Coppo di Marcovaldo - Vita e Opere

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    COPPO DI MARCOVALDO



    Coppo di Marcovaldo (Firenze, ca. 1225 – ca. 1276) è stato un pittore italiano, una delle figure più eminenti della pittura toscana del XIII secolo, il più importante a Firenze prima di Cimabue ed uno dei pochi maestri duecenteschi del quale si conosca il nome.
    ttivo a Firenze ancora inserito nella tradizione bizantina ma già sensibile alla pittura di Cimabue. ci ha lasciato soltanto un'opera firmata: Madonna del Bordone nella chiesa dei Servi di Siena), città dove si trovava come prigioniero a seguito della battaglia di Montaperti (1260), riscattandosi proprio con la tavola mariana. Opere simili attribuite a Coppo, sono la Madonna reliquiario di Santa Maria Maggiore nellachiesa di Santa Maria Maggiore, Firenze e la Madonna col Bambino nella chiesa di Santa Maria dei Servi di Orvieto, dove è evidente una maggiore energia in alcuni dettagli, come le striature dorate più evidenti, la curvatura dello schienale della madonna più ampia, quasi a creare una quinta.
    Anche la tavola conservata al Museo di San Casciano in Val di Pesa, San Michele Arcangelo e storie della sua leggenda, gli è attribuita dalla critica recente a Coppo e sarebbe quindi la sua opera più antica, eseguita a tempera con argentature a mecca indicativamente tra il 1255 e il 1260.
    Nel 1265 risulta attivo a Pistoia dove affrescò la cappella di San Giacomo nel Duomo, opera oggi perduta.Coppo prese parte alla straordinaria decorazione musiva del Battistero di Firenze realizzando alcuni cartoni. A lui spetta il visionario Giudizio finale in particolare per la parte che riguarda l'Inferno.
    Il mosaico estremamente ricco, dal punto di vista iconografico è indubbiamente innovativo e va senz'altro citato tra i capolavori del XIII secolo ha restituito all'esiguo catalogo di opere del maestro fiorentino, un dipinto su tavola raffigurante il volto di Cristo databile alla metà del XIII sec. Nel 1274, con il figlio Salerno, dipinse per la cattedrale pistoiese cinque tavole, di cui restano La Croce tuttora in loco, attribuita al figlio Salerno, e forse una Madonna con Bambino, conservata al Museo Puškin di Mosca.

    La Rousse Arte



    Edited by @Ambra@ - 2/4/2012, 15:24
     
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    Coppo di Marcovaldo Madonna del Bordone

    1261 - Tempera su tavola - 225x125 cm - Chiesa dei Santa Maria dei Servi, Siena



    L'origine della denominazione è discussa: per alcuni (Gargani, 1874, pp. 152-63) ricorderebbe il nome di una famiglia Bordoni, la quale alla fine dei XVI e all'inizio del XVII secolo ebbe il patronato della cappella che ospita il dipinto, per altri (Milanesi, 1878) deriverebbe da un bastone da pellegrino già conservato nella stessa cappella, oppure sarebbe semplicemente una storpiatura della parola "perdono" (Brandi, 1950). La firma che oggi si legge in calce alla tavola: "A.D.M.CC.LXI. COPP.D. FLORETIA MEPIX", a cominciare dal sec. XVIII rimase nascosta sotto una cornice aggiunta nel corso di un rinnovamento della cappella e rimossa solo nel corso di un restauro (Brandi, 1950); il nome dell'autore cadde perciò in dimenticanza e l'opera venne riferita per un certo tempo (cfr. Rosini, 1839) a Dietisalvi Petroni, finché alcuni storici locali (cfr. Romagnoli, 1861; Micheli, 1862) non riuscirono a ricollegarla con la tavola di C., ricordata da vari scrittori seicenteschi (cfr. Buondelmonti, Chigi). Spetta invece al Thode (1890) il merito di aver riconosciuto l'estraneità dei volti della Madonna e del Bambino di C.; i visi, infatti, furono ridipinti da anonimo duccesco del primo Trecento, per adeguarli al gusto corrente. Il rifacimento, che trasse in inganno vari studiosi dell'800 nei riguardi dello stile di C., rende tuttora disagevole la lettura dell'opera, sebbene le fotografie a raggi X permettano di immaginare il suo aspetto originario.

    Edited by Albrecht - 25/5/2012, 14:20
     
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    Coppo di Marcovaldo Giudizio Universale
    1260-1270 ca. - Mosaico - Battistero San Giovanni Firenze


    Cristo giudice


    Inferno (particolare)



    Si può subito notare l’imponenza del Cristo Giudicante al centro dell’opera con la mano destra a palmo in su verso il paradiso come per chiamare le anime,invece con la mano sinistra a palmo in giù verso l’inferno che potrebbe indicare di respingere giù i demoni. Nella parte alla destra di Cristo possiamo vedere tre parti: 1)Si vedono angeli che sembrano portare i segni della vita di Gesù, a destra di questi si può vedere uno dei Serafini con il corno in bocca ;2) La Madonna con i dodici apostoli;3)Partendo da sinistra verso destra possiamo notare tre figure umane che tengono in mano delle teste, queste figure hanno tutte l’aureola per indicare che fanno parte del regno di Dio. Più a destra si può notare una porta che si apre e dietro sembra esserci una figura femminile, anche questa figura ha l’aureola, gli si potrebbe attribuire l’immagine di Maria, e di fianco alla porta c’è uno dei tre arcangeli, che potrebbe essere l’arcangelo Gabriele che annuncia a Maria, figura dietro la porta, che rimarrà incinta. Ancora più a destra si può vedere una folla di gente che sembra supplicare i due arcangeli che stanno facendo resuscitare i morti. Alla destra del Cristo Giudicante troviamo ancora tre parti in cui è divisa questa parte dell’opera:1)Nella parte superiore vediamo ancora degli angeli con a capo un Serafino;2)Possiamo notare dodici figure umane le cui immagini si possono attribuire una a S. Giovanni Battista e le altre dodici a dei Santi;3)Nella terza parte si può notare l’inferno con al centro il diavolo su uno sondo infuocato, è anche pieno di animali maligni come alcune lucertole, dei serpenti e delle figure demoniache. Queste bestie e demoni stanno compiendo il volere del diavolo uccidendo e mettendo al rogo gli uomini, addirittura in basso a destra si può vedere un uomo fatto allo spiedo, probabilmente per paragonarli a delle prede. C’è anche un demone alato, sulla sinistra dell’inferno, che sembra respingere gli uomini, per non farli uscire dall’inferno.
    Tracce di lettura interpretativa:
    spirituale/umano: nell’opera sono presenti sia presenze spirituali che presenze umane, ad esempio i due arcangeli alle porte del paradiso che fanno resuscitare gli uomini sono spirituali gli uomini sono umani, oppure che tutti gli apostoli, Maria, S. Giovanni Battista, i santi, ecc. sono tutti rappresentati con l’aureola.
    idea/realtà: come idea vediamo come esempio l’inferno che è pieno di figure immaginarie, come i demoni, i demoni alati, il diavolo, ecc. che possono essere viste solo attraverso l’immaginazione; la realtà la riscontriamo anche nella figura di Gesù di cui ci sono testimonianze sulla sua vita terrena, oppure gli apostoli, S. Giovanni Battista, ecc. che sono tutti personaggi realmente esistiti, perciò non bisogna immaginarseli.

    Edited by Albrecht - 25/5/2012, 14:20
     
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    Coppo di Marcovaldo San Michele Arcangelo e storie della sua leggenda

    1250-1260 ca. - Tempera su tavola - 96x122 cm - Museo di San Casciano, San Casciano Val di Pesa




    La critica più recente è unanimemente concorde nell'attribuire a Coppo di Marcovaldo il dossale con "San Michele Arcangelo e sei episodi della sua vita", realizzato per onorare il santo eponimo della piccola chiesa di Sant'Angelo a Vico l'Abate. Coppo, uno dei maggiori esponenti della pittura fiorentina del Duecento, eseguì la tempera poco prima di prendere parte alla battaglia di Montaperti, durante la quale fu preso prigioniero e portato a Siena, dove continuò a lavorare come pittore. L'immagine centrale della tavola, che si staglia sullo sfondo scurito dal tempo (originariamente in argento meccato), ritrae l'arcangelo seduto sul trono in atteggiamento ieratico e frontale, con le ali spiegate, vestito con una tunica rosa decorata da una lunga stola, anch'essa in origine meccata. Il santo è raffigurato con gli attributi che lo identificano: nella mano destra la spada, simbolo della battaglia condotta contro il demonio, e nella sinistra il globo crucifero. La successione cronologica delle storie, secondo la tradizione iconografica bizantina, ha inizio dalla formella in alto a destra e segue un andamento ad “S”. Nella prima formella è rappresentata l'investitura dell'arcangelo scelto da Dio per difendere la Chiesa e l'umanità intera.
    Nella formella di sinistra Michele è raffigurato nell'atto di preparare un trono nel Terzo Ordine di angeli in Paradiso, l'ordine che nella gerarchia celeste comprende gli arcangeli. La formella centrale, a sinistra, rappresenta la vittoria di Michele su Lucifero, come narrata nell'Apocalisse: Michele cacciò dal Paradiso "il drago" e tutti i suoi seguaci poiché ambiva ad essere uguale a Dio. La storia successiva, sullo stesso livello centrale, si riferisce invece al miracolo del toro di cui parla la Leggenda Aurea: il proprietario di un toro sfuggito dalla mandria in cima al monte Gargano, trovatolo finalmente all'ingresso di una caverna e preso dall'ira e dal dispetto, gli lancia una freccia avvelenata, la quale però torna indietro e lo colpisce. Il seguito della vicenda è narrato nella formella che segue in basso a destra, dove viene raffigurata l'apparizione di San Michele che spiega come tutto sia accaduto per suo volere e che il luogo indicato dal toro deve essere consacrato al suo culto. Ancora la Leggenda Aurea narra un episodio accaduto al tempo di papa Gregorio, quando a Roma scoppiò una pestilenza, cessata poi per intercessione di San Michele, apparso in città dove sorgeva il Mausoleo di Adriano. Nell'ultimo riquadro, in basso a sinistra, all'interno delle mura della città si riconosce il mausoleo, da allora chiamato Castel Sant'Angelo. Le storie si possono collegare due a due: le prime due in alto illustrano il mandato divino e la definizione nella gerarchia celeste di Michele, capo degli angeli fedeli a Dio e protettore della Chiesa; quelle centrali sono relative alla manifestazione del suo potere (la vittoria su Lucifero e il miracolo del toro); le ultime si riferiscono a due apparizioni, entrambe avvenute per la definizione di due edifici a lui dedicati (Castel Sant'Angelo e il santuario sul Gargano). Pur essendo cronologicamente molto vicino alla svolta stilistica operata a Firenze da Cimabue, il San Michele di Coppo comunica ancora in un linguaggio pienamente bizantino: tratti stereotipati, vivaci contrapposizioni cromatiche, assenza di prospettiva, linearismo e ricchezza decorativa che schiacciano la figura sul fondo. Nei riquadri i sei episodi, che rivelano lo stesso raffinato grafismo, sono caratterizzati da una maggiore espressività, dovuta alle esigenze della narrazione.


    Edited by Albrecht - 25/5/2012, 14:21
     
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    Coppo di Marcovaldo Croce dipinta con storie della passione

    1261 ca. - Tempera su tavola - 296x247 cm - Pinacoteca Civica di San Gimignano




    La croce è sormontata da una Ascensione con Cristo benedicente. Alle estre¬mità la Madonna con S.Giovanni (sinistra) e le pie donne (destra). Nella parte centrale sei scene della Passione (dall'alto in basso): la cattura di Cristo, la fla¬gellazione e la preparazione della croce a sinistra, Gesù di fronte ai giudici, la derisione di Gesù e la deposizione a destra.


    Edited by Albrecht - 25/5/2012, 14:22
     
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    Coppo di Marcovaldo Madonna in trono con il Bambino e due angeli

    1265-1270 ca. - Tempera su tavola con ridipinture ad olio - 222x134 cm - Orvieto, chiesa di Santa Maria dei Servi



    La grande tavola è stata decurtata lungo il lato inferiore ed in parte ridipinta. La tradizionale attribuzione al fiorentino Coppo di Marcovaldo, pur non condivisa da tutti gli studiosi, si basa sulle forti analogie formali e iconografiche con la Madonna del Bordone, dipinta da Coppo per i Servi di Siena nel 1261. La storia dell'insediamento servita orvietano orienta verso una datazione tra il 1265 e il 1270. L'ancona senese e quella orvietana testimoniano come, in un momento di forte espansione dell'Ordine, i Servi di Maria abbiano puntato su immagini di grande formato per la promozione del culto della Vergine.

    Edited by Albrecht - 25/5/2012, 14:22
     
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  7. @Ambra@
     
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    Coppo di Marcovaldo Crocifisso di San Zeno, 1274 circa
    Olio su tempera, 280×245 cm - Cattedrale di San Zeno, Pistoia


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    Il crocifisso è l'unica opera superstite dell'attività di Coppo per la cattedrale pistoiese: secondo documenti di archivio gli erano stati commissionati a più riprese (tra il 1265 e il 1269) degli affreschi per la cappella di San Jacopo, che vennero distrutti nel 1786 quando venne demolita. Nel 1274 inoltre vennero commissionate a Coppo e a Salerno tre tavole per il coro della cattedrale (tutte disperse): si trattava di un ulteriore Crocifisso, di una Vergine e di un San Giovanni.
    L'iconografia è quella del Cristo patiens, cioè morente in sofferenza sulla croce, una raffigurazione che nel corso del Duecento sostituì quella del Cristo triumphans (vincente, ad occhi aperti), per influenza degli ordini mendicanti, soprattutto i francescani.
     
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6 replies since 7/1/2012, 00:17   2286 views
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