedi del santo; lo sguardo di san Giorgio è basso e pensieroso, come se manifestasse un'impazienza, sottolineata dal suo nervoso accarezzare del bastone del comando.
    Lo stile è quello dell'ultima fase del pittore, influenzato ormai da temi rinascimentali, che crea uno spazio illusorio di una foresta, rinunciando all'astratto fondo oro, anche se le figure sono ancora semplicemente accostate, non collocate in uno spazio razionale.
    La firma si trova al centro in basso, mimetizzata come un ciuffo di radici.

    Edited by Albrecht - 31/8/2012, 12:03
     
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    Disegni di Pisanello


    Studio di cani, episodio aulico - 1414-1422 ca.- Inchiostro a penna su carta - 25x18 cm - Parigi, Louvre
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    Due dame con falchi e un levriero, due quaglie, cavaliere - 1420 ca. - penna e punta d'argento su pergamena - 18,4x25,7 - Vienna, Albertina
    Pisanello%2C_disegni%2C_albertina_16

    Lussuria - 1420-1430 ca. - penna e bistro su carta tinta di rosso - 12,9x15,2 cm - Vienna, Albertina
    702px-Pisanello%2C_disegni%2C_albertina_24018_r

    Cinghiale - 1430-1440 ca. - penna a inchiostro su pergamena - 9,7x16,7 cm - Cambridge, Fitzwilliam Museum
    Pisanello%2C_disegni%2C_fitzwilliam_museum_pd.124.1961

    Cicogna - 1430-1440 ca. - penna, tracce di matita e acquerello su carta - 18,6x20,9 - Parigi, Louvre
    532px-Pisanello%2C_disegni%2C_louvre_2451

    Due upupe - 1430-1440 ca. - punta d'argento, penna, acquerello e biacca su carta - 18,6x18,7 cm - Parigi, Louvre
    800px-Pisanello%2C_disegni%2C_louvre_2467

    Giovanni Battista (?) che accoglie un pellegrino - 1431 ca. - penna e tracce di punta d'argento su pergamena - 27,4x19,5 - Parigi, Louvre
    405px-Pisanello%2C_disegni%2C_louvre_2541r

    Testa d'uomo di profilo - 1432-1433 - matita e penna su carta - 33,3x21,1 cm - Parigi, Louvre
    375px-Pisanello%2C_disegni%2C_louvre_2339

    Lepre in corsa - 1433-1436 ca. - penna, matita nera e acquerello su carta - 13,9x22,5 - Parigi, Louvre
    800px-Pisanello%2C_disegni%2C_louvre_2445

    Anatra - 1433-1436 ca. - penna, acquerello e biacca su carta - 17X22,5 cm - Parigi, Louvre
    785px-Pisanello%2C_disegni%2C_louvre_2462

    Arzavola - 1433-1436 ca. - penna, matita e acquerello su carta - 14x21,4 cm - Parigi, Louvre
    800px-Pisanello%2C_disegni%2C_louvre_2461

    Sei impiccati, dama in profilo, bambino di fronte - 1433-1438 ca. - penna e matita su carta - 28,3x19,3 cm - Londra, British Museum
    410px-Pisanello%2C_disegni%2C_british_museum_1859.9.15.441

    Due impiccati, gambe - 1433-1438 ca. - inchiostro a penna su carta - 26,2x18 cm - New York, Frick Collection
    402px-Pisanello%2C_studio_di_impiccato_per_sant%27anastasia

    Mulo bardato - 1433-1438 ca. - penna e tracce di matita su carta - 18,8x24,9 cm - Parigi, Louvre
    782px-Pisanello%2C_disegni%2C_louvre_2325

    Cane da caccia - 1433-1438 - inchiostro a penna su carta - 16x19,5 cm - Parigi, Louvre
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    Testa di cavallo - 1433-1438 ca. - penna e matita su carta - 26,9x16,8 cm - Parigi, Louvre
    367px-Pisanello%2C_disegni%2C_louvre_2360

    Testa di donna di profilo verso destra - 1433-1438 ca. - penna e matita su carta tinta di rosso - 24,5x18,2 cm - Parigi, Louvre
    Pisanello_-_Codex_Vallardi_2343_r

    Profilo di Filippo Maria Visconti - 1440 ca. - matita su carta - 28,9x19,6 cm - Parigi, Louvre
    Pisanello_-_Codex_Vallardi_2483

    Motivo ornamentale - 1440-1450 ca. - penna, bistro e tracce di matita su carta - 19,7x23,7 cm - Parigi, Louvre
    Pisanello%2C_disegni%2C_louvre_2540

    Cavaliere entro una medaglia - 1449 ca. - penna a inchiostro su carta - 16,5x14,2 - Parigi, Louvre
    520px-Pisanello_-_Codex_Vallardi_2486

    Ritratto di Alfonso V d'Aragona di profilo - 1449 ca. - penna e tracce di matita nera su carta - 28x21,2 - Parigi, Louvre
    Pisanello_-_Codex_Vallardi_2481



    La vastissima produzione di disegni di Pisanello testimonia un'attività molto feconda, a differenza delle poche testimonianze pittoriche sicure che ci sono pervenute. Indubbiamente come disegnatore fu tra i più grandi della sua epoca.
    In uno degli studi più completi sulla grafica pisanelliana, della Fossi Todorow (1966), vengono elencati 463 fogli gravitanti attorno al nome dell'artista, ma ne vengono accettati come sicuramente autografi solo 80. Il dibattito sull'autografia o meno dell'opera grafica è uno dei più accesi e controversi in merito all'artista, con accrescimenti e sfrondature diversi da studioso a studioso. Molti appaiono infatti nelle raccolte i disegni di artisti della cerchia, di scolari, imitatori e copiatori, mentre non mancano soggetti più generici, riscontrabili nei molti taccuini, repertori di modelli, fogli di figurini e bestiari che circolavano all'epoca, soprattutto in Lombardia e in Italia settentrionale.
    Il gruppo più nutrito di disegni dell'artista e della sua cerchia è il Codice Vallardi del Cabinet des Dessins del Louvre (378 fogli). Segue, a distanza, la raccolata della Biblioteca Ambrosiana (26 fogli), mentre altri fogli sparsi si trovano in collezioni e musei di tutto il mondo. Più studiosi si sono cimentati nella suddivisione e riunione per gruppi dei fogli, arrivando anche a ipotesi suggestive, come quella di un taccuino usato dall'artista nei suoi viaggi o di un "album rosso".
    I disegni di Pisanello testimoniano la versatilità e l'accuratezza con il quale l'artista studiò la natura, arrivando a vertici di verosimiglianza mai raggiunti prima. È con lui che la produzione grafica arriva alla dignità di arte autonoma: i suoi studi di figure infatti non sono sempre modelli per realizzare qualcos'altro, né solo studi preparatori, ma riproduzioni dal vero, condotte con la minuzia di un'indagine che oggi diremmo "scientifica". Per esempio negli studi destinati a definire la scena del San Giorgio e la principessa (in larga parte al Cabinet des Dessins del Louvre) sono presenti animali, ritratti e specie botaniche, di una potenza espressiva che sembra voler indagare anche i sentimenti e le emozioni.
    Negli studi e copie di sarcofagi antichi, eseguiti a Roma nel 1431-1432, si nota come Pisanello e i suoi seguaci fossero stati contagiati dall'interesse per l'antico, inaugurato dal Petrarca nelle corti settentrionali. L'atteggiamento dell'artista verso le opere antiche è però ancora medievale, come dimostra ad esempio il disegno della sua bottega alla Biblioteca Ambrosiana con figure copiate dal sarcofago di Marte e Rea Silvia di palazzo Mattei a Roma: le figure copiate sono accostate con estrema libertà, senza interesse al contenuto narrativo dell'episodio; esse sono solo fonti per un repertorio, da riassemblare a piacimento per ottenere nuove composizioni.


    Edited by Albrecht - 31/8/2012, 12:04
     
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  11. @Ambra@
     
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    Pisanello - Ritratto di Lionello d'Este, 1441
    Tempera su tavola, 28 × 19 cm - Accademia Carrara, Bergamo

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    Il ritratto pare che fosse all'origine di una contesa artistica tra Jacopo Bellini e Pisanello, svolta nella prima metà del 1441 e voluta da Niccolò III d'Este, per cui suo figlio Leonello si offrì di posare. Secondo la testimonianza del poeta Ulisse Aleotti ne uscì vincitore Bellini, ma Pisanello non per questo ebbe scarsa fortuna alla corte di Ferrara: Leonello gli fece realizzare ben sei medaglie celebrative.

    Nel 1841 il dipinto è ricordato nella quadreria Constabili di Ferrara, come l'unico dei tanti ritratti di Pisanello che si sia "conservato a' dì nostri". Ciò avvolerebbe l'ipotesi secondo cui l'artista era solito fare un ritratto su tavola prima di fare una medaglia, essendo ben strette le relazioni tra questa effigie e quelle sui bronzi celebrativi.

    Il duca Lionello è raffigurato di profilo, come nelle medaglie (Pisanello gliene fece ben cinque), con un'acuta individuazione fisiognomica, che però è dotata anche di una certa idealizzazione. Tipica è la cura estrema dei dettagli, dagli arabeschi della stoffa preziosa del vestito, allo sfondo composto da varie specie vegetali, che l'artista era solito studiare dal vero.

     
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  12. Georgette
     
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    Opere perdute di Pisanello :
    Ritratto di Martino V (presunta copia alla Galleria Colonna di Roma)



    Pisanello%2C_copia_da_Ritratto_di_Martino_V_%28Galleria_Colonna%29

     
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11 replies since 20/2/2012, 12:13   7710 views
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