Cimabue - Vita e Opere

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  1. @Ambra@
     
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    CIMABUE



    Bencivieni di Pepo, Firenze 1240 circa - Pisa 1302, detto Cimabue, è un pittore italiano di Firenze, operoso negli ultimi tre decenni del XIII secolo fino ai primi anni del XIV secolo.
    Pochissime le notizie della sua vita: era a Roma nel 1272 e ancora vivo a firenze nel 1301. Da queste pochissime informazioni i critici e gli storici dell'arte hanno ricostruito, non senza controversie e incertezze, il catalogo delle opere.
    Una sola opera è documentata: il mosaico absidale el duomo di Pisa con la figura di San Giovanni Evangelista. Iniziatore della pittura italiana, alla sua grandezza rese omaggio anche Dante (« Credette Cimabue nella pittura, tener lo campo, ed ora ha Giotto il grido, si che la fama di colui è scura »Purgatorio XI ). Nell'enorme Crocifisso dipinto per la chiesa di San Domenico ad Arezzo, pur legato alle convenzionali iconografie della cultura bizantina e al modello di Giunta Pisano nella Chiesa Madre dell'orine a Bologna, la tensione assimetrica del corpo di Cristo, accentuano il formalismo plastico di Coppo i Marcovaldo, giunge ad una grane intensità espressiva.
    La più monumentale elle Madonne in trono che la critica concoremente attribuisce a Cimabue, è quella dipinta per la chiesa santa trinità a Firenze (oggi agli Uffizi) forse nel 1285, mentre Duccio di Buoninsegna creava in Santa Maria Novella la Madonna Rucellai. Un segno incisivo accentua i contorni, modellando cool suo serrato chiuso fluire la maestosa Vergine (il dipinto è anche detto Maestà i Santa Trinità), gli angeli e i profeti, che si dispongono in rapporto gerarchico, con voluta simmetria attorno al trono, esaltato nei suoi valori plastici e spaziali. Di poco anteriori o posteriori sono gli affreschi del transetto della basilica superiore di San Francesco add Assisi. Cimabue dipinse la volta della crociera con gli Evangelisti, le scene apocalittiche col Giudizio e la Crocifissione nel braccio sinistro, due scene delle storie di San Pietro nel braccio destro, le storie della Vergine nel coro. Capolavoro assoluto la Crocifissione (nella quale la figura di Cristo risulta purtroppo sbiadita dal tempo) si svolge in uno spazio vastissimo, da tragedia cosmica, con una monumentaliutà rigorosa, ricca di intensa passionalità nelle figure degli astanti. Un abisso separa queste immagini di Cimabue dalle interpretazioni bizantineggianti dei contemporanei. Nella basilica inferiore l'artista dipinse anvche, ma non in quel giro di anni, una Madonna in trono tra angeli e San Francesco, in cui il ritmo compositivo si è fatto più raffinato (è il momento gotico dell'artista), e più umano il racconto sacro. Un sottile equilibrio prospettico regge gli elementi della composizione nel Crocifisso destinato all'altare maggiore di Santa Croce (Museo della chiesa, gravemente danneggiato all'alluvione del 4 novemre 1966), meno rigido di quello di Arezzo. Ea un morbido plasticismo, a un sereno equilibrio di volumi e colori, giunge pur obbedendo a una precisa iconografia servita, la Madonna della chiesa dei Servi a Bologna, alla quale si avvicina il San Giovanni Evangelista dipinto nell'abside del duomo di Pisa, allora il cantiere più famoso della Toscana.
    Dice il Vasari che Cimabue, compiuto il mosaico pisano, fu chiamato a Firenze per lavorare con Arnolfo di Cambio nella fabbrica di Santa Maria del Fiore e che lì fu sepolto.

    La Rousse Arte

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    Ritratto di Cimabue (Vite - Vasari)



    Edited by @Ambra@ - 2/4/2012, 15:17
     
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    Il Crocifisso di San Domenico ad Arezzo

    1268-1271 ca - tempera e oro su tavola - 336x267 cm - Arezzo, Chiesa di San Domenico



    Il Crocifisso di San Domenico ad Arezzo è stato dipinto da Cimabue e risale al 1270 ca.
    Indiscutibile è la derivazione dalle croci di Giunta Pisano che ha già definito la nuova impostazione compositiva del Christus pathiens, cioè una visione drammatica del Cristo agonizzante, che sostituisce l'iconografia precedente del Christus triumphans, adottata fino agli anni '20 del 1200. Questo tipo di croci dipinte si diffondono soprattutto in Italia centrale parallelamente al diffondersi dell'ordine francescano. Cimabue parte dall'esempio di Giunta e imposta un'immagine analoga, ma aumentando l'espressione drammatica.
    Le linee di contorno sottolineano la tensione muscolare e le linee del viso che sono esasperate nella smorfia di dolore.
    Sullo schema ancora astratto, bizantineggiante, Cimabue introduce un accenno di volume con un chiaroscuro più deciso e disegna le linee dei panneggi del perizoma in modo da accompagnare le forme del corpo.
    Alle estremità della croce, i ''dolenti'' (la Madonna e san Giovanni) piegano la testa e l'appoggiano alla mano, con atteggiamento patetico, e guardano lo spettatore, che viene coinvolto nel dramma.


    Edited by Albrecht - 15/5/2012, 10:19
     
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    Cimabue Crocifisso Museo di Santa Croce Firenze

    1287-1288 - tempera su tavola - 448x390 cm - Firenze, Basilica di Santa Croce




    Il pregiato dipinto fu distrutto quasi completamente dal famoso alluvione del 1966, quando fu violentemente travolto dalle acque, che rimossero irrimediabilmente gran parte della stesura pittorica. Tuttavia rimangono le riproduzioni fotografiche a testimoniare l'eccezionale valore dell'opera.
    Il simbolo delle tragiche conseguenze dell’alluvione è diventato la quasi completa distruzione del gigantesco crocifisso di Cimabue. La croce, dipinta a tempera su legno (intorno al 1272) da uno dei più considerevoli pittori del Duecento, aveva perso gran parte del suo strato pittorico. Come primo provvedimento l’opera d’arte fu trasferita dall’ex refettorio di Santa Croce nella Limonaia del Giardino di Boboli. Nel 1976 il crocifisso fu sottoposto ad un radicale restauro, per quanto fu possibile conservare solamente i resti dello strato pittorico.


    Edited by Albrecht - 15/5/2012, 10:21
     
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    Cimabue Maestà di Santa Trinità

    1280-1290 - tempera su tavola - 385x223 cm - Firenze, Uffizi


    342px-Cimabue_Trinita_Madonna



    In questa tavola, che secondo la tradizione Cimabue realizzò per la chiesa di Santa Trinità di Firenze e oggi conservata agli Uffizi, troviamo alcuni dei maggiori traguardi raggiunti dal maestro fiorentino. Essa è stata realizzata tra il 1280 e il 1290, in una fase quindi molto matura del percorso artistico di Cimabue. Il tema della Maestà in trono è molto diffuso in tutta la pittura del Duecento italiano, ed è una delle composizioni che, nella sua immanente ieraticità, più risente della influenza dello stile bizantino, dal quale i pittori italiani cercano di distaccarsi. Ed anche questa tavola del Cimabue risente dei grandi precedenti bizantini, conservandone alcuni tratti stilistici, in particolare la visione frontale, l’uso molto esteso del colore oro, nonché le lumeggiature dorate che utilizza per la veste della Madonna.
    Ma la grande novità di questa pala d’altare sta soprattutto nella straordinaria costruzione spaziale, che viene impostata secondo una composizione del tutto inedita per il tempo. La Madonna siede su un trono che è quasi un’architettura, con il suo ritrarsi in una forma convessa, lasciando aprire al di sotto tre campate dal quale si affacciano quattro profeti. Nel suo complesso, questo trono così articolato sembra quasi la sezione di una cattedrale a tre navate, e non è quindi da escludere il significato simbolico del trono sul quale la Madonna siede e che quindi rappresenta la Chiesa.
    Nelle tre nicchie sottostanti al trono si affacciano quattro profeti: ai due lati abbiamo Geremia e Isaia (il primo è quello a destra guardando), mentre nella nicchia centrale vi sono Abramo e David che rappresentano la dinastia dalla quale è disceso Gesù.
    Ai lati della Madonna e del Bambino ci sono quattro angeli per parte, la cui collocazione spaziale appare decisamente inedita. Gli angeli non sono semplicemente uno sopra l’altro, ad occupare in verticale lo spazio ai lati del trono: ma appaiono come sfalsati in profondità. È questa la prima volta che ciò accade, con l’evidente intento di dare profondità spaziale all’intera costruzione spaziale dell’immagine. Del resto anche i due profeti Geremia e Isaia, nelle due nicchie in basso, con il loro alzare lo sguardo verso l’alto, già suggeriscono delle direzioni spaziali che sono di precisa tridimensionalità: essi non stanno "sotto" ma "davanti". Quindi lo spazio non è pensato e realizzato sulla bidimensionalità della tavola, ma sulla scatola spaziale che visivamente avvertiamo oltre il piano della rappresentazione.
    Il percorso della successiva arte italiana è così tracciato: in Giotto, e in tutti i suoi seguaci, il piano di rappresentazione diviene sempre più trasparente per aprirsi ad uno spazio virtuale, e tridimensionale, oltre il piano sul quale giace materialmente l’immagine.



    Edited by Albrecht - 15/5/2012, 10:24
     
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    Cimabue Maestà del Louvre

    1280 - tempera su tavola - 424x276 cm - Parigi, Louvre


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    L'opera, una solenne pala d'altare, coostituisce una delle più significative testimonianze della pittura occidentale del XIII secolo presenti al Louvre e, come la tavola di Giotto intitolata San Francesco riceve le stimmate, proviene dalla chiesa di San Francesco a Pisa. Entrambe furono portate in Francia da Napoleone nel 1811 e quindi acquisite dal museo con il proposito di farne un caposaldo della collezione dei 'primitivi' italiani. Si tratta inoltre di una delle più importanti opere del non vasto corpus di Cimabue e documenta in maniera esemplare il rinnovamento di cui il maestro fiorentino si fa interprete. Recuperando la matrice classica della cultura bizantina, Cimabue perviene a un più robusto senso del volume e a una più viva adesione a una realtà più presente e umana. Nello spazio illimitato e sovrannaturale del fondo oro, emerge in tutta la sua concretezza il possente trono ligneo, disposto obliquamente a determinare la profondità della composizione, segnalata dai piani del gradino e del sedile e ritmata dalle tre coppie simmetriche di angeli, che con le loro mani adunche afferrano saldamente le colonnine finemente decorate. Avvolti in panneggì leggeri e preziosi, partecipano al sentimento pacato e dolce che anima il volto della Madonna, anch'essa avviluppata in un manto a pieghe falcate, e quasi sospesa sul trono. La raffinata partitura degli accordi cromatici, con l'alternarsi sapientemente bilanciato di toni scuri e chiari, opachi e trasparenti, accresce ulteriormente l'elegante equilibrio dell'insieme.


    Edited by Albrecht - 15/5/2012, 10:25
     
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    Cimabue Maestà con San Francesco

    1278-1280 ca - affresco - 320x340 cm - Assisi, Basilica inferiore di San Francesco


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    Edited by Albrecht - 15/5/2012, 10:30
     
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