Duccio di Buoninsegna - Vita e Opere

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. @Ambra@
     
    .

    User deleted


    DUCCIO di BUONINSEGNA


    Duccio di Boninsegna (Siena 1250 - 1318 ca) è stato un pittore italiano.
    Molti problemi riguardanti la formazione e l'attività di questo primo grande artista della scuola pittorica senese sono ancora insoluti. La maggior parte dei documenti superstiti riguardano infatti, multe inflittegli, una delle quali forse per pratiche di stregoneria. Delle opere invece una sola è sicuramente documentata: la Maestà. La sua prima formazione dovette svolgersi in patria nell'ambito di Guido da Siena; qui con molta probabilità a Firenze, o forse ancora a Siena., ma a contatto con Cimabue. In questo momento su un primitivo sostato bizantineggiante, si inserirono nuovi interessi linearistici di derivazione gotico-francese. Se, quasi come ormai tutti i critici ritengono, la Madonna Rucellai (Firenze, Uffizi) per secoli attribuita a Cimabue, è da identificarsi con la tavola commissionata a Duccio dalla confraternita dei laudesi di Santa Maria Novella a Firenze nel 1285, essa sarebbe la prima opera a noi giunta all'artista, alla quale si può forse premettere un polittico assai rovinato (Siena, pinacoteca). Accanto a queste opere altre sono state raggruppate: Madonna (Berna, Museo), Madonna (Bruxelles, Collezione Stoclet); Madonna (Perugia, Galleria dell'Umbria); Madonna dei Francescani(Siena, Pinacoteca), quest'ultima particolarmente notevole per l'eleganza dei colori e della composizione e per lo spiccato movimento spirituale dei personaggi, dovuto forse alla conoscenza delle opere senesi di Giovanni Pisano. Altra opera comunemente attribuita a Duccio è la vetrata dell'occhio dell'abside del duomo di Siena, eseguita nel 1288, con il Seppellimento, l'Assunzione e l'Incoronazione della Vergine, primo capolavoro dell'arte vetraria italiana.
    La fama dell'artista in Siena fu assai grande, come dimostrano i vari incarichi ufficiali ricevuti, fra i quali importantissima la commissione della tavola della Maestà per l'altar maggiore del duomo, eseguita fra il 108 e il 1311, e portata in trionfo alla cattedrale dal popolo senese in festa. La pittura copriva le due facce della tavola, oggi separate (Siena, Museo dell'Opera del Duomo); sull'una è raffigurata la Madonna in trono fra teorie di angeli e santi, composizione ancora legata al gusto ieratico bizantino, sulla faccia posteriore sono rappresentate in ventisei riquadri Storie della passione di cristo, che rispettano la tradizione iconografica bizantina, ma la ravvivano di un nuovo senso di drammaticità; notevolissime come la sensibilità paesistica e la qualità del colore. Parti minori della faccia posteriore del polittico sono andate o perdute o disperse in vari musei.

    La Rousse Arte



    Edited by @Ambra@ - 2/4/2012, 15:32
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Group
    Amministratore
    Posts
    5,448
    Location
    Riviera della Palme

    Status

    Duccio di Buoninsegna Madonna di Crevole

    1283-1284 - Tempera su tavola - 89x60 cm - Siena, Museo dell'opera del Duomo



    In quest'opera sono evidenti i modelli della sua formazione: il panneggio schematico e l'uso dell'oro provenienti dalla pittura bizantina, elementi derivanti dalla miniatura gotica e motivi iconografici tipicamente bizantini. Nello stesso periodo mentre Cimabue e i suoi seguaci cercano di rappresentare lo spazio tridimensionalemente e volumetricamente, Duccio cerca di focalizzare la sua attenzione sull'eleganza delle forme e delle linee e sull'armonia dei colori.

    Edited by Albrecht - 30/4/2012, 19:23
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Group
    Amministratore
    Posts
    5,448
    Location
    Riviera della Palme

    Status

    Duccio di Buoninsegna Madonna Rucellai

    1285 - Tempera e oro su tavola - 450x290 cm - Firenze, Uffizi




    La pala è la più grande del '200 giunta fino a noi. Deve il suo nome alla Cappella Rucellai della chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, dove rimase dal 1591 al 1937. Fu commissionata a Duccio dalla Compagnia dei Laudesi. Un grande riconoscimento per un pittore ancora giovane. E per di più senese…
    Per molti secoli fu ritenuta opera di Cimabue (Cenni di Pepo 1240/50, 1302 ca.), al quale già Vasari nelle Vite l'aveva attribuita. Nel 1790 fu pubblicato il documento di allogagione con il quale il 15 aprile 1285 la confraternita dei Laudesi di Santa Maria Novella commissionava a Duccio di Buoninsegna la realizzazione di una magna tabula per celebrare la Vergine Maria. Solo nel 1889 Wickhoff riconobbe nella magna tabula lì menzionata la cosiddetta Madonna Rucellai, attualmente agli Uffizi, riconducendola a Duccio; tuttavia le opinioni rimasero discordi ancora per molti anni.
    La pala rappresenta la Madonna in trono con il Bambino e sei angeli inginocchiati; nei clipei della cornice sono dipinte figure di profeti e santi a mezzo busto. E' facile comprendere che l'opera sia stata riferita a Cimabue, essa riflette il momento di massima influenza di Cimabue su Duccio e presenta "rapporti puntuali" (Chelazzi Dini) con la Maestà del Louvre (già nella chiesa di San Francesco a Pisa), realizzata da Cimabue negli anni 1270-75.
    In entrambi i dipinti la Madonna, seduta su un trono posto in tralice, ha sulle ginocchia il piccolo Gesù benedicente; la rappresentazione di Maria è in linea con i canoni bizantini, ha il manto blu (le cui pieghe tuttavia non sono accentuate da lumeggiature dorate, come spesso nelle opere coeve), la testa cupoliforme, la classica forcella scura all'attaccatura del naso, le occhiaie accentuate.
    Su un impianto compositivo strettamente bizantino, Duccio inserisce straordinarie varianti e raffinati accenti gotici che fanno di quest'opera un ideale spartiacque tra la maniera di Duccio "creato di Cimabue" (Longhi) e Duccio capostipite della scuola pittorica senese.
    Gli storici dell'arte dibattono sul modo in cui il pittore sia venuto in contatto con le novità gotiche d'oltralpe. Bellosi, senza ipotizzare necessariamente un viaggio a Parigi, ricorda la circolazione di codici miniati che giungevano a Siena attraverso la via francigena e la possibilità che Duccio abbia conosciuto il mondo gotico nella basilica superiore di Assisi, dove operavano maestri (forse di origine inglese) provenienti dai cantieri delle grandi cattedrali che sorgevano in quel momento in Francia e in Inghilterra.
    Nella Madonna Rucellai gli angeli non si dispongono in modo serrato intorno al trono, facendo massa con esso (come nell'opera di Cimabue), sono inginocchiati l'uno al di sopra dell'altro, sospesi sul fondo oro, su invisibili gradini paralleli. La composizione ne risulta più lieve e spaziosa, grazie anche ai colori chiari e luminosi che ricoprono le vesti leggere degli angeli e il camicino quasi trasparente del Bambino; tonalità delicate molto diverse dalle tinte scure di Cimabue.
    Sul manto blu della Madonna risalta il movimento sinuoso del bordo dorato di origine gotica, come gotiche sono le slanciate bifore che decorano il trono e gli eleganti ritmi lineari della composizione.
    Del tutto nuovo lo sguardo dolce di Maria, il modo più umano in cui viene rappresentato il rapporto affettivo con Gesù, senza nulla togliere alla sacralità dell'immagine. Di questi delicati accenti umani partecipano anche gli angeli, che non guardano fissamente verso lo spettatore, ma rivolgono alla Vergine occhi compassionevoli. Inizia quella trasformazione nella rappresentazione del divino che porterà Duccio nella Maestà del Duomo.

    Edited by Albrecht - 30/4/2012, 19:24
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Group
    Amministratore
    Posts
    5,448
    Location
    Riviera della Palme

    Status

    Duccio di Buoninsegna Madonna con bambino e angeli

    1305 - Tempera su tavola - 97x93 cm - Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria




    La tavola costituisce la parte centrale di un polittico composto da tre o più scomparti a piani sovrapposti, secondo uno schema consueto nell’arte senese di inizio Trecento; nelle perdute ante laterali doveva presentare figure di santi a mezzobusto. Formatosi al seguito di Cimabue ad Assisi, Duccio ne rielabora la pittura fondendola con stimoli provenienti dalla passata cultura bizantina e dalla nascente arte gotica francese. Le novità spaziali giottesche e la maggiore aderenza al reale si evidenziano nell’originale posa di tre quarti della Vergine, negli angeli affacciati sulla scena, nel modellato degli incarnati, nelle trasparenze chiaroscurali della veste di Gesù e del velo bianco.

    Edited by Albrecht - 30/4/2012, 19:25
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Group
    Amministratore
    Posts
    5,448
    Location
    Riviera della Palme

    Status

    Duccio di Buoninsegna La Maestà

    1308-1311 - Tempera su tavola - 211x426 cm - Museo dell'Opera Metropolitana del Duomo, Siena


    fronte


    retro



    Per un pittore medievale era "in maestà" una figura rappresentata frontalmente, seduta su un trono, nel pieno della propria potenza. In origine questo tipo di rappresentazione era riservata soprattutto alla raffigurazione di Cristo Re, ma nel corso del Duecento essa fu adottata più spesso per la figura della Madonna, la cui immagine seduta, col bambino in grembo, divenne in breve tempo la "Maestà" per antonomasia.
    La 'Maestà' per l'altare maggiore del Duomo di Siena, dipinta sia sulla fronte che sul retro, da sempre considerata il capolavoro di Duccio, risale agli anni della piena maturità del pittore. Ci sono pervenuti sia il contratto tra l'Opera del Duomo e il maestro (del 1308) che la notizia della fastosa processione con cui, il 9 giugno 1311, la cittadinanza di Siena accompagnò la grandiosa pala in cattedrale. Poiché tre anni sembrano un po' pochi per un'impresa di proporzioni cosí colossali è stato supposto che all'epoca del contratto il pittore fosse già all'opera da qualche tempo.
    Il primo elemento che colpisce della 'Maestà' è la sua straordinaria complessità: una tavola di più di quattro metri per lato, dipinta sia davanti che dietro, rutilante d'oro e di splendidi colori. Era chiusa in origine entro una ricca cornice dorata, irta di sette cuspidi e di pinnacoli, con un profilo frastagliato come quello dei polittici gotici, la cui perdita ha diminuito l'effetto monumentale che l'opera doveva fare sull'altare maggiore della cattedrale.
    La parte anteriore, con la figura monumentale della Madonna, accompagnata da un corteggio di angeli e santi, alla quale si rivolgono supplici i quattro protettori di Siena, era rivolta verso la navata e destinata al pubblico dei fedeli. Quella posteriore, con le piccole storiette della 'Passione di Cristo', era invece riservata alla contemplazione degli ecclesiastici.
    All'estrema solennità curiale del prospetto, con le tre file di santi disposte in perfetta simmetria ai lati della grande Madonna in trono, si contrappone, nelle storie del retro, un elegantissimo equilibrio tra naturalismo e astrazione. Ogni composizione è attentamente pensata, dall'inquadramento architettonico alla disposizione delle figure. Nelle scene con molti personaggi gli accostamenti più squisiti di zafferano e pesca, malva e verde erba, glicine e lampone si intrecciano sull'oro lucente del fondo.
    Colpisce l'attentissima resa dell'incidenza della luce, che proviene sempre da sinistra e definisce i volumi delle architetture digradando sapientemente dai punti più tersi a quelli più cupi attraverso una gamma articolata di mezze ombre. Un'attenzione alla realtà delle cose che si spiega solo con la riflessione sulle novità della pittura di Giotto.
    La 'Maestà' rimase sull'altare maggiore del Duomo fino al 1506, quando per volontà di Pandolfo Petrucci, allora signore della città, fu sostituita col grande tabernacolo di bronzo del Vecchietta (prima in Santa Maria della Scala) che sopravvisse anche al nuovo allestimento della zona del coro messa in opera da Baldassarre Peruzzi nel 1536. La tavola di Duccio fu allora appesa ad una parete del transetto sinistro dove rimase fino al 1771, quando le due facce dell'opera furono separate: quella anteriore fu posta nella cappella di Sant'Ansano, quella posteriore nella cappella di San Vittore; nella stessa occasione furono tolte e spostate in sagrestia le tavolette della predella e del coronamento, che cominciarono ben presto ad essere vendute a collezionisti e musei stranieri. Quando la 'Maestà' fu finalmente traslocata nel Museo dell'Opera del Duomo di Siena, nel 1878, mancavano ormai all'appello nove elementi della predella, due tavole del coronamento e tutte le cuspidi con figure di angeli.

    Edited by Albrecht - 30/4/2012, 19:26
     
    Top
    .
  6. @Ambra@
     
    .

    User deleted


    Duccio di Buoninsegna - Pietro rinnega Gesù e Cristo viene portato davanti al sommo sacerdote (Storie della Passione)
    Tempera su Tavola, 99 x 53,50 - Siena Museo dell'Opera del Duomo

    SIENA+EPOCA+40008

     
    Top
    .
5 replies since 17/1/2012, 11:45   1923 views
  Share  
.