Le 100 donne più belle del cinema

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    11. Silvana Mangano in Riso Amaro

    "Una scultura egizia", "una donna ineffabile", "un personaggio misterioso che nessuno riuscirà mai a capire fino in fondo". Così descrivono Silvana Mangano, una delle più grandi attrici italiane, alcuni degli artisti che l'hanno incontrata sulla loro strada professionale.
    Figlia di un ferroviere siciliano e di una casalinga inglese, Silvana giovanissima inizia a lavorare come modella per case di moda prima in Francia e poi in Italia. Partecipa all'edizione del 1947 di Miss Italia, un anno particolarmente cinematografico con la Lollobrigida, Eleonora Rossi Drago e Lucia Bosé che vinse.
    Dopo alcune piccole parti arriva per Silvana il ruolo che la renderà famosa in tutto il mondo, Riso amaro di Beppe De Santis. Dopo aver provato ad entrare nel cast tre volte, viene scelta dal regista quando la incontra per strada sotto la pioggia. Il capolavoro drammatico del maestro del neorealismo su un gruppo di mondine tra le quali si nasconde la complice di un ladro di gioielli la consacrerà come sex symbol del dopoguerra (quei pantaloni corto e le calze scure per andare in risaia campeggiano sulla locandina). Sul set del film di De Santis conosce il futuro marito, Dino De Laurentiis.
    Dopo aver rifiutato le proposte di trasferirsi a Hollywood gira 'Il lupo della Sila' con Gassman. A soli 19 anni, il 17 luglio 1949, sposa Dino De Laurentiis con cui avrà quattro figli. Il loro rapporto sarà d'aiuto alle carriere di entrambi, in un primo tempo sarà persino la dimensione di diva internazionale di lei ad aiutare gli affari del marito.
    Negli anni Cinquanta la Mangano fa di tutto per affrancarsi dall'immagine sexy creata dal film di De Santis scegliendo ruoli più complessi come la ballerina che si fa suora nel film di Alberto Lattuada Anna; la prostituta di L'oro di Napoli di Vittorio De Sica (Nastro d'argento) e quella di La grande guerra di Mario Monicelli (dove si misura con il tono della commedia accanto all'amico Vittorio Gassman). Il film è presentato a Venezia (dove vince il Leone d'oro ex aequo con 'Il generale della Rovere' di Rossellini), Silvana arriva al Lido per presentarlo con la testa rapata, una scelta estrema per recitare nel ruolo di una ragazza iugoslava durante l'occupazione italo-tedesca in 'Jovanka e le altre'.
    Ne Il giudizio universale di De Sica (1961) stringe amicizia con Alberto Sordi, da cui nascerà una relazione intensa e profonda che li porterà a lavorare insieme in molti film (tra cui La mia signora, Scusi lei è favorevole o contrario? e Lo scopone scientifico). Il secondo Nastro d'argento e un David di Donatello arrivano con Il processo di Verona di Carlo Lizzani in cui presta il volto ad Edda Ciano, mentre a partire dal '67 con Edipo re la Mangano inizia un'intensa collaborazione con Pierpaolo Pasolini.
    Sarà il regista di 'Ragazzi di strada' e il maestro Visconti a segnare la seconda parte della sua carriera; con Pasolini che non amava gli attori ma era pazzo di lei gira un episodio de Le streghe (secondo David), Teorema e Il Decameron. Con Visconti gira invece un episodio de 'Le streghe' (film di cinque novelle di cui lei è assoluta protagonista), Morte a Venezia (altro Nastro d'argento come attrice non protagonista), Ludwig e Gruppo di famiglia in un interno con Burt Lancaster ed Helmut Berger.
    Segue qualche anno di pausa e di riposo ma la depressione di cui soffre da anni si aggrava: il 15 luglio 1981 infatti, suo figlio Federico, muore a soli ventisei anni in Alaska, per un incidente aereo durante la realizzazione di un documentario sui salmoni. Il dramma getta Silvana nella disperazione e mina il matrimonio con De Laurentiis (che negli anni aveva vissuto diversi periodi di allontanamento). Si trasferisce a vivere tra Parigi e Madrid con la figlia Francesca, dove produce arazzi e dove scopre di avere un tumore allo stomaco.
    Nel 1987, intuendo la sua morte vicina, partecipa al suo ultimo film, il capolavoro Oci ciorne di Nikita Mikhalkov, dove lavora con l'amico Marcello Mastroianni e si riappacifica col marito. Due anni più tardi, il 16 dicembre 1989 a soli 59 anni, muore a Madrid.

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    10. Daryl Hannah in Blade Runner

    Daryl Hannah è un'attrice mastodontica e non lo diciamo tanto per dire. In uno dei suoi innumerevoli film la si vede ingigantire sempre di più e camminare per uno stato americano a piedi scalzi, ma perfettamente truccata. È una donna che se volesse ti mangerebbe! Beniamina della comunità gay, dopo un exploit nel cinema fantastico, è tornata popolare grazie al regista preferito dagli iperviolenti e iperciarlieri Tarantino, che ha disegnato apposta per lei il ruolo di una super cattiva come non se n'erano mai viste prima. A lei non spettano tanto le lunghe tiritere filosofiche su bene e male che sono andate invece agli altri personaggi di Kill Bill, ma il suo compito è invece quello di rappresentare il degrado del troppo potere che logora. Quasi la nemesi femminile dell'eroina del film.
    Sorella degli attori Page e Don Hannah, la vita di Daryl Hannah è singolare fin da quando comincia a muovere i primi passi. Dall'infanzia all'adolescenza soffre di insonnia e agorafobia, malattie che vengono curate una volta per tutte solo quando comincia il mestiere d'attrice. Dopo aver frequentato la Francis W. Parker School, nella sua città, si iscrive alla School of Theatre della University of Southern.
    Fidanzata con il cantante Jackson Browne, è la debuttante eccellente del film di Brian De Palma Fury (1978) con Kirk Douglas, John Cassavetes, James Belushi e Amy Irving. Poi viene scelta per il ruolo dell'androide nel capolavoro della fantascienza Blade Runner (1982) di Ridley Scott con Harrison Ford. A questo punto, diventa una delle star di commedie ad alto tasso di fantasia che ha il suo punto più alto in Splash - Una sirena a Manhattan (1984) con Tom Hanks.
    Ma la carriera di attrice non preclude anche qualche altro sviluppo artistico, infatti nel 1985 duetta con Clarence Clemons e il suo fidanzato, Browne in "You're a Friend of Mine". Nel 1986, è accanto a Robert Redford in Pericolosamente insieme (1986), poi sforna quella che, a parere della critica, è la peggiore interpretazione della sua carriera nel film di Oliver Stone Wall Street (1987) con Michael Douglas. Protagonista femminile di Roxanne (1987) con Steve Martin, una sorta di remake americano e moderno del "Cyrano", diventa il fantasma di una giovane sposa vittima di un omicidio passionale, ma pronta ad amare ancora in High Spirits - Fantasmi da legare (1988) con Peter O'Toole.
    Woody Allen la inserisce nel cast di Crimini e misfatti (1989), mentre si imbruttisce apposta per recitare con Julia Roberts nel film drammatico a tinte rosa Fiori d'acciaio (1989). Grandissima amica di John Corbett, lascia Browne per iniziare una lunga e dolorosa relazione con John Kennedy Jr., che però non terminerà mai con un matrimonio dato che la madre di lui, Jacqueline Kennedy, disapprovava e rifiutava persino l'idea che il figlio sposasse l'attrice. E per non macchiare il suo mestiere di ruoli denigratori, Daryl Hannah arriva perfino a rifiutare il ruolo di protagonista in Pretty Woman (1990).
    Dopo Le avventure di un uomo invisibile (1992) di John Carpenter e la fine della sua storia d'amore con John Kennedy Jr., la carriera della Hannah subisce un ruvido declino, seppur affianchi attori del calibro di Jack Lemmon e Walter Matthau in Due irresistibili brontoloni (1993) e di Sophia Loren in That's Amore - Due improbabili seduttori (1995). Durante questo periodo prova anche a stare dietro la macchina da presa dirigendo Madeline Zima nel cortometraggio The Last Supper (1993). Poi viene declassata a ruoli minori e senza troppo spessore come Two Much - Uno di troppo (1996) con Antonio Banderas, Uomini spietati (1997) con Dennis Hopper e Conflitto d'interessi (1998), giallo di Robert Altman con Robert Duvall e Kenneth Branagh.
    Clamoroso insuccesso è la produzione londinese del 2000 "Quando la moglie è in vacanza" che porta sulle scene con il ruolo che fu di Marilyn Monroe. La carriera di Daryl Hannah, in quel periodo fidanzata con Val Kilmer, sembra quasi minata da un possibile oblio. Per scongiurare il terribile momento, si accontenta persino di piccole apparizioni televisive come quelle nel telefilm Frasier (2002) o pellicole senza particolare esito positivo come Northfork (2003) con Nick Nolte. Poi arriva Quentin Tarantino e fa il miracolo, donandole con molta umiltà uno dei personaggi più belli della pellicola Kill Bill - Volume 1 e 2 (2003-2004), nonché della sua intera carriera: quello della killer con la benda sull'occhio Elle Driver! Strepitosa nelle scene di combattimento con katana in mano contro Uma Thurman (che non passeranno di certo inosservate al popolo dei teenagers che premieranno le due per il miglior combattimento e rivaluteranno l'attrice), assolutamente impareggiabile nei duetti telefonici con David Carradine e in quelli con Michael Madsen, Daryl Hannah divide il set con Vivica A. Fox, Lucy Liu, Samuel L. Jackson e Sonny Chiba, ma emerge letteralmente dal mucchio. Pur di promuovere il film accetta di posare nuda per la copertina di novembre 2003 di PLAYBOY.
    A riconfermare la rinascita arriva la pellicola Silver City (2004) con Kris Kristofferson e Robbie Williams, che la sceglie come protagonista del suo videoclip Feel; fra l'altro i due hanno anche una brevissima relazione che termina però quando la Hannah si innamora di Sean MacPherson.

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    Daryl Hannah con Rutger Hauer

     
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    9. Marilyn Monroe in Gli spostati (The misfits)

    Era la più bella di tutte e ancora oggi, nel terzo millennio, ora che i canoni estetici si sono trasformati così radicalmente rispetto alle curve tonde e morbide tanto apprezzate negli anni Cinquanta, lei è ancora la più bella, l'icona della femminilità e della sensualità, il simbolo della seduzione.
    'Candela nel vento' secondo una celebre canzone di Elton John, poi riadattata per un'altra icona splendente e sfortunata del nostro secolo, lady Diana, 'bianca ombra d'oro' nei versi di Pasolini, per tutti semplicemente Marilyn. La sua vita è celebre quanto e più dei suoi film, quasi una favola tragica, la sceneggiatura perfetta per un melodramma strappalacrime. Ma la sua è una storia vera.
    La protagonista si chiama Norma Jeane Mortenson, è nata il 1 giugno 1926 al General Hospital di Los Angeles, poi battezzata con il nome di Norma Jeane Baker. Baker come Jasper Baker e Mortenson come Edward Mortenson, rispettivamente il primo e il secondo marito di sua madre Gladys Monroe. Nessuno dei due è il suo vero padre, quello vero lei non lo conoscerà mai.
    Mamma Gladys invece soffre di gravi disturbi mentali, che la costringono a entrare e uscire troppo spesso dagli ospedali psichiatrici, e dunque per Norma Jeane non c'è prospettiva migliore rispetto all'orfanotrofio o all'affidamento.
    Sembra la trama di un romanzo di Dickens e invece è l'infanzia di un mito. Nel 1941, a quindici anni, il mito che non sa ancora di essere tale si trasferisce presso la famiglia Goddard e lì si innamora del vicino di casa, Jim Dougherty. Si sposano l'anno successivo, la sera del 19 giugno 1942, lei ha sedici anni, lui soltanto ventuno, ma Norma Jeane lo chiama daddy, papà, forse perché cerca in lui la famiglia, la protezione, l'affetto di cui ha tanto bisogno.
    Ed è felice, o almeno crede di esserlo, per lei la favola è tutta lì, in quel matrimonio, happy end di un'infanzia sfortunata. Ma c'è la guerra e, nonostante la disapprovazione di Norma Jeane, Jim si arruola in Marina e finisce in una base sperduta del Pacifico. Lei allora si fa assumere come operaia alla Radio Plane Munitions Factory. E proprio in fabbrica viene scoperta da David Conover, fotografo dell'esercito che sta realizzando un servizio di propaganda militare.
    Conover è immediatamente affascinato dalla sensualità naturale di Norma Jeane e la mette in contatto con l'agenzia di modelle Blue Book Modeling. Lei si licenzia immediatamente dalla fabbrica, lascia la casa della madre di Jim e comincia a posare per le riviste di moda e a lavorare per la pubblicità, mentre il suo matrimonio inizia a vacillare sotto il peso dei suoi primi successi.
    E' inquieta Norma Jeane e chissà, magari vorrebbe anche salvare il suo matrimonio, ma la voglia di successo è troppo grande, troppo grande il bisogno d'amore. Perché lei vuole essere una stella, la più brillante di tutte, per essere amata, per essere accettata.
    Nel maggio del 1946 dunque Norma Jeane chiede il divorzio, nell'agosto dello stesso anno firma il suo primo contratto con una casa cinematografica, la Fox, e diventa Marilyn Monroe. I capelli cominciano a schiarirsi e la bellezza ingenua e quasi infantile di Norma Jeane lascia il posto a quella raffinata e sensuale di Marylin, tra corsi di portamento, recitazione e canto. Nonostante i primi ruoli da comparsa e le grandi speranze, questi sono anni particolarmente difficili per la Monroe e il famoso calendario in cui posa nuda sul velluto rosso è proprio di questo periodo. Il compenso è di soli 50 dollari, soldi necessari per mangiare, come spesso dichiarerà in seguito, dopo lo scandalo che quelle foto provocheranno.
    Nel 1949 Marilyn inizia finalmente a muovere davvero i primi passi nel mondo del cinema, prima con una piccola apparizione in Una notte sui tetti con i fratelli Marx, poi con la partecipazione a Orchidea bionda di Phil Karlson. Nel 1950 viene notata dal pubblico e dalla critica per la parte della pupa del gangster in Giungla d'asfalto e poi per il ruolo dell'attricetta svampita in Eva contro Eva. Subito dopo si susseguono per Marilyn parecchi titoli, tra cui Mia moglie si sposa e L'affascinante bugiardo (1951), La giostra umana e Il magnifico scherzo (1952), fino a Matrimoni a sorpresa, sempre del 1952, con il New York Herald Tribune che scrive di lei, 'sembra scolpita dalla mano di Michelangelo'.
    Nel 1953 il fenomeno Marilyn esplode con Niagara e poi con Gli uomini preferiscono le bionde e Come sposare un milionario. Alla prima di quest'ultimo film la folla è tanto numerosa che quattro poliziotti devono sollevarla sopra la gente per farla entrare nel teatro.
    Intanto Marilyn ha incontrato Joe Di Maggio, uno dei più grandi giocatori di baseball di tutti i tempi. I due si sposano il 14 gennaio 1954, ma il matrimonio dura poco più di nove mesi. Joe è insofferente, non sopporta la folla e il continuo chiasso che c'è sempre intorno a sua moglie e dichiarerà più tardi: "Non è divertente essere sposato con una luce elettrica", alludendo proprio alla troppa attenzione che questa stella del cinema attira su di sé. L'ultimo litigio furioso, quello che avvia le pratiche del divorzio, è causato dalla mitica scena della metropolitana di Quando la moglie è in vacanza (1955), ma nonostante le liti e la separazione, Joe e Marilyn continueranno sempre a tenersi in contatto e lui le regalerà per anni le adorate rose rosse, anche dopo la morte di lei, senza mai lasciare la sua tomba spoglia di fiori nel giorno del loro anniversario.
    Ma in questi anni la tragedia futura è ancora lontana, Marilyn è nel pieno della sua carriera, un mito vivente, tanto che proprio in Quando la moglie è in vacanza viene addirittura citata nelle battute del film: "Posso spiegare anche la bionda nella doccia!" "Quale bionda nella doccia?" "Vorresti saperlo eh? Magari è Marilyn Monroe!".
    Mai soddisfatta di sé, nel 1956 Marilyn inizia a studiare recitazione all'Actor's Studio di New York, nel giugno sposa il drammaturgo Arthur Miller e poi fonda la Marilyn Monroe Productions, che produce Fermata d'autobus (1956) e Il principe e la ballerina (1959). Nel 1959 Marylin è Sugar Kandinsky in A qualcuno piace caldo di Billy Wilder. Il film è una delle commedie più riuscite di tutti i tempi, ma la Monroe sul set manca completamente di concentrazione. Per farle dire la battuta 'Dov'è il bourbon?', Wilder dove ripetere la scena addirittura 59 volte, perché lei non si ricorda la frase che deve recitare, nonostante sia scritta praticamente ovunque sul set. Il regista è esausto, ma sa bene che vale la pena lavorare con lei: "Ho una zia che è sempre precisa e puntuale', dirà al termine delle riprese, 'ma nessuno pagherebbe il prezzo del biglietto per vederla".
    Nel 1960 Marilyn è sul set di Facciamo l'amore, l'anno successivo recita in Gli spostati, appositamente scritto per lei dal marito Arthur Miller. La sua fragilità, le sue insicurezze, sono ormai evidenti per tutti e si manifestanonei continui ritardi, nelle crisi, negli abusi di farmaci e di alcool.
    Anche il terzo matrimonio della Monroe entra in crisi e proprio sul set de Gli spostati la situazione peggiora fino al divorzio del gennaio 1961.
    Marilyn, la diva più amata e più desiderata, resta sola ancora una volta, proprio lei che più di tutti teme il vuoto, la solitudine, il tempo che passa. E che ha sempre cercato di far sparire le sue paure e le sue angosce attraverso l'amore o il sesso.
    Tra un matrimonio e l'altro, o anche quando è sposata, Marilyn è infatti sempre circondata di uomini, come se non riuscisse mai a dire di no. I fotografi all'inizio della carriera, e poi Marlon Brando e Frank Sinatra, il giornalista Robert Slatzer, la passione scandalosa per Yves Montand, e infine i fratelli Kennedy, John prima e Robert dopo, con i quali intrecciò storie complicate e conflittuali. E forse ogni volta pensava di aver finalmente trovato quell'equilibrio che le mancava, ma intanto restava sempre da sola.
    Nel 1962, sul set di Something's got to give, Marilyn è più insicura e fragile che mai, intrattabile, finché la Fox decide di licenziarla per assenteismo. Qualche mese più tardi, anche grazie alla solidarietà dei suoi colleghi, viene riassunta, ma su quel set non tornerà più. Poco prima di ricominciare le riprese, nella notte tra il 4 e il 5 giugno 1962, Marilyn muore nella sua casa.
    Ha soltanto 36 anni. Suicidio, omicidio, per anni le ipotesi si rincorrono, le testimonianze si intrecciano e i probabili mandanti di un eventuale assassinio vengono rintracciati prima nei fratelli Kennedy, e poi anche tra i capi mafia e addirittura tra le fila del Kgb.
    Ma la verità è una lapide al Westwood Memorial Park a Los Angeles, Corridor of Memories, numero 4, e poche parole amare: 'Hollywod è quel posto dove ti pagano 1.000 dollari per un bacio e 50 centesimi per la tua anima', diceva Marilyn. 'Io lo so perché ho spesso rifiutato la prima offerta, ma ho sempre accettato i 50 centesimi'.

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    Marilyn Monroe con Clark Gable

     
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    8. Anne Lambert in Picnic ad Hanging Rock (Picnic at Hanging Rock)

    La sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film Picnic ad Hanging Rock (1975) di Peter Weir dove ha interpretato la parte di Miranda.
    Nel 1982 ha inoltre lavorato con Peter Greenaway per la realizzazione del film I misteri del giardino di Compton House.

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    7. Jessica Lange in King Kong

    Jessica Phyllis Lange è nata il 20 aprile 1949 a Cloquet, in Minnesota, una piccola città vicino al Lago Superiore. Il padre, viaggiatore di commercio, si spostava spesso all'interno dello stato e la famiglia lo seguiva nei suoi continui cambiamenti d'itinerario. Per far fronte alle difficoltà degli spostamenti ininterrotti, Jessica contava sull'immaginazione: era irresistibilmente attratta dal glamour di Hollywood e in particolare aveva sviluppato una specie di ossessione per Via col vento. Le ripetute visioni del film di Victor Fleming e le letture multiple del romanzo di Margaret Mitchell, portarono l'adolescente Jessica Lange, durante una malattia che la costrinse a letto per tutta un'estate, ad interpretare centinaia di volte la scena della morte di Olivia De Havilland. Tornata a scuola, Jessica ottenne un ruolo da protagonista in uno spettacolo messo in scena dagli studenti dell'ultimo anno, ma fu il suo interesse per la pittura e per le arti visive a farle vincere una borsa di studio per l'Università del Minnesota. Dopo pochi mesi di università, Jessica Lange s'innamorò del fotografo spagnolo Paco Grande e lasciò gli studi per accompagnarlo nei suoi viaggi. Jessica e Paco si sposarono nel 1971 e trascorsero ancora un paio d'anni in giro per il mondo. Quando Jessica decise di ridare spazio alle proprie ambizioni artistiche, tornò a Parigi, dove era stata per un breve periodo col marito, studiò col mimo Etienne DeCroux e partecipò ad uno spettacolo dell'Opéra Comique. Al suo rientro in America, Jessica Lange lavorò come cameriera al Lion's Head saloon del Greenwich Village, dedicando quasi tutto il tempo libero alle lezioni di pittura e di recitazione. Occasionalmente, per incrementare le entrate, fece la modella per l'agenzia Wilhelmina e fu proprio questo lavoro a portarla all'attenzione di De Laurentiis, che la volle per il suo King Kong (1976). Nelle operazioni di promozione della nuova star, il produttore italiano presentò la Lange come una top cover girl passata al cinema, suscitando il risentimento di Jessica, che non voleva essere inserita nella categoria delle modelle trasformate in attrici.
    Nel 1981, l'attrice americana conquista pubblico e critica con il film di Bob Rafelson Il postino suona sempre due volte e l'anno successivo, sul set di Frances (1982), conquista anche Sam Shepard, che sarà il suo compagno per molti anni. Vincitrice di un Academy Award come migliore attrice non protagonista per Tootsie (1982) di Sydney Pollack, la Lange ha interpretato film come Crimini del cuore (1986) di Bruce Beresford e Cape Fear ' Il promontorio della paura (1991) di Martin Scorsese. Nel 1994, ha vinto un altro Oscar come protagonista di Blue Sky, l'ultimo film diretto da Tony Richardson. Recentemente, l'attrice è stata a fianco di Anthony Hopkins nel film di Julie Taymor Titus (1999) e ha interpretato Sarah in Prozac Nation (2000), con Christina Ricci e Anne Heche.
    Jessica Lange è madre di Alexandra, nata dalla relazione con il ballerino e attore Mikhail Baryshnikov, e di Hannah Jane e Samuel Walker, figli di Sam Shepard.

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    Jessica Lange con Jeff Bridges

     
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    6. Sean Young in Blade Runner

    Attrice statunitense. Bruna, attraente, esordisce sul grande schermo nel 1980 facendosi subito notare per la delicata bellezza. Il successo internazionale arriva due anni dopo con il ruolo della replicante Rachel nell’inquietante Blade Runner (1982) di R. Scott. Seguono pellicole eterogenee incentrate più sulla sua avvenenza che sul suo discreto talento interpretativo: è la combattiva Chani nel fantascientifico Dune (1984) di D. Lynch, pericolosa criminale e capo della polizia nel demenziale Ace Ventura: l’acchiappanimali (1994) di T. Shadyac, crudele alter ego del protagonista nella commedia agrodolce Dr Jeckyll e Miss Hyde (1995) di D.F. Price, psicoterapeuta nel giallo Control (2001) di T. Whitus.

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    Sean Young con Harrison Ford

     
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    5. Maggie Cheung in In the Mood for Love (花樣年華, 花样年华, Huāyàng niánhuá, Fa yeung nin wa)

    A 8 anni si trasferisce a Londra, ma ritorna presto in patria. La sua bellezza le consente di lavorare come modella e attrice di spot televisivi. Nel 1983 viene eletta Miss Hong Kong, titolo che difenderà al successivo concorso di Miss Mondo. Muove i primi passi nel cinema (il primo film è Behind the Yellow Line, 1985) in ruoli ornamentali, al fianco di più collaudati attori come Jackie Chan (la serie di Police Story). Wong Kar-wai, con cui girerà l'intenso In the Mood for Love (2000), capisce che è il caso di valorizzarne le doti di attrice (As Tears Go By, 1988). Dotata di uno straordinario talento drammatico (The Actress, 1992, premio come migliore attrice a Berlino), Cheung non disdegna quel cinema popolare che è molto amato nel suo Paese, giostrandosi tra commedia (Comrades: Almost a Love Story, 1996) e parodia (All's Well, Ends Well, 1992). Olivier Assayas se ne innamora, la sposa e realizza per lei un film (Irma Vep, 1996) che le dà notorietà anche in Occidente.

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    Maggie Cheung e Tony Leung

     
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    4. Rita Hayworth in Gilda

    Nata a New York il 17 ottobre 1918, Margarita Carmen Cansino è la primogenita di Volga Haworth, ballerina di Zigfield, e di Eduardo Cansino, ballerino di origine spagnola. A quattro anni è già una bambina prodigio tanto che i suoi genitori la inseriscono nel loro numero "The Dancing Cansinos", con cui riscuotono un grande successo nei locali della costa orientale degli Stati Uniti.
    A dodici anni è bravissima ad insegnare i passi di flamenco, tip-tap, tango e fandango agli assidui frequentatori che affollano la scuola di danza di suo padre, a Los Angeles. Tra loro c'è anche un giovane attore, James Cagney, con cui successivamente reciterà in uno dei suoi primi film di successo (Bionda fragola, Roul Walsh, 1941). E' un produttore della Fox che le offre di debuttare nel cinema, dopo averla vista ballare in un night di Agua Caliente. Ribattezzata Rita Cansino, nel tempo di un ritmo latino, fa la sua apparizione sul grande schermo in La nave di Satana (Harry Lachmann, 1935), nei dintorni di Spencer Tracy.
    Prima dei vent'anni si sposa con un uomo che ha il doppio della sua età, Edward C. Judson, un rappresentante di automobili che presto si trasforma nel suo intraprendente press-agent. Grazie a lui firma un contratto con la Columbia e si avvia a diventare qualcosa di più di una bella e brava ballerina, talmente brava da far dichiarare un giorno a Fred Astaire "Impara i passi più rapidamente di chiunque io abbia mai conosciuto". Con lui danza ne L'inarrivabile felicità (Sidney Lanfield, 1941) e in Non sei mai stata così bella (William A. Seiter, 1942), quando è appena diventata la Rita Hayworth dalla fulva chioma, la sirena romantica che fa perdere la testa al torero Tyrone Power (Sangue e arena, Rouben Mamoulian, 1941). E anche alle platee (maschili) di tutto il mondo che la sentono sussurrare con languida sensualità: "Mi piace l'odore dei cavalli e dei tori".
    Nel maggio del '42 si separa dal marito e si lega sentimentalmente a Victor Mature, suo partner in Follie di New York (Irving Cummings, 1942), ma non è lui a diventare il suo secondo marito, bensì Orson Welles che sposa lo stesso giorno in cui il divorzio da Judson diventa esecutivo. Da Welles ha una figlia, Rebecca, mentre sta per sfilarsi i guanti e cantare Put The Blame on Mame, Boys (Gilda, Charles Vidor, 1946).
    Il matrimonio finisce dopo qualche anno ma i due rimangono amici e girano insieme La signora di Shangai (Orson Welles, 1948), per il quale lei, arditamente, si taglia i capelli e si tinge biondo platino. Il film è un insuccesso commerciale, tanto che i produttori aspettano con trepidazione la ricrescita dei suoi capelli per sperare di rifarsi con Gli amori di Carmen (Charles Vidor, 1948).
    Nel frattempo si lega sentimentalmente ad Alì Khan, figlio del ricchissimo Aga Khan, uno dei capi spirituali dell'Islam. Le loro nozze, celebrate in Francia nel maggio del 1949, vengono ufficialmente condannate dal Vaticano che arriva a scomunicare la novella sposa e a dichiarare "figlio del peccato", qualsiasi frutto di questa unione. Yasmine nasce nello stesso anno e sarà lei a prendersi cura della madre quando il morbo di Alzheimer avrà inesorabilmente cancellato ogni sua splendida traccia. Dopo questo matrimonio, Hollywood la ripudia e la dimentica. Proprio lei, una delle attrici più disponibili e meno capricciose dello star-system, l'"Atomica" fotografata su Life durante la guerra, la pin up più amata d'America che si prodigava a firmare autografi nelle caserme e negli ospedali.
    Dal canto suo, lei continua a vivere dall'altra parte dell'Atlantico e per due anni fa solo la moglie e la madre, finché nei primi anni '50, dopo la rottura con Alì Khan, torna a casa e riprende i contatti con la Columbia. Il declino è già cominciato. Sorretto dall'alcool che consuma dentro e fuori uno schermo. Ma fa ancora la sua parte in film come Pioggia (Curtis Bernhardt, 1953), tratto dal racconto Miss Thompson di W. Somerset Maugham, o ancora di più in Pal Joey (George Sidney, 1957), dove supera bene il confronto con una giovane Kim Novak.
    Dopo la fine del suo quarto matrimonio (lui è l'attore cantante Dick Haymes), la sua carriera tocca il fondo. Eppure continua ad aspettare con fiducia "il suo film", quello che le permetterà di dimostrare di essere ancora una grande attrice. Intanto lavora a fianco di attori come Burt Lancaster e David Niven (Tavole separate, Delbert Mann, 1958), Gary Cooper (Cordura, Robert Rossen, 1959), John Wayne (Il circo e la sua grande avventura, Henry Hathaway, 1964).
    Nel 1972 Robert Mitchum accompagna una delle sue ultime apparizioni al cinema (La collera di Dio, Ralph Nelson). Non ha modo di girare "il suo film". Appena superati i sessant'anni viene colpita da una grave e implacabile malattia, l'Alzheimer. Si spegne il 15 maggio del 1987 all'Albert Einstein College and Hospital di New York. Malgrado la scomunica di quarant'anni prima, viene tumulata nel cimitero cattolico di Culver City.

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    3. Nico in Chelsea Girl

    Nico nasce a Colonia nel 1938 ed è una delle figure più affascinanti, elaborate e “aristocratiche” della storia del rock.
    Dopo una piccola parte nella Dolce Vita di Fellini, nel 1965 attrae l’attenzione del direttore di Rolling Stones, che le dà la possibilità di incidere per l’etichetta discografica Immediate, ma il singolo, nonostante vedesse la partecipazione di Brian Jones e Jimmy Page, risulta essere un fiasco. Trasferitasi a New York incontra Andy Warhol che la inserisce come cantante nei Velvet Undergound, dai quali però esce nel 1967 dopo aver contribuito a tre pezzi del loro album di debutto. Nico inizia così una carriera solista e, nel 1967, pubblica CHELSEA GIRL (1967), nato dalla collaborazione con Jackson Browne, Lou Reed e John Cale.
    Due anni più tardi esce, sempre con la produzione di Cale, THE MARBLE INDEX che ne svela l’indole drammatica e gotica.
    Tra gli anni ’70 e ’80, a causa dell’abuso di droghe e di una vita alquanto caotica, la sua carriera entra in una fase di confusione. Registra diversi album dal vivo con differenti case discografiche, e solo DRAMA OF EXILE del 1981 e il più famoso CAMERA OBSCURA sono gli unici lavori di studio prima della morte.
    Nico si spegne nel 1988 in seguito ad una banale caduta in bicicletta.

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    2. Grace Kelly in Caccia al ladro (To Catch a Thief)

    Dopo averle ripetutamente impedito di tornare a recitare, il principe Ranieri accettò che Grace Kelly interpretasse Marnie (Alfred Hitchcock, 1964). Non tanto perché avesse cieca fiducia nel mago del brivido, quanto per accontentare la moglie che, pur odiando Hollywood, non aveva mai smesso di amare il cinema. Stavolta, però, furono i sudditi del principato di Monaco a mostrarsi scandalizzati e la bella Grace si rassegnò per il resto della sua (breve) vita a fare il ruolo di Her Serene Highness.
    Nata il 12 novembre 1929, è la terza dei quattro figli di una ricca famiglia di Filadelfia. Da ragazzina soffre molto per l'incomprensione e la severità del padre che mal sopporta la sua timidezza e il poco amore che lei nutre per lo sport. Di tutto il clan dei Kelly è la più timida, la più cagionevole di salute, quella che sogna ad occhi aperti sui libri, invece di superare brillantemente (come il padre e i fratelli) ogni genere di traguardi atletici. Questo "complesso del padre" l'accompagnerà a lungo facendole scegliere uomini molto più grandi di lei, ai quali chiedere amore e approvazione. Nel 1947 si traferisce a New York e si iscrive all'Accademia di Arti Drammatiche convinta di poter finalmente dimostrare a tutti quello che vale. E' già una bellissima ragazza, elegante dentro gli abiti di tweed sapientemente abbinati a cappellini e guanti bianchi. Inizia a lavorare come modella, reclamizza dentifrici e qualcuno la paragona ad Ingrid Bergman. Dopo aver esordito sui palcoscenici di Broadway e aver raggiunto una discreta popolarità televisiva, nel 1951 debutta sul grande schermo con un piccolo ruolo (La quattordicesima ora, Henry Hathaway), ma già l'anno dopo ha una parte da protagonista e fa la moglie di Gary Cooper in Mezzogiorno di fuoco (Fred Zinneman, 1952). I due hanno 28 anni di differenza, ma questo non compromette il successo del film (Cooper si aggiudica anche un Oscar) e non impedisce l'inizio di una storia d'amore fuori dal set. Dopo Cooper si innamora di Clak Gable durante le riprese in Africa di Mogambo (John Ford, 1953), ma lui si fa desiderare e le dice: "Sono abbastanza vecchio per essere tuo padre". Nel film impersona una moglie austera e fredda, non priva però di una buona dose di passione repressa. Un ghiaccio bollente biondo molto apprezzato da Alfred Hitchcock che utilizza subito questi due elementi contrastanti della sua personaltà. Prima in Il delitto perfetto (1954) e poi ne La finestra sul cortile (1954) dove ce la mette tutta per sottolineare il suo sex-appel. A differenza delle altre dive hollywoodiane, lei non fa capricci. Sul lavoro è puntuale, scrupolosa e disponibile con i registi. Decisa a voler essere lei La ragazza di campagna (George Seaton, 1954) con questo film si guadagna l'Oscar nonché la corte serrata di William Holden. Durante le riprese di Caccia al ladro (Hitchcock, 1955), insieme a Cary Grant, conosce Ranieri di Monaco. All'epoca sta meditando di sposare il sarto Oleg Cassini, già marito di un'altra splendida donna, l'attrice Gene Tierney, ma il matrimonio va a monte perché i genitori, il padre soprattutto, non approvano (ancora una volta) le sue scelte sentimentali. Intanto, nel maggio del 1955 la rivista francese Paris Match annuncia lo scoop del Festival di Cannes di quell'anno "Il Principe azzurro incontra la Regina del cinema". Anche Ranieri sta al gioco e cede subito al suo fascino tanto che decide di recarsi negli Stati Uniti per chiederla in moglie. Stavolta i Kelly approvano la scelta e lei fa in tempo a girare Il cigno (Charles Vidor, 1956) e Alta società (Charles Walters, 1956) prima di dire addio al cinema. Poco prima delle nozze, celebrate nell'aprile del 1957, aveva dichiarato: "Se dovessi smettere ora per sposarmi... temo che per tutto il resto della mia vita mi preoccuperei chiedendomi che grande attrice sarei potura diventare." Anche se con qualche amarezza rispetterà per venticinque anni il copione di Her Serene Highness. Due mesi prima della sua scomparsa, avvenuta in seguito ad un tragico incidente automobilistico il 14 settembre 1982, dichiara invece che ci tiene ad essere ricordata soprattutto attraverso i suoi figli e i figli dei suoi figli.

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    Grace Kelly con Cary Grant

     
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    1. Claudia Cardinale in C'era una volta il West

    E pensare che lei il cinema non lo avrebbe voluto fare.
    Nata a la Goulette (Tunisia) il 15 aprile 1938 da genitori di origine siciliana, Claudia Cardinale muove i primi passi nel mondo del cinema proprio in Tunisia, partecipando a un piccolo film a basso costo e vincendo un concorso di bellezza per "la più bella italiana di Tunisi" che le permette di andare alla Mostra del cinema di Venezia.
    Nel 1958 si trasferisce con la famiglia in Italia e, senza grandi aspettative, decide di frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia. Ma lì non si sente a suo agio, l'ambiente la delude e soprattutto non riesce a controllare come vorrebbe la sua dizione, che risente di un forte accento francese. Così abbandona i corsi e decide di fare l'insegnante.
    Poi, per caso, grazie a una sua foto pubblicata su un settimanale, ottiene un contratto con la Vides, la casa di produzione di Franco Cristaldi, che nel 1967 diventerà suo marito. Cristaldi le procura piccoli ruoli all'interno di film importanti e così Claudia prende parte a I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli, Un maledetto imbroglio (1959) di Pietro Germi, I delfini (1960) di Francesco Maselli.
    In questo periodo, la Cardinale partorisce un figlio illegittimo, più avanti adottato da Cristaldi, e affronta con grande dignità e coraggio lo scandalo e i pettegolezzi che la vicenda provoca nella mentalità ancora rigida di quegli anni. Claudia dimostra di essere forte e tenace, lavora con maggiore impegno e proprio all'inizio degli anni Sessanta, ottiene i suoi maggiori successi con Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti e soprattutto con La ragazza con la valigia (1961) di Valerio Zurlini e La ragazza di Bube (1963) di Luigi Comencini. Soprattutto in quest'ultimo film, in cui finalmente recita non doppiata e anzi sfrutta al meglio le particolarità della sua voce, Claudia restituisce alla protagonista un'intensità e un'umanità davvero magistrali. Sempre nel 1963 interpreta anche il ruolo di Angelica ne Il Gattopardo di Luchino Visconti, il suo personaggio più celebre, quello che le ha fatto guadagnare un posto nella memoria cinematografica di tutti i tempi.
    Sono anni di grande popolarità per la Cardinale, che interpreta anche Otto e mezzo (1963) di Federico Fellini e prende parte a numerose produzioni hollywoodiane, come La pantera rosa (1963) di Blake Edwards, Il circo e la sua grande avventura (1964) accanto a John Wayne e I professionisti (1966) di Richard Brooks. Poi nel 1968, grazie a Sergio Leone, ottiene un altro grande successo con C'era una volta il West, in cui interpreta il ruolo della protagonista femminile. Nello stesso anno recita in Il giorno della civetta di Damiano Damiani e si cala con grande professionalità nei panni di una popolana siciliana, offrendo qui una delle sue interpretazioni migliori.
    Negli anni Settanta, la Cardinale e Cristaldi si separano e lei si unisce sentimentalmente al regista Pasquale Squitieri. Diretta dal nuovo compagno, interpreta Il prefetto di ferro (1977), L'arma (1978) e Corleone (1978). Poi, anche a causa di una nuova maternità, le sue apparizioni si fanno meno frequenti, fino ai primi anni Ottanta, quando torna ad essere una delle attrici italiane più richieste.
    Interpreta Pelle (1981) di Liliana Cavani, Fitzcarraldo (1982) di Werner Herzog, è l'amante di Mussolini in Claretta (1984) di Pasquale Squitieri e appare in Enrico IV (1984) di Marco Bellocchio. Nel 1991, recita accanto a Roberto Benigni ne Il figlio della pantera rosa di Blake Edwards e nel 1999 interpreta se stessa in Luchino Visconti di Carlo Lizzani.
    Claudia Cardinale, che ha scritto un'autobiografia dal titolo 'Io Claudia, tu Claudia', ha ricevuto a Berlino nel febbraio del 2002 l'Orso d'oro alla carriera, il coronamento di tanti anni di lavoro e di successi nel mondo del cinema.
    Negli ultimi anni inoltre la Cardinale ha lavorato molto a teatro. Nel 2000 ha debuttato con 'La venexiana' per la regia di Maurizio Scaparro, poi Pirandello con 'Come tu mi vuoi' e infine una lunghissima tournée per 'Lo zoo di Vetro' di Tennesse Williams.
    Ha ricevuto la Legion d'onore di Francia, l'onorificenza più alta conferita dalla repubblica francese.

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  12. Rogostei
     
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    Molto utile.
     
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    Grazie. :B):
     
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102 replies since 29/11/2012, 16:51   48026 views
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