Le 100 donne più belle del cinema

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    56. Laura Morante in Bianca

    Nata a Santa Fiora (Grosseto) il 21 agosto 1956, Laura Morante esordisce giovanissima a teatro con Carmelo Bene e non ancora ventenne e 'Ofelia' nel suo adattamento televisivo dell'Amleto.
    Dopo aver debuttato nel cinema con Oggetti smarriti (Giuseppe Bertolucci, 1980) nel ruolo di una tossicodipendente che si prostituisce, interpreta l'ambigua fidanzata di Ricky Tognazzi in La tragedia di un uomo ridicolo (Bernardo Bertolucci, 1981). Subito dopo traversa i Sogni d'oro (1981) di Nanni Moretti, interpretando Silvia, l'unica studentessa che segue con attenzione la lezione del professor Apicella su Leopardi. E accanto ad Apicella si ritrova in Bianca (Nanni Moretti, 1984).
    Bella e capace s'impone subito come una delle giovani attrici italiane piu sensibili e rigorose, frequentemente richiesta dai registi stranieri.
    Dalla meta degli anni '80 si trasferisce a Parigi, dove gira molti film e acquista la popolarita televisiva comparendo in un serial diretto da Paul Vecchiali. Nel 1988 torna a recitare in un film di Gianni Amelio (I ragazzi di Via Panisperna), dopo essere stata la protagonista insieme a Jean-Louis Trintignant e Fausto Rossi di Colpire al cuore (Amelio, 1983). In seguito dimostra di potersi misurare anche con ruoli meno drammatici (comunque sempre inquieti), come quello di Vittoria, la speaker radiofonica innamorata di due amici, Fabrizio Bentivoglio e Diego Abatantuono (Turnée, Gabriele Salvatores, 1990).
    Lavora nello sceneggiato televisivo La famiglia Ricordi (Mauro Bolognini, 1995), si sposta dalla Sicilia settecentesca di Marianna Ucria (Roberto Faenza, 1997) alla Ventotene dei nostri giorni per Ferie d'agosto (Paolo Virzi, 1996), una commedia che mette in risalto le sue doti di attrice brillante, confermate in Liberate i pesci (Cristina Comencini, 2000).
    Nel 1998 interpreta la sociologa assillata dal sesso in Lo sguardo dell'altro, (Vicente Aranda) e poi è Anita, moglie infelice di L'anniversario (Mario Orfini).
    Il teatro la vede in “Le relazioni pericolose” di Mario Monicelli, “Moi” di Benno Besson mentre al cinema torna accanto a Nanni Moretti per La stanza del figlio (2001, Palma d'oro a Cannes) e nel debutto alla regia di John Malkovic dove è una una ballerina, sua prima passione.
    Nel 2002 interpreta la scrittrice Sibilla Aleramo in Un viaggio chiamato amore, assieme a Stefano Accorsi nel ruolo del suo amante Dino Campana. Nel 2003 è in Ricordati di me di Gabriele Muccino. Quel suo atteggiamento profondo e confuso colpisce Pupi Avati che la vuole come unica protagonista del thriller Il nascondiglio. Nel 2003 tra i protagonisti della fiction televisiva Madre Teresa, l'anno dopo è Agrippina nella miniserie "Nerone" di Pau Marcus. Nel 2010 torna a lavorare con Avati in Il figlio più piccolo.
    Nel 2012 il debutto alla regia con Ciliegine, commedia italo-francese di cui è contemporaneamente anche sceneggiatrice, produttrice e interprete. Laura Morante si è cimentata anche con il doppiaggio: sua la voce italiana di Elastigirl in Gli incredibili. Ha fatto un cameo nella serie-cult "Boris" (10° puntata della 3° stagione). Nel 2009 ha ricevuto il Premio Federico Fellini 8 1/2 per l'eccellenza artistica al Bif&st di Bari. È madre delle attrici Eugenia Costantini ed Agnese Claisse, avute dal suo primo matrimonio col regista Daniele Costantini e da una relazione con l'attore francese George Claisse. Attualmente è sposata con l'architetto Francesco Giammatteo con il quale ha adottato un bambino russo.

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    Laura Morante con Nanni Moretti

     
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    55. Brigitte Helm in Metropolis

    Nome d'arte di Brigitte Eva Gisela Schittenhelm, attrice cinematografica tedesca, nata a Berlino il 17 marzo 1906 e morta ad Ascona (Svizzera) l'11 giugno 1996. Sebbene la sua carriera sia stata breve, limitata per lo più agli anni Trenta, la H. si affermò, sin dal suo esordio, come una delle icone del conturbante fascino femminile dell'epoca del cinema muto. Bellezza algida ed enigmatica, capace di conferire ai suoi personaggi sfumature sensuali, ottenne infatti un enorme successo già con Metropolis (1927) di Fritz Lang, rivelando una recitazione in perfetta sintonia con i canoni estetici del cinema espressionista.
    Dopo aver conseguito il diploma, fu scelta da Lang per il duplice ruolo della protagonista di Metropolis: Marie, docile lavoratrice della città del futuro, e il suo doppio malefico, costruito in laboratorio per incitare gli operai alla rivolta, automa seducente e provocatore che avrebbe ispirato molti robot femminili delle successive produzioni hollywoodiane. Nel 1927, in seguito al successo della sua interpretazione, la H. firmò un contratto con l'UFA, ottenendo, nello stesso anno, una parte in Am Rande der Welt (Ai confini del mondo) di Karl Grune, film di guerra dai toni pacifisti, tanto modificato dalla casa di produzione che il regista decise di prenderne le distanze. Al 1928 risale Die Jacht der sieben Sünden (Lo yacht dei sette peccati) di Jacob e Luise Fleck, e all'anno successivo Skandal in Baden-Baden (Che scandalo… quella donnina) di Erich Waschneck, film con i quali la casa di produzione tentò di trasformare la H., impegnata in ruoli di donna fatale, in una star internazionale. Perfettamente in linea con il personaggio del suo esordio è invece quello affidatole in Alraune (1928; La mandragola) di Henrik Galeen, horror fantastico che riprende motivi espressionisti, in cui è una donna, nata da un esperimento, che esercita con divertita crudeltà il suo potere distruttivo ed erotico; due anni più tardi la H. avrebbe recitato anche nella versione sonora del film (La figlia del male) diretta da Richard Oswald. Fu Georg Wilhelm Pabst, che nel 1927 le aveva offerto la parte dell'angelica ragazza non vedente in Die Liebe der Jeanne Ney (Il giglio nelle tenebre), a cogliere in lei la possibilità di interpretare film in cui l'esasperazione degli stilemi espressionistici risulta problematizzata da tratti realistici. Le affidò così il ruolo di un'inquieta donna sposata, combattuta tra la volontà di rispettare le regole della società borghese e il desiderio di infrangerle, nel dramma psicologico Abwege (1928; Crisi) e, quattro anni più tardi, quello della misteriosa e ambigua regina Antinea nel film sonoro Die Herrin von Atlantis (Atlantide). Nel 1929 aveva lavorato nel francese L'argent diretto da Marcel L'Herbier, melodramma liberamente ispirato al romanzo di É. Zola, e in Die wunderbare Lüge der Nina Petrowna (Sublime menzogna) di Hanns Schwarz, nel ruolo di una prostituta di buon cuore.
    Con l'avvento del sonoro le apparizioni cinematografiche della H. si fecero più rare e meno significative, rimanendo il suo stile recitativo, composto e al contempo solenne, legato all'espressività del cinema muto. Offrì la sua ultima interpretazione in Ein idealer Gatte (1935; Un marito ideale) di Herbert Selpin, adattamento di An ideal husband di O. Wilde scritto da Thea von Arbou. Nello stesso anno la H., sciolto il contratto con l'UFA, sposò un industriale ebreo e, critica nei confronti del nazismo, abbandonò la Germania, trasferendosi prima a Monaco di Baviera, poi in Svizzera; con limitate eccezioni di film in cui compare nel ruolo di sé stessa, rifiutò tutti i ruoli che le vennero in seguito offerti.

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    54. Catherine Deneuve in Bella di giorno (Belle de jour)

    Musa ispiratrice dello stilista Yves Saint-Laurent, Catherine Deneuve è una delle donne più belle del mondo, l'unica in grado di rimpiazzare la mitica Brigitte Bardot nell'incarnare i tratti tipici della bellezza francese.
    Vero nome Catherine Dorléac, la Deneuve nasce il 22 ottobre 1943 a Parigi, figlia d'arte in una famiglia di artisti. Il padre Maurice Dorléac (più noto come Maurice Teynac) e la madre Renée Deneuve sono entrambi attori e anche sua sorella Françoise si dedica, come lei, alla recitazione, prima di morire tragicamente in un incidente automobilistico nel 1967.
    Catherine debutta nel mondo dello spettacolo giovanissima, interpretando piccoli ruoli fino al 1963, l'anno in cui Roger Vadim la sceglie per Il vizio e la virtù. Ma il primo vero successo arriva, sempre nello stesso anno, grazie al film Les parapluis de Cherbourg di Jacques Demy, che riscuote grossi consensi in Francia, ottiene la Palma d'oro a Cannes e ben cinque candidature ai premi Oscar.
    Il '63 è davvero un anno fondamentale nella vita della Deneuve, perché oltre ad essere l'anno dei primi riconoscimenti, coincide anche con la sua prima maternità. Il 18 giugno 1963 nasce infatti Christian, frutto della passione di Catherine per Roger Vadim. Due anni più tardi la Deneuve si sposa con il fotografo inglese David Baily, suo unico marito, da cui divorzia ufficialmente nel 1972.
    Nel 1967 l'attrice conquista la fama internazionale grazie a Bella di giorno di Luis Buñuel e comincia a lavorare con registi importanti, arrivando fino a Hollywood. Con La mia droga si chiama Julie (1969) ottiene un enorme successo e intanto non smentisce le voci che le attribuiscono un breve flirt con il regista François Truffaut.
    Nel 1971 fonda la sua casa di produzione, Les films de la Citrouille, e poi incontra Marcello Mastroianni. Dalla loro chiacchierata unione il 28 maggio 1972 nasce Chiara Mastroianni, anche lei attrice. Durante gli anni Settanta Catherine partecipa a moltissimi film senza però ottenere particolari riconoscimenti, fino alla sua splendida interpretazione in L'ultimo metrò di François Truffaut, che le permette di conquistare il suo primo premio César. Il secondo César arriva nel '92, per Indocina di Régis Wargnier, che le regala anche una nomination all'Oscar. Nel 1998 conquista a Venezia la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile nel ruolo di Marianne in Place Vendôme di Nicole Garcia e nel 2002 interpreta Dancer in the dark di Lars Von Trier, ottenendo la parte in un modo davvero curioso. La Deneuve infatti, affascinata dall'intensità del film Le onde del destino, scrive personalmente al regista danese per dimostrargli la sua stima e per chiedergli di poter lavorare nel suo prossimo film. Ed è così che ottiene il ruolo di Cathy accanto alla cantante islandese Björk.
    Nel 2002 Catherine è di nuovo al Lido di Venezia, protagonista di Au plus près du paradis, diretto da Tonie Marshall ed è anche nel cast dell'atteso giallo al femminile 8 donne e un mistero di François Ozon, in cui recita accanto a Isabelle Huppert, Emmanuelle Béart e Fanny Ardant.
    Nel 2008, secondo i critici, era una delle possibili vincitrici del premio alla miglior attrice al Festival di Cannes per Racconto di Natale, premio che successivamente non vinse, ricevette però un Premio speciale del 61º Festival.[1] È considerata come una delle più grandi attrici francesi.

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    53. Jacqueline Bisset in Effetto notte (La Nuit américaine)

    Il suo nome ha sempre fatto pensare erroneamente che fosse francese, ma la Bisset è nata e cresciuta in Inghilterra. Grazie alla sua bellezza, nel 1967 Jacqueline Bisset ottiene una piccola parte in Cul de sac di Roman Polanski e viene scelta per affiancare David Niven e Orson Welles in James Bond 007 - Casino Royale.
    Negli anni '70 lavora con i più grandi registi del cinema - basti fare il nome di François Truffaut, che la dirige nel 1972 in Effetto notte, e che le regala l'immagine di attrice seria e impegnata - e in cast stellari come quelli di Assassinio sull'Orient Express, dove recita al fianco di Sean Connery, Lauren Bacall, Anthony Perkins e Ingrid Bergman, La donna della domenica con Marcello Mastroianni e Jean-Louis Trintignant e Ormai non c'è più scampo con Paul Newman.
    Nel 1977 viene nominata "l'attrice più bella di tutti i tempi" dal magazine Newsweek grazie al film Abissi, in particolar modo per via delle scene che la vedono nuotare sott'acqua, e che lanceranno la moda della "maglietta bagnata" nel mondo. Dopo aver recitato in Ricche e famose (1981) la Bisset ottiene anche il favore della stampa statunitense che inizia a considerarla un'attrice seria e preparata.
    Tra i riconoscimenti ottenuti nella sua lunga carriera ci sono le nomination ai Golden Globe per L'onda lunga (1968), Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d'Europa (1978), Sotto il vulcano (1984) e per il film tv Giovanna d'Arco (1999), nonché un César award, l'equivalente francese dell'Oscar, per Il buio nella mente (1995) di Claude Chabrol. Più recentemente ha recitato in Mr. & Mrs. Smith (in fase di montaggio la scena è stata tagliata), ha partecipato come guest-star a due episodi della celebre serie tv Ally McBeal e ha vestito i panni di Sophie Wynn nel bio-pic Domino.

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    Jacqueline Bisset tra Jean Pierre Léaud e François Truffaut

     
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    52. Liv Ullman in Persona

    Figlia di un ingegnere aeronautico norvegese, Liv Johanne Ullmann è nata a Tokyo, in Giappone, il 16 dicembre 1939. In seguito all'invasione nazista della Norvegia, i genitori decisero di trasferirsi a Toronto, in Canada, e dopo la morte accidentale del padre, ucciso dall'elica di un aereo, la madre si trasferì con Liv nella sua città natale: Trondheim (Norvegia).
    Decisa a diventare un'attrice, Liv Ullmann ha studiato alla Webber-Douglas Academy di Londra, e alla fine degli anni Cinquanta ha iniziato a recitare in una compagnia di repertorio di Stavanger, nella regione norvegese di Rogaland. Dopo il suo debutto cinematografico nel film di Edith Carlmar Fjols til fjells (1957), Liv Ullmann ha lavorato al Teatro Norvegese e al Teatro Nazionale di Oslo, e nel 1960 ha sposato Gappe Stang. Nel 1966, è stata protagonista, con Bibi Andersson, del film di Ingmar Bergman Persona (1966), che ha dato il via ad un lungo rapporto professionale e personale con il regista svedese. Bergman e la sua attrice favorita hanno vissuto insieme per molti anni, e hanno avuto una figlia, Linn Ullmann, che qualche volta è apparsa in film interpretati dalla madre.
    Liv Ullmann ha ottenuto due nomination all'Oscar, per il film di Jan Troell Karl e Kristina (1971), e per L'immagine allo specchio (1976), di Ingmar Bergman. Nel 1975, ha debuttato a Broadway, in 'Casa di bambola', e due anni dopo ha pubblicato 'Changing', la sua autobiografia. Nel 1985, l'attrice norvegeseha sposato Donald Saunders.
    Dopo la prima esperienza come regista, l'episodio 'Parting' del film canadese Love (1982), la Ullmann ha diretto Sofie (1992), Kristin Lavransdatter (1995), e un frammento di Lumière et compagnie (1995). Nel 1996, Liv Ullmann ha realizzato Conversazioni private, scritto da Ingmar Bergman, e recentemente ha diretto L'infedele (2000), sempre sceneggiato dal suo ex compagno.

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    Liv Ullmann con Bibi Andersson

     
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    51. Hilary Swank in Million Dollar Baby

    La dirompente bellezza androgina racchiusa in un corpo atletico e in quei lineamenti forti, addolciti da uno sguardo decisamente seduttivo, la rendono una tra le donne più affascinati di Hollywood. Ma il biglietto da visita di questa tosta "bad-girl" è senz'altro la tenacia e l'indiscutibile talento! Con l'amore per il teatro che scorre nelle vene, Hilary Swank debutta sul palcoscenico a soli 9 anni nel ruolo di Mowgli ne "Il Libro della Giungla".
    Oltre a coltivare la passione per la recitazione, la giovane, durante l'adolescenza, eccelle in vari sport come il nuoto e la ginnastica artistica, entrambi praticati a livello agonistico con vittorie e piazzamenti in ambito nazionale.

    Da Buffy a Karate Kid
    Dopo aver vissuto fino all'età di 16 anni a Bellingham nello stato di Washington, la ragazza decide di seguire la sua predilezione per la settima arte, trasferendosi a Los Angeles in cerca di fortuna. Nella sfavillante città degli angeli e dei sogni spesso infranti, Hilary e la madre Judy, avendo risorse economiche assai limitate, sono costrette a vivere i primi mesi in automobile. Ma la fortuna gira per tutti e, finalmente, la fanciulla viene notata dalla produttrice Suzy Sachs che le trova presto un ingaggio nel telefilm ABC TGIF, al fianco di Tim Allen. Nel 1992 esordisce al cinema in Buffy L'ammazzavampiri, dove indossa i panni dell'amica del cuore della bionda cacciatrice che ha il volto di Kristy Swanson.
    Ventiquattro mesi più tardi, sbaraglia migliaia di aspiranti "eroine" ottenendo il ruolo da protagonista in Karate Kid 4: prima delle riprese si prepara meticolosamente, allenandosi cinque ore al giorno.

    Verso gli Oscar
    Il 28 Settembre del 1997 convola a nozze con il collega Chad Lowe, incontrato sul set di Lolita - I peccati di Hollywood: i due sono ora separati.
    Nel 1999 la carriera di questa 32enne, dalle radici spagnole e native americane, subisce un'eccezionale svolta quando si aggiudica la parte dell'ambigua Teena Brandon nello sconvolgente Boys Don't Cry. Il film tratta la storia vera di una giovane del Nebraska che si celava sotto spoglie maschili spacciandosi come Brandon Teena. La performance da ragazzaccio offertaci dalla star è tanto sbalorditiva quanto sconcertante. Così, la notte della 72esima edizione degli Academy Awards, Hilary riceve l'Oscar come Miglior Attrice Protagonista dalle mani di Roberto Benigni, premio soffiato a una molto più accreditata Annette Bening.
    Nel 2005, la stella sottrae ancora una volta la statuetta alla "Signora Betty" grazie alla sublime interpretazione in Million Dollar Baby. Per infiliare i guantoni dell'ostinata pugilessa, la diva si è allenata duramente, giorno e notte. E pensare che il personaggio di Maggie Fitzgerald era stato assegnato inizialmente a Sandra Bullock, che abbandonò il plurinsignito progetto di Mr. Eastwood per altri impegni.
    Nel 2006, la Swank incanta la controversa Black Dahlia nel noir di Brian De Palma. Nell'anno che segue, si cimenta nelle vesti di una determinata insegnante in Freedom Writers e in quelle dell'ex missionaria Katherine Winter nell'horror I segni del male. Gira inoltre il romance P.S. I Love You - Non è mai troppo tardi per dirlo , al fianco di James Marsters, mentre nel 2009 interpreta la pioniera dell'aviazione Amelia Earhart, nel film diretto da Mira Nair, Amelia. Nel 2011 partecipa al romance natalizio Capodanno a New York
    Vegetariana, nel tempo libero l'attrice pratica lo sci, lo sci d'acqua e il rafting. Non disdegna mai la compagnia dei suoi piccoli animali domestici: un gatto, due cani e un pappagallo.

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    Hilary Swank con Morgan Freeman

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    Hilary Swank con Clint Eastwood

     
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    50. Daria Halprin in Zabriskie Point

    Classe 1947, Daria Halprin nasce a San Francisco negli Stati Uniti in California.
    La sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film Zabriskie Point (1970) di Michelangelo Antonioni dove ha interpretato la parte di Daria.

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    49. Fanny Ardant in La signora della porta accanto (La femme d'à côté)

    Figlia di un ufficiale di cavalleria, Governatore del Palazzo Grimalfi nel Principato di Monaco, Fanny Ardant trascorre la giovinezza viaggiando in giro per l'Europa. Studia Scienze Politiche nella sezione Relazioni Internazionali, cercando di orientare la sua carriera verso l'attività diplomatica. Solo negli anni '70 Fanny decide di muovere i primi passi verso la carriera di attrice iscrivendosi al corso di Arte Drammatica di Périmony a Parigi. Esordisce quindi con alcune produzioni teatrali e serie televisive (Les dames de la côté di Nina Companeez) per approdare finalmente al cinema nel 1979 con un film di Alais Jessua, L'uomo dei cani.
    Intorno agli anni '80 si può datare il vero consolidamento della carriera di attrice, in seguito all'incontro con Francois Truffaut, il quale si innamora di lei e la sceglie come interprete di alcuni dei suoi piu bei film, La signora della porta accanto del 1981 e Finalmente domenica! del 1983. Nel 1981 Fanny Ardant sposa Francois Truffaut, precedendo solo di tre anni la morte del celeberrimo artista francese. Da questo amore nasce una figlia, Josephine Truffaut.
    Subito dopo la morte del marito, Fanny interpreta ruoli sempre più ricercati, come L'amour à mort di Alain Resnais o Desiderio di Anna Maria Tatò, entrambi del 1984.
    Anche un altro grande regista italiano la nota e la sceglie come interprete per i suoi film: è con Ettore Scola che sarà nel cast de La Famiglia, accanto a Vittorio Gassman e Stefania Sandrelli, e ne La Cena. Nel 1994 Fanny riceve finalmente la sua prima nomination al premio César grazie al film Il colonello Chabert, interpretato accanto a Gérard Depardieu, altro grande amore dell'affascinante attrice francese, conosciuto agli esordi della propria carriera durante le riprese del film di Truffaut La signora della porta accanto.
    Con questo film l'attrice riconquista fama e celebrità nei confronti del grande pubblico, arrivando perfino ad Hollywood, dove è chiamata ad interpretare il remake di Sabrina nel 1995, al fianco di Harrison Ford. Allo stesso anno si può datare un'altra collaborazione con un grande regista, Michelangelo Antonioni, per il quale interpreta un ruolo nel film del 1995 Al di là delle nuvole e che nel 1996 le fa conquistare il suo primo César con Di giorno e di notte .
    Nel 2001 Franco Zeffirelli le affida il ruolo di Maria Callas nel celebre film Callas Forever, dopo averla ammirata nelle stesse vesti in un musical teatrale del 1997.
    Nel 2002, alla maturità della sua carriera, già madre di tre bambine, Lumir, Josephine e la piccola Baladine, Fanny Ardant interpreta un ruolo nel film tutto al femminile 8 donne e un mistero, con Catherine Deneuve, Isabelle Huppert e Emmanuelle Béart. Nel 2007, invece, interpreta il ruolo di Caterina nella pellicola del giovane Vincenzo Marra L'ora di punta.
    Nel 2009 realizza il suo primo film come regista: Cendres et sang.

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    Fanny Ardant con Gérard Depardieu

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    48. Shannyn Sossamon in Le regole dell'attrazione (The Rules of Attraction)

    Vestiti trendy e assolutamente singolari, nulla di sontuoso, lontana dalle classiche mise griffate. Eppure risulta sempre elegantissima, anche quando ha i capelli completamente scompigliati. Tutti gli uomini vorrebbero essere baciati, anche solo sulla guancia, da lei e tutte le donne vorrebbero averla come migliore amica. Troppo originale per il cinema, più a suo agio nelle discoteche.
    Hawaiana, ma anche francese, tedesca, irlandese, filippina e naturalmente americana. Un nome lunghissimo per una bambina che a soli 3 anni, con la sua famiglia si è spostata dalle isole più belle del mondo a una località come Reno, in Nevada. All'età di 17 anni, dopo il diploma liceale, lascia la città per inseguire una carriera di ballerina a Los Angeles, ma mentre studia alla Dance Unlimited, diventa la D.J. più in voga di tutti i migliori club della città. Per guadagnarsi qualche soldino in più, appare anche in telefilm come Mr. Show with Bob and David (1997) nel ruolo di una fotomodella, ma accetta di comparire persino in videoclip come "Strong Enough" di Cher, "Make me bad" dei Korn e "God gave me everything" di Mick Jagger. La recitazione non era certo la sua priorità, ma quando nel 1999, Shannyn aiutava un suo amico d.j. al party di compleanno di Gwyneth Paltrow, è stato scritto un nuovo capitolo della sua vita.
    Notata da un'invitata, la direttrice di casting Francine Misler, Shannyn viene invitata per un'audizione in un film con Heath Ledger. Battuta Kate Hudson (che ambiva al ruolo di protagonista femminile) entra nel cast de Il destino di un cavaliere (2001), nella parte di Lady Jocelyn, diventando grande amica di Ledger, ma anche di Rufus Sewell, Paul Bettany, Mark Addy e James Purefoy. Il film, fra musica anni '70 e armature, le fa toccare le vette del successo e la fa acclamare da quella fetta di pubblico giovanile che vede in Shannyn un nuovo tipo di femminilità, più sprezzante e meno sottomessa alle forme perfette e, quindi, anche ai canoni di bellezza contemporanei. L'anno seguente, entra nel cast del provocatorio Le regole dell'attrazione, accanto a Faye Dunaway e James Van Der Beek, poi recita soprattutto in pellicole horror per teenagers, imponendosi come una delle queen's scream della prima metà del Duemila.
    Nel frattempo, diventa mamma, dando alla luce il suo primo figlio, dal nome assai singolare di Audio Science Clayton, avuto dal suo ragazzo, l'istruttore di kickboxing Dallas Clayton. Nel 2006, torna alla carica con L'amore non va in vacanza, accanto a Cameron Diaz e Jack Black e con l'horror Catacombs; poi, a partire dal 2007, è impegnata nel telefilm Dirt, nel ruolo di Kira Klay. Nel 2008 si confronta invece con un veterano del cinema, Christopher Lee, in The Heavy (2008), ma quando non è impegnata sul set, continua la sua attività di d.j. ogni martedì nei club di Los Angeles.

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    47. Keira Knightley in Anna Karenina

    È diventata famosa come maschiaccio con divisa da calciatrice e scarpe coi tacchetti nel film campione di incassi del 2002 Sognando Beckham. Ma già allora Keira Knightley, all’epoca diciassettenne, aveva una filmografia da enfant prodige. Nata a Teddington, in Inghilterra, il 26 marzo del 1985, Keira è figlia dell’attore Will Knightley e dell’attrice Sharman Macdonald. A sei anni ha già un suo agente e esordisce di fronte alle telecamere per il film tv ‘Royal celebration’ (1993). Da ragazzina è dislessica e ha difficoltà a leggere e a scrivere. Ma se questo le crea qualche problema a scuola, non le impedisce tuttavia di collezionare tanti altri ruoli sul piccolo schermo.
    Al cinema esordisce come controfigura della principessa Amidala, Nathalie Portman, nel film Guerre stellari – La minaccia fantasma. Poi prende parte al film horror The Hole, dove si esibisce in una scena di nudo. Nel 2001, cambiando completamente registro, imprime una svolta la propria carriera. Mentre è alle prese con la preparazione degli esami per diplomarsi, viene presa per recitare nel film Sognando Beckham. Un successo mondiale che la porta in vetta ai box office di tutto il mondo.
    Ma sarà smettendo i panni del maschiaccio aspirante campione di calcio per mostrarsi in tutta la sua femminilità che conquisterà la fama mondiale e le copertine dei magazine di moda più patinati: nel 2003 è al fianco di due icone maschili come Johnny Depp e Orlando Bloom in La maledizione della prima luna, un altro sorprendente successo mondiale. Poi è Ginevra nel film King Arthur e una delle tante star inglesi nella commedia Love Actualy di Richard Curtis. Ma è ancora con le ambientazioni d’epoca che la bellissima Keira conquista i maggiori consensi. Nel 2005 veste i panni di Lizzie, l’eroina del romanzo di Jane Austin, Orgoglio e pregiudizio. Un film che le regala a nemmeno ventun’anni la sua prima nomination all’oscar. Nel settembre del 2006 partecipa al secondo episodio della fortunata serie picaresca Pirati dei Caraibi: la maledizione del forziere fantasma. Poi a Seta, dal libro di Baricco. Nel 2008 è la protagonista di La duchessa, film sulla la storia di Lady Georgiana Spencer, antenata di Lady Diana, prima moglie del quinto duca del Devonshire, William Cavendish.
    Dopo una pausa di un anno, come aveva più volte annunciato, la Knightley è tornata sul set a fine 2008 per il film Last Night, accanto all'attore francese Guillaume Canet ed Eva Mendes, mentre nell'aprile 2009 ha recitato in Non lasciarmi, trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro. Saltata invece la trasposizione cinematografica di Re Lear di William Shakespeare,[6] nei panni di Cordelia, la figlia più piccola del Re shakespeariano, interpretato da Sir Anthony Hopkins: il cast avrebbe compreso anche Gwyneth Paltrow e Naomi Watts.
    Alla fine di settembre 2011 prende parte come protagonista al progetto di Joe Wright, nel film tratto dal romanzo di Lev Tolstoj dal titolo omonimo Anna Karenina.

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    Edited by Albrecht - 6/3/2013, 15:45
     
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    46. Simone Signoret in Casco d'oro (Casque d'or)

    Il vero cognome di Simone Signoret è Kaminker. Nata a Wiesbaden, in Germania, il 25 marzo 1921, Simone Signoret crebbe a Parigi. A vent'anni, la bellissima Simone iniziò ad ottenere piccoli ruoli in film come L'amore e il diavolo (1942), di Marcel Carné. Durante l'occupazione nazista della Francia, Simone Signoret non aveva il permesso di lavorare, perché il padre, che era stato costretto a rifugiarsi in Inghilterra, era ebreo. Così, Simone faceva l'attrice quando era possibile, ma per mantenere la madre e i tre fratelli più giovani si adattava a fare anche altri lavori. Attiva nella resistenza all'occupazione tedesca, continuò a collaborare con le organizzazioni partigiane francesi anche dopo avere lasciato la Francia per l'Inghilterra.
    Nel 1948, l'attrice francese è protagonista di Dédée d'Anvers e lo stesso anno sposa il regista del film Yves Allégret. Poi, interpreta nuovamente il ruolo di una prostituta nel film di Max Ophuls La ronde ' Il piacere e l'amore (1950) e in Casco d'oro (1951), di Jacques Becker, che le fa vincere il British Film Industry Award e la trasforma in una star.
    Due anni dopo il divorzio da Yves Allégret, nel 1951 Simone Signoret sposa Yves Montand. Simone e l'attore-chansonnier hanno in comune anche una grande passione politica. Hollywood vuole questi due straordinari attori, ma le autorità americane (siamo nell'era McCarthy) non concedono il visto d'ingresso negli Stati Uniti a causa della loro militanza nel partito comunista francese.
    Nel marzo del 1960, Simone Signoret è a Los Angeles, dove riceve l'Oscar come migliore attrice per la sua interpretazione di Alice Aisgill nel film britannico La strada dei quartieri alti (1959), di Jack Clayton. Yves Montand, che sta lavorando con Marilyn Monroe nel film di George Cukor Facciamo l'amore, è con lei e per la prima volta può cantare a New York e San Francisco. Nel 1965, Simone Signoret è con Vivien Leigh nel film di Stanley Kramer La nave dei folli.
    Negli anni Settanta, l'attrice francese lavora in film come Le chat ' L'implacabile uomo di Saint-Germain (1971), di Pierre Granier-Deferre; con lo stesso regista, la Signoret gira il suo ultimo film, Etoile du nord (1982), ancora tratto da un romanzo di George Simenon, prima della morte avvenuta in Normandia il 30 settembre 1985.

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    Simone Signoret con Serge Reggiani

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    Simone Signoret con Serge Reggiani



    Edited by Albrecht - 6/3/2013, 15:44
     
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    45. Freida Pinto in The Millionaire

    Nata il 18 ottobre 1984 a Mumbai, da una famiglia cattolica, figlia della preside della St. John's Universal High School di Goregaon e di un manager della Banca di Baroda, cresce assieme alla sorella Sharon, produttore associato del canale di news NDTV. Sogna di fare l'attrice fin dall'infanzia e a soli 10 anni, influenzata dalla passione per la vita di numerose attrici indiane e dalla vincita a Miss Universo 1994 di Sushmita Sen, fa di quel sogno il senso della sua intera esistenza. Dopo aver studiato alla St. Joseph School di Malad e completato il suo percorso didattico con una laurea in letteratura americana e una in psicologia ed economia al St. Xavier College di Mumbai, entra in alcune compagnie teatrali, riuscendo anche a strappare un contratto alla Elite Model Management. La Pinto sfilerà e poserà davanti all'obiettivo della macchina fotografica per due anni e mezzo, soprattutto a Mumbai. Oltre a questo, diventa la presentatrice del programma "Full Circle" (2006-2007) un programma di viaggi che la vedranno spiegare le mete turistiche più ambite (Afghanistan, Tailandia, Singapore, Malaysia, Indonesia e le isole Fiji) ai cittadini indiani.
    Provinata per il ruolo dell'amore infantile e mai dimenticato Latika da Danny Boyle, viene scelta come protagonista femminile di The Millionaire (2008) che le regalerà la notorietà e nomination varie ai BAFTA e agli MTV Movie Awards. A sorpresa però, la Pinto non si sente un'attrice completa e continua a perfezionarsi a soli tre mesi dall'uscita del film in un laboratorio teatrale con Barry John. Purtroppo perderà però il ruolo della bond girl Camille in Quantum of Solace (2008), la produzione le preferirà la russa Olga Kurylenko, così come non sarà nel cast di Sucker Punch (2011) al posto di Emma Stone (lì, invece, le si preferirà Jamie Chung). Sarà invece nel cast di Miral (2010) e in Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni (2010) di Woody Allen con Anthony Hopkins e Antonio Banderas. L'anno successivo viene scelta per affiancare James Franco nel fantascientifico L'alba del pianeta delle scimmie, diretta da Rupert Wyatt, interpreta il ruolo di Fedra nell'epico Immortals 3D ed è tra i protagonisti del drammatico Il principe del deserto, di Jean-Jacques Annaud.

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    44. Greta Garbo in Margherita Gauthier (Camille)

    Gelida, riservata e misteriosa Greta Garbo è la Divina, una delle star più luminose di Hollywood. Vero nome Greta Lovisa Gustaffson, la più grande diva degli anni Trenta nasce povera, il 18 settembre 1905 a Stoccolma, figlia di un netturbino e di una donna di servizio, e appena quattordicenne rimane orfana del padre. Abbandona dunque la scuola e inizia a lavorare prima presso la bottega di un barbiere e poi come commessa nei Magazzini P.U.B. dove spesso viene anche utilizzata come modella. A quindici anni Greta è scelta per interpretare 'Herr Och Fru Stockolm', un filmato pubblicitario dei grandi magazzini che viene proiettato nei cinema, poi, dopo altre piccole apparizioni negli short pubblicitari, il regista Eric Petscher le offre una particina in Peter the tramp (1920) e Greta decide di studiare recitazione iscrivendosi alla Scuola del Teatro Reale di Stoccolma.
    A diciotto anni ottiene il suo primo ruolo da protagonista in La leggenda di Gösta Berling (1924) di Mauritz Stiller e il successo immediatamente ottenuto la porta nel 1925 in Germania per interpretare La via senza gioia di Georg Wilbelm Pabst, un complicato melodramma che rivela al mondo le doti interpretative dell'attrice e che attira su di lei l'attenzione del produttore americano Louis B. Mayer. Greta Garbo ottiene così un contratto di cinque anni con la MGM e si trasferisce ad Hollywood dove rimarrà per circa sedici anni, impersonando misteriose e affascinanti eroine in tanti film di enorme successo. Nel 1927 interpreta accanto a John Gilbert, con il quale la stampa rosa le attribuisce una relazione, La carne e il diavolo, celebre per la scena, da molti considerata sacrilega, in cui la Garbo fa ruotare il calice che le porge il sacerdote, per appoggiare le labbra proprio dove le aveva messe il suo amante. Dopo La donna misteriosa (1928) e La modella (1930), Greta Garbo 'parla' per la prima volta sul grande schermo nel celebre Anna Christie di Clarence Brown, che le vale una nomination all'Oscar e che la rende indimenticabile per una frase, la sua prima battuta, tanto semplice quanto ricordata negli anni: 'Dammi un whisky, con ginger ale a parte, e non essere tirchio, tesoro'.
    Con i film successivi, Romanzo (1930), La cortigiana (1931), Come tu mi vuoi (1931), Greta Garbo diventa sempre più famosa e imitata, sia per il suo stile e per le sue indiscusse doti interpretative, sia per la sua ambiguità e per il suo fascino misterioso, di cui tanto si parlava all'epoca e si scrive ancora oggi.
    Nel 1932 la Garbo interpreta, insieme a molti altri divi della MGM, il famosissimo Grand Hotel, poi si dedica a grandi eroine della storia, vestendo i panni di Mata Hari e della regina Cristina, ribelle svedese che non vuole piegarsi alle ragioni di stato, nei film omonimi e infine interpretando il ruolo di Anna Karenina nell'adattamento di Clarence Brown del romanzo di Tolstoj.
    Dopo aver ricevuto ancora due nomination all'Oscar per Margherita Gautier nel 1936 e per Ninotchka nel 1939, Greta Garbo abbandona le scene dopo aver interpretato Non tradirmi con me di George Cukor nel 1941 e si trasferisce a New York.
    Nel 1954 le viene finalmente assegnato un Oscar speciale per "le sue indimenticabili interpretazioni", ma l'attrice, ormai lontanissima da qualsiasi uscita pubblica, non si presenta alla cerimonia del ritiro. Il 15 aprile 1990 muore in solitudine e viene sepolta al cimitero Skogskyrkogarden di Stoccolma.

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    43. Marlene Dietrich in Marocco (Morocco)

    Figlia di una gioielliera e di un ufficiale di polizia, Marlene Dietrich esordì presto sulle scene, affrontando una dura gavetta; dopo il matrimonio con Rudolf Sieber, si dedicò all'attività teatrale e ottenne qualche parte di scarso rilievo nel cinema. Fu nel 1930 che l'attrice finalmente raggiunse il successo, grazie al regista Josef von Sternberg e alla mitica interpretazione nel film Der blaue Angel (L'angelo azzurro, 1930), che la impose all'attenzione internazionale e creò il mito di una diva peccaminosa e sensuale, capace di impersonare il torbido avvento dei tempi nuovi. Dopo il successo si trasferì ad Hollywood, dove, grazie al sodalizio con Sternberg, intraprese la sua sfolgorante carriera nel cinema americano. Tra i film frutto del sodalizio col regista tedesco ricordiamo Morocco (Marocco, 1930), in cui Marlene appariva vestita con un frac nero e un cappello a tuba, e poi ancora, Dishonored (Disonorata, 1931), in cui incarnò la parte di una spia austriaca durante la prima guerra mondiale. Si andava consolidando il "personaggio Dietrich", ovvero la solitaria donna fatale, intelligente e indipendente, con una forte carica sensuale e un'altrettanto forte ambivalenza di genere. Il successivo Shangai Express (Shangai Express,1932) la confermò ancora di più in questo ruolo. Seguirono molti altri film di grande successo, quali Blonde Venus (Venere Bionda, 1932), The Scarlet Empress (L'imperatrice Caterina, 1934) e The Devil Is a Woman (Capriccio spagnolo, 1935). Le gambe provocanti di Marlene, il suo esplicito sadismo nei confronti dell'altro sesso, la sua aura di "angelo del male", irrompono nello star-system hollywoodiano come una miscela esplosiva. Intorno al personaggio si addensa un misterioso alone di freddezza e di aristocrazia nordica, che già era simboleggiato da Greta Garbo, con la quale, però, la Dietrich si guarda bene dal competere. Dopo la partecipazione a qualche commedia e a film sentimentali di poco conto, l'attrice tornò alla ribalta in un genere nuovo, un western in cui impersonava una cantante di saloon: Destry Rides Again (Partita d'azzardo, 1939). Era il 1939, anno in cui la Dietrich divenne cittadina americana. Da sempre ostile al nazismo, Marlene decise di impegnarsi attivamente sostenendo le truppe americane in Africa e in Italia, sebbene si sentisse ancora molto legata alla sua patria d'origine. Era il tempo di "Lili Marlene", della canzone che l'avrebbe accompagnata per il resto della sua vita. Nel dopoguerra lavorò con diversi registi: da George Lacombe in Martin Roumagnac (Turbine d'amore, 1946) a Billy Wilder in A Foreign Affair (Scandalo internazionale, 1948), film in cui Marlene impersona una cantante nazista in una Berlino in rovine; e poi ancora Stage Fright (Paura in palcoscenico, 1950) di Alfred Hitchcock, Witness for the Prosecution (Testimone d'accusa, 1957) di Billy Wilder e Touch of Evil (L'infernale Quinlan, 1958) di Orson Welles. Dopo alcuni tour teatrali e la partecipazione a qualche film di scarso rilievo - l'ultimo diretto da Maximillian Schell, Schöner Gigolo - Armer Gigolo (Gigolò, 1978), girato in Germania, nel quale Marlene apparve cantando la canzone che dà il titolo - l'attrice si ritirò a Parigi dove visse completamente isolata gli ultimi dodici anni della sua vita. Ormai paralizzata, trascorse l'ultimo periodo della sua esistenza a letto, rifiutando di essere fotografata, conservando così immortale la sua immagine di sensuale e sfrontato "Angelo azzurro".

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    42. Paulette Goddard in Tempi Moderni (Modern Times)

    Pauline Marion Levy era nata nello stato di New York nel 1911 ed aveva esordito prestissimo nel mondo dello spettacolo, quando aveva appena 15 anni, con le Ziegfeld Follies. Nel 1931 approda a Hollywood, ottenendo alcuni ruoli danzanti in film minori. Passata alla compagnia di Hal Roach, è con Charlie Chaplin, di cui fu moglie dal 1933 al 1941 - anno della separazione, che si affermò quale protagonista in Tempi moderni (1936) e ne Il grande dittatore (1940).
    Divenuta una delle stelle della Paramount, interpreta film di grande successo come Donne (1939) di Cukor, Vento selvaggio di Cecil B. DeMille, Il diario di una cameriera (1946) girato negli Stati Uniti da Jean Renoir, Anna Lucasta (1949).
    Dopo il matrimonio con lo scrittore E. M. Remarque (1958), abbandona lo schermo per rientrarvi solo nel 1963, nel film di Francesco Maselli Gli indifferenti.
    La Goddard è morta in Svizzera nel 1990.

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    Paulette Goddard con Charlie Chaplin

     
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