Gentile da Fabriano - Vita e Opere

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    GENTILE DA FABRIANO



    Gentile di Niccolò di Giovanni di Massio detto Gentile da Fabriano (Fabriano, 1375 circa – Roma, settembre 1427) è stato un pittore italiano, tra i più importanti esponenti del Gotico internazionale.
    Assimilati nella giovinezza in patria, elementi di cultura diversa durante i soggiorni nell'Italia settentrionale, potè conoscere la contemporanea arte francese, fiamminga e tedesca. La sua pittura poetica e fiabesca, il gusto per la linea e un uso impareggiabile degli elementi decorativi lo portarono al vertice della scuola italiana dell'epoca, ricevendo commissioni di grandissimo prestigio. Esordì con la Madonna e Santi (Berlino, Musei di Stato), assai vicina al gusto miniaturistico e pittorico lombardo legato in particolare, a Michelino da Besozzo.
    Dal 1405 circa fu a Venezia, dove risultava iscritto alla Scuola dei Mercanti. Per la chiesa di Santa Sofia dipinse una tavola, perduta. Probabilmente nella sua bottega lavorò Jacopo Bellini. Nel 1408-1409 gli venne commissionata la decorazione murale della Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale, per la quale eseguì l'affresco con la Battaglia tra Ottone III e i Veneziani, andata perduta come il resto degli affreschi (per via del clima veneziano, che tende a sciupare velocemente gli affreschi, sostituiti nel secolo successivo dalla pittura su tela).
    Nel Polittico di Valle Romita, del 1410 ca (Milano, Pinacoteca di Brera), mostrò di cogliere anche elementi figurativi senesi, attraverso Taddeo di Bartolo, nel rito lineare più armonioso e nel colore più raffinato.
    A Perugia dipinse la Madonna col bambino e angeli (Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria); si trasferì poi a Venezia, dove per la prima volta è menzionato nel 1408. Ivi dipinse un affresco per la Sala del Maggior consiglio in Palazzo Ducale, andato perduto.
    Nel 1914 eseguì affreschi nell'antico Broletto di Brescia, anche questi perduti.
    Durante il soggirono fiorentino a partire dal 1422, Gentile dipinse l'opera sua più celebra: L'Adorazione dei Magi (Firenze, Uffizi), nella quale confluiscono tutti gli elementi della sua formazione. Il corteo, che si snoda lungo tutto il dipinto, dà l'estro al pittore di animare la scena con una quantità di episodi minori, nei quali spicca il suo interesse per il frammento di realtà, vivificato da un colorismo luminoso e smagliante, da un modellato morbido e plasmato nella luce e da un ritmo lineare rapido e duttile. L'aspetto, tuttavia, più interessante di quest'opera consiste nel mirabile accordo tra descrizione minuta e attenta della realtà ed evocazione di un clima favoloso e fantastico, quanto mai lontano dal mondo masaccesco dal quale Gentile rimase colpito sena penetrarne la sostanza.
    A Firenze verso il 1423, dovette dipingere anche altre opere, tra cui una Incoronazione della Vergine (Parigi, Raccolta Heugel), prima di recarsi più volte a Siena, dove riprese il contatto con i pittori locali. Nel 1425 di nuovo a Firenze, sottoscrisse il polittico eseguito per la famiglia Quaratesi (oggi smembrato e diviso tra le Gallerie di Firenze, di Londra e del Vaticano e di Washington), permeato di cultura fiorentina con riferimenti a Masolino e al Ghiberti. Documentano inoltre questo momento particolare due opere: l' Annunciazione (Roma, Pinacoteca Vaticana) e la Madonna col Bambino(New Heaven, Museo). Dopo brevi soggiorni ancora a Siena e a Orvieto (affresco nel duomo raffigurante la Madonna col Bambino) si trasferì definitivamente a roma a servizio del Papa Martino V. Ivi eseguì affreschi in San Giovanni Laterano con Storie del Battista, non terminati per la morte improvvisa: un dipinto raffigurante il Papa Martino V fra dieci cardinali, un affresco in Santa Maria Nuova, opere tutte andate perdute -eccetto la Madonna col Bambino e due angeli (1426-1427, Velletri- unico documento della sua attività romana e matura espressione di un sereno equilibrio tra la più intensa umanizzazione dei volti e le raffinatezze miniaturistiche nelle figure degli angeli. Se da una parte Gentile firmò attraverso la sua arte, in sintesi nuova, componenti culturali diverse e talvolta addirittura antitetiche, dall'altra offrì più di un suggerimento al nuovo linguaggio formale di Pisanello, di Iacopo Bellini del Giamboni e di Jacobello del Fiore.
    Nell'ottobre 1427 Gentile veniva ricordato come già morto. Venne sepolto nella chiesa di Santa Maria Nova, odierna Santa Francesca Romana; la sua tomba è anch'essa scomparsa.

    La Rousse Arte

    GentileFabriano

    Gentile da Fabriano (Vite - Vasari)



    Edited by @Ambra@ - 2/4/2012, 15:42
     
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    Gentile da Fabriano Madonna con il Bambino, i santi Niccolò e Caterina, e un donatore

    1395-1400 - Tempera e oro su tavola - 131x113 cm - Berlino, Gemäldegalerie



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    L'opera, la più antica grande opera attribuita a Gentile, venne dipinta probabilmente per la chiesa di Santa Caterina in Castelvecchio a Fabriano, presso il cui convento visse il padre del pittore dal 1385, dopo che era rimasto vedovo. Al nome della chiesa alluderebbe la presenza di santa Caterina d'Alessandria a destra, individuabile dalla sola palma del martirio in mano, senza il tradizionale attributo della ruota dentata. Il donatore inginocchiato è stato riconosciuto come un mercante, forse Ambrogio di Bonaventura (m. tra il 1395 e il 1408), il cui marchio dorato (un cerchio attraversato da raggi e sormontato da una croce) si riconoscerebbe ai suoi piedi.

    La scena mostra la Madonna col Bambino in trono, che guarda verso lo spettatore, affiancata dai due santi, Nicola di Bari e Caterina, e dal donatore inginocchiato in basso, di proporzioni più piccole, secondo la tradizione medievale, ma comunque considerevoli. La sua figura è di profilo e rigidamente immota, con una buona resa della fisionomia individuale nel ritratto.

    Maria poggia i piedi su una pedana decorata da archetti polilobati, a sua volta collocata sopra uno straordinario parto fiorito, con le specie vegetali indagate con grande cura, tra cui spiccano due alti gigli bianchi, tipico fiore offerto a Maria, simbolo della sua purezza. Tale caratteristica deriva dalla tradizione del gotico internazionale lombardo, nella cui area di influenza, verosimilmente a Pavia, Gentile abbe la sua formazione. Due alberelli incorniciano la Vergine e scandiscono il ritmo della pala tra figure centrali e laterali, richiamando lo schema tradizionale del polittico. Nelle fronde si trovano serafini brulicanti che suonano, un omaggio esplicito alle miniature di Giovannino de' Grassi e alla rinomata officina miniaturistica pavese nota come Ouvrage de Lombardie.

    Alcuni stilemi rimandano inequivocabilmente alla tradizione tardogotica, come il ritmico cadere delle pieghe dei panneggi in linee sinuose, mentre altre rimandano a un rinnovato naturalismo, come la figura esile e atteggiata con scioltezza del Bambino, benedicente verso il committente e con un braccio che va a cercare il collo della madre. Il suo corpicino è avvolto da Maria in un pano foderato di pelliccia, morbida e calda, resa grazie a uno stratagemma pittorico di sfumature ovattate e delicatissime che è tipico del pittore. La stessa resa materica si ritrova anche nel vestito di Caterina, abbigliata con lo sfarzo di una principessa dell'epoca. Un altro chiaro indizio della paternità gentilesca è il gesto della mano in scorcio di san Nicola, che sembra uscire dal dipinto, secondo un procedimento illusionistico che venne messo a punto meglio in opere successive, come la Pala Strozzi. Altre caratteristiche tipiche sono la fisionomia di Maria, con gli occhi grandi come nella Madonna col Bambino in gloria tra i santi Francesco e Chiara, o l'attenzione alla riproduzione di gioielli, come le spille che reggono i manti della Vergine e di Nicola.

    Edited by Albrecht - 18/9/2012, 15:33
     
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    Gentile da Fabriano Polittico di Val Romita

    1400 ca. - Colore su tavola - 280 x 250 cm - Milano, Pinacoteca di Brera



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    Il Polittico di Val Romita (Val Romita è una località presso Fabriano), conservato oggi nella Pinacoteca di Brera a Milano, è il capolavoro della giovinezza di Gentile da Fabriano è datato 1400 ca. e risale sicuramente al periodo veneziano.
    Il Polittico è giunto smembrato e mancante della Crocifissione che doveva trovarsi in alto, sopra la scena dell’Incoronazione.
    Escluso quello mancante, esso comprende nove pannelli, il maggiore dei quali al centro, con la scena dell’Incoronazione della Vergine con il Padre Eterno ed Angeli musicanti, negli altri ai lati, disposti in due ordini. In basso da sinistra compaiono S. Girolamo, S. Francesco, S. Domenico e S. Maria Maddalena. Sopra, nelle cuspidi, si riconoscono S. Giovanni Battista in preghiera nel deserto, S. Pietro martire nel momento del sacrificio, S. Tommaso d’Aquino intento alla lettura, S. Francesco mentre riceve le stimmate.

    Dal punto di vista iconografico, l’opera, ricca d’influenze fabrianesi, lombarde ed umbre, è poco omogenea: la parte centrale con l’Incoronazione ed i quattro Santi in basso hanno carattere contemplativo, religioso, devozionale, con chiaro riferimento alla dimensione metafisica e protettiva dell’Eterno.
    Gli altri Santi sopra, invece, sono raffigurati diversamente, non in una prospettiva mistica, ma in una realtà concreta, che ben li individua e li caratterizza: il Battista è in preghiera, San Pietro subisce il martirio, San Tommaso, in quanto dotto filosofo, è dedito alla lettura, San Francesco vive il miracolo delle stimmate.
    Tuttavia questi fatti hanno perduto la loro terrestrità ed hanno acquistato una dimensione atemporale, diventando quasi una meditazione interiore. Pertanto l’opera ha una sua unità iconografica ed una sua organicità comunicativa. Anche qui, come altrove, dominano l’eleganza, l’oro, i colori accesi. Ne deriva una raffinatezza unica, che non è comprensibile “in toto” a causa dello smembramento del Polittico, già avvenuto quando nel 1811 esso fu portato al Museo di Brera di Milano.

    Edited by Albrecht - 18/9/2012, 15:34
     
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    Gentile da Fabriano Madonna in trono con bambino e angeli musicanti

    1405-1410 - Tempera su tavola - 115x64 cm - Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria



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    La tavola è di forma cuspidata, anche se il curioso coronamento a bulbo è frutto di un riadattamento nei secolo XVII-XVIII delle forme originarie, che è stato reintegrato dai recenti restauri. La Madonna, elegantemente abbigliata con un manto dove sono evidenziate le pieghe cadenzate ed eleganti del gotico internazionale, è seduta su un trono composto in prospettiva intuitiva dove, tra gli archetti gotici, spuntano fitte fronde di arbusto. Il Bambino è seduto sulle sue ginocchia e guarda sorridente lo spettatore mentre tiene in mano una melagrana, simbolo di fertilità e di regalità. Le mani affusolate della Vergine fanno per prendere il frutto ed abbracciano con compostezza il Bambino sulla sinistra. Ai piedi della Madonna si trova un coro di piccolissimi angeli (anche in questo caso un elemento medievale arcaizzante, per via delle proporzioni gerarchiche), che stanno cantando un inno leggendo da un rotolo dove si trova la notazione musicale. Il loro stato di conservazione è pessimo, infatti su gran parte delle loro vesti il pigmento originale è perduto. Il fondo è l'astratto oro, mentre la base è composta, come nel polittico di Valleromita, da un prato fiorito dove sono rappresentate con precisione varie pianticelle fiorite. L'opera è un esempio di stile gotico internazionale ed anche ammettendo una datazione più tarda, avvicinabile agli influssi rinascimentali di Firenze, mostra un certo schematismo che è ancora lontano dal modo di pensare di Masaccio e i suoi seguaci. Per esempio la Madonna ha un volto convenzionalmente aristocratico, non ispirato a una reale fisionomia, e le ombre, anche se la testa è girata verso il basso, sono stese nella solita maniera che illumina la canna del naso, la guancia, la parte sopra le sopracciglia, il mento. Anche l'espressione è convenzionale e predomina un senso di irrealtà fiabesca, dove la reale consistenza è annullata. Notevole è la tecnica di Gentile, che crea un complesso sovrapporsi di strati di colore, con risultati di estrema dolcezza.


    Edited by Albrecht - 30/4/2012, 13:46
     
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    Gentile da Fabriano Adorazione dei Magi

    1423 - Tempera, oro e argento su tavola - 203x282 cm - Firenze, Galleria degli Uffizi



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    Capolavoro firmato del periodo fiorentino (1423) ed unica opera giunta intatta fino a noi, fu ordinato a Gentile da Fabriano dall’uomo più ricco di Firenze, Palla Strozzi, per la propria Cappella in Santa Trinità a Firenze ed è ora esposto alla Galleria degli Uffizi.
    Questo favoloso “assemblaggio”, tipico del gusto cortese dell’epoca, fondendo realtà e fantasia, sacro e profano, rispecchia un mondo che si andava ormai dissolvendo.
    Sullo sfondo domina una lunga sfilata di uomini e cavalli fra monti, valli e castelli; in primo piano la visione scenografica si fa sempre più lussuosa e culmina nell’omaggio reso al Bambino Gesù dai Magi.
    E’ la rappresentazione di un mondo ricco ed elegante, fatto di annotazioni esotiche, ben spiegabile se si pensa ai gusti aristocratici del ricchissimo committente.In questa realtà dorata e preziosa si affollano uomini e cavalli, tutti completamente indifferenti dinanzi al Sacro Evento e protesi solo a fare bella mostra di sé.
    Dominano la preziosità delle vesti, l’eleganza dei gesti, la cura minuziosa dei dettagli. Manca qualsiasi forma di partecipazione al significato profondo e all’implicazione teologica che la scena dovrebbe avere per la Cristianità. Contrasta con l’oro e lo splendore di questa scena la predella sottostante, divisa in tre episodi: la Natività, la Fuga in Egitto, la Presentazione al Tempio. Qui la rappresentazione è silente e solitaria; scompare ogni forma di ostentazione e dominano gli eventi. Basti scorgere la dimensione quasi “metafisica” del notturno della Natività, immersa nel mistero; o ancora l’atmosfera di attesa della Fuga in Egitto, ove un clima rassegnato e dolente ha preso il sopravvento sull’indifferenza totale della scena sovrastante.
    Ultimo elemento da notare in questo capolavoro è la decorazione “floreale” dei pilastri traforati che delimitano lateralmente l’opera; è un accostamento di fiori, frutta ed erbe che trasformano Gentile da Fabriano in una specie di anticipatore di un genere pittorico successivo: la natura morta.

    Edited by Albrecht - 18/9/2012, 15:36
     
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    Gentile da Fabriano Incoronazione della Vergine

    1420 ca. - Tempera e oro su tavola - 87,5x74 cm - Los Angeles, Getty Center



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    L'Incoronazione della Vergine è un dipinto a tempera e oro su tavola (87,5x64 cm) di Gentile da Fabriano, databile al 1420 circa e conservato nel Getty Center a Los Angeles. L'opera era il lato frontale di uno stendardo processionale, sul cui verso si trovava la scena delle Stimmate di san Francesco, oggi alla Fondazione Magnani-Rocca presso Parma.
    Lo stendardo venne dipinto per una confraternita domiciliata presso il convento di San Francesco a Fabriano, città natale del pittore in cui aveva fatto ritorno da Brescia, dopo i successi veneziani, nella primavera del 1420, ma solo per pochi mesi: ad agosto egli risultava già a Firenze.
    Probabilmente fece da intermediario tra i confratelli e il pittore Ambrogio de' Bizochis, cugino del cognato Egidio, che aveva infatti sposato la sorella di Gentile.
    La scena ha una composizione abbastanza tradizionale, con Gesù che ha posto la corona sulla testa di Maria, dolcemente inclinata con le mani incrociate al petto in segno di umiltà e remissione. In alto vola la colomba dello Spirito Santo e ai lati fanno da quinta minore due file di piccoli angeli che srotolano spartiti con inni mariani: a sinistra si legge "Timete Dominum et date Illi Hono[rem]"; in quello di destra "Dignus est Agnus qui O[ccisus est]".
    Quello che sorprende nella tavola è la straordinaria ricchezza dei motivi tessili ricchi d'oro, che si accavallano formando un intricato effetto ipnotico e abbagliante. Al manto di Maria, a sfondo blu e decorato da girandole e corone, si contrappone il drappo che copre il seggio e il pavimento, con motivi vegetali su sfondo verde; la veste di Cristo è completamente dorata con fogliette arganizzate su stelle a base pentagonale, mentre il suo manto, rosso scuro, presenta dei grossi fiori con foglie ripetuti; completano l'insieme le vesti angeliche, a sfondo bianco con altri motivi vegetali, e i ricchi bordi dorati, su cui si trovano vere e proprie iscrizioni incise nell'oro: in quello di Maria si legge infatti "Ave Maria G[ratia] Plen[a] Dominus Tecum Be[nedicta]".
    Straordinari sono poi gli effetti a rilievo ottenuti con la pastiglia in gesso: la corona di Maria, che sembra un vero, sfarzoso gioiello, e la spilla che le regge il manto. Non meno lavorato è l'oro dello sfondo, con raggi dorati incisi, su cui si stagliano le aureole finemente decorate. In quella di Gesù si può leggere in complessi caratteri gotici "Yesus Christus Fil[ius Dei]".
    Appare chiaro come Gentile usasse, se richiesto, lo stesso sfarzo tanto nelle commissioni "provinciali" quanto in quelle per i grandi centri. La decorazione sovrabbondante crea in questo caso un inevitabile appiattimento dei volumi, che quasi annulla il senso di spazio nella rappresentazione, rifulgendo in astratti motivi che richiamano la più ricca tradizione veneziano-bizantina.


    Edited by Albrecht - 30/4/2012, 13:53
     
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    Gentile da Fabriano Annunciazione

    1423-1425 ca. - Tempera e oro su tavola - 41x49 cm - Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana


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    L'opera viene in genere datata al periodo fiorentino dell'artista, poiché copia l'impostazione della venerata Annunciazione nel Santuario della Santissima Annunziata, che la tradizione locale voleva dipinta da un angelo.
    Del dipinto esiste una seconda versione, assegnata alla bottega di Gentile, in una collezione privata.
    L'angelo arriva nella camera di Maria passando la porta ad arco che conduce al giardino (l'hortus conclusus), dove si intravede qualche alberello e Dio Padre imberbe, in un nimbo di serafini, che attraverso un rosoncino aperto nella parete invia un raggio di pulviscolo dorato che porta la colomba dello Spirito Santo fino al ventre di Maria, seduta placidamente.
    Il fondale è articolato su più piani consecutivi: il primo piano con l'esotico tappeto del Caucaso, il piano della panca su cui Maria ha appoggiato il libro, la parete posteriore della stanza e l'alcova. La precisa descrizione della stanza ricorda alcune scenette della predella del Polittico Quaratesi, in particolare l'alcova del San Nicola che dona tre palle d'oro alle fanciulle povere. Numerosi sono i dettagli curati che fanno divergere l'attenzione dal soggetto principale, ricompensando un'accurata analisi: il merletto della grondaia, la bifora, la trifora e il secondo rosoncino sulle pareti che sembrano di trina, gli intarsi traforati del pancale, la tenda dischiusa ricamata.


    Edited by Albrecht - 30/4/2012, 13:53
     
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    Gentile da Fabriano Madonna col Bambino e due angeli

    1940 ca - Tempera su tavola - 61x46 cm - Tusla, Oklahoma, Philbrook Art Center (Kress)


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    Si ipotizza che in origine la tavola in esame si trovasse a Venezia e quindi a Belluno. Fonti certe indicano che venne venduta a Samuel Kress, dal quale passò Philbrook Art Center (Kress).
    Per quanto riguarda la cronologia, un aiuto proviene dai calligrafismi sul manto e sullo sfondo che indicano una verosimile collocazione nel tardo primo decennio del Quattrocento, appartenente al primo periodo del soggiorno a Venezia, quando cioè l'artista viene influenzato dalla meravigliosa immobilità della pittura lagunare.
    La persuasiva collocazione dell'opera nel periodo giovanile di Gentile fu avanzata dal Longhi ("CA" 1940).
    Lo stato di conservazione della stesura pittorica è molto compromesso, assai abrasa ed impropriamente ridipinta in vaste zone. Indubbiamente completamente rifatto risulta la figura del Bambino, di cui nulla è rimasto della gentilezza originaria che si nota nelle altre "Madonne col Bambino" realizzate dall'artista e che presenta l'aspetto di un fanciullo con assenza di movimento.

    Edited by Albrecht - 30/4/2012, 13:54
     
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    Gentile da Fabriano Stimmate di San Francesco

    1420 ca - Tempera e oro su tavola - 87x64 cm - Mamiamo di Traversetolo, Fondazione Magnani-Rocca


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    Le Stimmate di san Francesco è un dipinto a tempera e oro su tavola (87x64 cm) di Gentile da Fabriano, databile al 1420 circa e conservato nella Fondazione Magnani-Rocca di Mamiamo di Traversetolo (Parma). L'opera era il lato posteriore di uno stendardo processionale, sul cui recto si trovava la scena dell'Incoronazione della Vergine, oggi al Getty Center di Los Angeles.
    Lo stendardo venne dipinto per una confraternita domiciliata presso il convento di San Francesco a Fabriano, città natale del pittore in cui aveva fatto ritorno da Brescia, dopo i successi veneziani, nella primavera del 1420, ma solo per pochi mesi: ad agosto egli risultava già a Firenze.
    Probabilmente fece da intermediario tra i confratelli e il pittore Ambrogio de' Bizochis, cugino del cognato Egidio, che aveva infatti sposato la sorella di Gentile.
    La scena ha una composizione abbastanza tradizionale, derivata da moduli giotteschi. Francesco, in primo piano a sinistra, distende le braccia verso il crocifisso apparso in cielo tra serafini e dalle ferite della Passione partono raggi che vanno a creare le stimmate del santo. La scena è ambientata sullo sfondo di una roccia ispida punteggiata da alberi e arbusti, mentre a destra si vede fra Leone, fedele compagno di Francesco, che, sdraiato, si copre gli occhi con una mano per pararsi dall'apparizione sfolgorante di Cristo, mentre più indietro si vede una chiesetta che simboleggia il santuario della Verna.
    Il fascino dell'opera risiede soprattutto nella luce intensa, che invade la scena ed ha un valore innaniztutto mistico, oltre che di scelta stilistica. La fonte luminosa è dietro al crocifisso e sembra sprigionarsi dal fondo oro, screziando il paesaggio, facendo brillare il fogliame e i fili d'erba, nonché le ghiande delle quercie, rappresentate con viva naturalezza.
    Queste ricerche luministiche, ben visibili anche nelle pieghe del saio di san Francesco, dalla massa così scultorea, divennero da quegli anni una delle caratteristiche più marcate dello stile maturo dell'artista, culminante nelle opere del periodo fiorentino.
    Nel nimbo di Francesco si trova l'iscrizione del nome "Franciscus".


    Edited by Albrecht - 30/4/2012, 13:54
     
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    Gentile da Fabriano Madonna dell'Umiltà

    1420-143 - Tempera su tavola - 56x41 cm - Pisa, Museo Nazionale di San Matteo


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    L'opera proviene dalla pisana Pia Casa della Misericordia, dove venne prelevata nel XIX secolo per essere musealizzata. Non sono chiare le circostanze della commissione della tavoletta, che per le sue dimensioni doveva essere destinata alla devozione privata. Forse potrebbe essere stata richiesta da Alemanno Adimari, cardinale di origine fiorentina e arcivescovo di Pisa, che si fece decorare il sepolcro nella chiesa romana di Santa Maria Nova proprio da Gentile in quegli anni (opera perduta citata da Vasari). La Madonna dell'Umiltà, cioè seduta in terra su un cuscino, era un tema molto caro alla pittura del primo XV secolo. Maria è raffigurata in adorazione del figlio che tiene sulle ginocchia, su un preziosissimo drappo dorato, finemente decorato. Corrispondenze stilistiche e tecniche, come la raffinata lavorazione dell'oro nello sfondo e nei tessuti, rimanda al periodo fiorentino dell'artista, pienamente confrontabile con la Pala Strozzi (1423). Sul tema l'artista si era già cimentato almeno in una tavola al Getty Museum di Los Angeles databile al 1420-1421 circa, dove però la Vergine è pienamente frontale. Nella tavola di Pisa invece Maria è disposta quasi di profilo ed emana una maggiore intimità e un più forte raccoglimento nel gruppo sacro. Il Bambino sembra quasi sorridere alla madre ed ha un gesto fanciullesco di afferrarle l'orlo dorato del vestino mentre sgambetta. Tipico dell'artista è il trattamento morbidissimo degli incarnati. La sontuosità dell'oro, mischiato a lacche rosse, fa passare in secondo piano gli accenni alla profondità del cuscino e della tenda di sfondo. Lungo il bordo del manto della Vergine corre l'iscrizione "AVE M[A]T[ER] DIEGNA [D]EI". Sull'orlo del panno dov'è disteso Gesù compaiono invece caratteri arabi, che sono stati letti come il versetto del Corano che recita "Non c'è altro Dio al di fuori di Allah" (?? ??? ??? ???? L? il?ha illa All?h). La presenza di una tale iscrizione non è stata chiarita, forse si tratta di una copia da un testo senza saperne il significato, per dare un tocco di esotismo alla rappresentazione.


    Edited by Albrecht - 30/4/2012, 13:55
     
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    Gentile da Fabriano Presentazione al Tempio

    1423 - tempera su tavola - 34x25 cm - Parigi, Louvre


    Presentazione_al_Tempio_%28Gentile_da_Fabriano%29_restored%2C_louvre



    Lo scomparto della Presentazione concludeva le storie dell'infanzia di Cristo della predella, accanto alla Natività ed alla Fuga in Egitto. La scena si può dividere in tre parti. Al centro si trova il tempio di Gerusalemme, raffigurato come un elaborato complesso a pianta centrale aperto sul davanti, tramite un loggiato a tre arcate, in modo da mostrare la scena che sta avvenendo all'interno, cioè la presentazione di Gesù alla presenza di Maria, Giuseppe, la Profetessa Anna, Simeone il Giusto e un astante vestito di rosso, forse il sommo sacerdote, oltre a una figura seminascosta dietro l'aureola della Vergine. Vivace è il Bambino, che sembra volersi divincolare dalla presa di Simeone, secondo uno studio dal vero che si riscontra anche in altre opere della maturità dell'artista.
    Molto articolata è la costruzione architettonica, con il disegno delle volte in prospettiva intuitiva che ricorda le profonde scene della pittura gotica della seconda metà del XIV secolo.
    A destra e a sinistra si trova la rappresentazione di una città ideale, con palazzi, chiese e loggiati costruiti con attenzione minuziosa ai dettagli, come i balconcini, le scale, il ritmo delle volte, ecc. Si tratta di una pura quinta architettonica, sottodimensionata rispetto ai personaggi antistanti. A sinistra assistono alla scena nel tempio due nobildonne, una delle quali, quella sinistra, è abbigliata in maniera particolarmente sontuosa: essa indossa la giornea, tipico abito delle classi più agiate, e in testa porta la "ghirlanda", un copricapo a forma di anello con fiori e rametti intrecciati a un prezioso panno dorato. Esse hanno una postura altera e composta, secondo la raffigurazione tipica della classe signorile.
    A destra invece fanno da contraltare le figure di due mendicanti, abbigliati di miseri stracci e pateticamente curvi per la loro indigenza. L'accostamento tra figure grottesche e figure idealizzate è tipico dell'arte tardo gotica, con personaggi formalizzati, privi di connotazioni psicologiche specifiche. Questa antitesi può anche essere letta come una sorta di compiacimento aristocratico nel confronto tra il patinato mondo delle corti e il suo opposto umile e miserevole del popolino.


    Edited by Albrecht - 30/4/2012, 13:55
     
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  12. @Ambra@
     
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    Polittico Quaratesi - 1425 - Tempera su tavola
    Varie città, smembrato fra più musei


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    Il Polittico Quaratesi venne dipinto da Gentile da Fabriano nel 1425 a Firenze per la cappella della famiglia Quaratesi nella chiesa di San Niccolò Oltrarno. Smembrato in più musei, è l'opera più importante del soggiorno fiorentino dell'artista dopo la Pala Strozzi.

    L'opera è caratterizzata da colori chiari e brillanti e da una profusione di ori e dettagli preziosi che avevano reso celebre lo stile opulento di Gentile. All'altissima qualità degli ornati (soprattutto i ricchi drappi, tappeti e tessuti) corrisponde una grazia carezzevole dei personaggi.
    I pannelli sono inoltre caratterizzati da una maggiore sintesi nell'accostamento dei personaggi, che appaiono più monumentali e isolati rispetto all'Adorazione dei Magi. In ciò è stata letta un'influenza del rinnovamento pittorico fiorentino che avviava proprio in quegli anni e che aveva Masaccio come principale esponente. A differenza di altre opere precedenti di Gentile infatti, qui la percezione dello spazio non è annullata dalle decorazioni, anzi resta misurabile, come nel trono della Vergine, con i gradini che procedono dal primo piano in profondità. Nei pannelli dei santi si dispiega una magnifica resa dei dettagli, con punte di virtuosismo nella fascia del piviale di san Nicola, titolare della chiesa effigiato in posizione frontale subito a sinistra della Madonna, dove si trovano entro le falde modulate sette quadri dentro il quadro con Storie dell'infanzia di Cristo: Natività, Adorazione dei Magi, Fuga in Egitto, Strage degli Innocenti, Presentazione al Tempio e Battesimo.

    Finissima è la tecnica, che rende la morbidezza degli incarnati e la consistenza materica dei tessuti con pennellate finissime, arrivando fino al più curato pointillisme nella ghiaia delle viuzze delle Storie o nella mitria del santo. Gli altri santi erano ruotati con diverse gradazioni, che creavano una sorta di consesso semicircolare attorno alla Vergine. Per esempio la Maddalena, all'estremità sinistra, è quasi di profilo. Quest'ultima santa si può confrontare con quella del Polittico di Valleromita, di circa vent'anni prima, per comprendere quanto lo stile di Gentile si sia nel frattempo evoluto verso una maggiore compostezza e solidità, rinunciando alle onde più eteree degli orli ed alle pose astratte: se nel polittico di Valleromita essa teneva il calice con la sola punta delle dita, qui lo afferra saldamente con i palmi.

    I cinque scomparti della predella, conservati nella Pinacoteca Vaticana e alla National Gallery of Art, mostrano le storie di san Nicola di Bari. La predella risultava separata dal polittico già alla fine del XVIII secolo, quando confluirono verso Roma, mentre il quinto venne messo più tardi all'asta, finendo a Pistoia (famiglie Puccini, poi Tucci e Spada) e poi venendo immesso sul mercato antiquario nel 1928, finendo nella collezione Kress e da qui a Washington. Quasi tutti gli scomparti della predella sono ridipinti in alto per nascondere la forma originale, dove in alto c'era una teoria di archetti.

    Miracolo di San Nicola dal Polittico Quaratesi - 1425 - Pinacoteca Vaticana
    Olio su pannello - 30 x 62 cm


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    La scena centrale doveva essere quella del miracolo di San Nicola che salva una nave dalla tempesta, che è l'unica ad aver mantenuto la forma originale con le tracce degli archetti (dopo il restauro). La leggenda a cui si riferisce è quella di una nave colta da una tempesta in mezzo al mare, che viene salvata dall'apparizione provvidenziale del santo. Lo stesso soggetto era stato dipinto da Gentile in larga scala nel palazzo Ducale di Venezia, che tanto aveva impressionato Bartolomeo Facio per la sua terribilità. In questa piccola scena in realtà gli unici dettagli sull'atmosfera sono le vele strappate dal vento, per il resto sia il mare che il cielo appaiono calmi. Più concitati sono gli uomini sulla nave, che sono presi dall'agitazione e cercano di alleggerire la nave scaricando la stiva in mare o pregando il santo. Anche in questo caso grande è l'attenzione ai dettagli reali, dalle funi alle scalette, dall'ancora alla scialuppa, fino al ballatoio sull'albero maestro con la sua bandierina. Inoltre il pittore vi inserì elementi fantastici di pura poesia, come la sirena, la stella marina o l'ombra di alcuni pesci.
     
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  13. @Ambra@
     
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    Madonna Davis, 1410 circa - Metropolitan Museum, New York
    Tempera e oro su tavola - 85,7 × 50,8 cm

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    L'opera proviene dal mercato antiquario ed è una variante della Madonna in trono col Bambino e angeli musicanti oggi a Perugia, per questo datata a un periodo immediatamente successivo. Acquistata da Theodore M. Davis agli inizi del Novecento a Firenze, venne donata al museo col suo lascito nel 1915.
    Maria è seduta su un esile trono traforato di archetti e decorazioni gotiche, che ricordano la tradizione veneziana (sia architettonica che di oreficeria), dai quali spuntano fitte fronde di arbusti. Essa guarda verso destra, mentre il Bambino benedice a sinistra, facendo pensare che fossero un tempo presenti anche degli scomparti laterali. Un'aggiunta rispetto al prototipo sono gli angeli musicanti ai lati del trono, mentre sono perdute le possibile incisioni sulla foglia oro, che nella tavoletta perugina raggiungono vertici di estrema raffinatezza.
     
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  14. @Ambra@
     
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    Gentile da Fabriano - Loggia di Romolo e Remo, 1411-1412
    Foligno, Palazzo Trinci

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13 replies since 14/2/2012, 16:39   4537 views
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