Posts written by Albrecht

  1. .

    Tiziano Vecellio - Miracolo del marito geloso

    1511 circa - affresco - 340x207 cm - Padova, Scuola del Santo


    433px-Tiziano%2C_The_Miracle_of_the_Jealous_Husband



    «Un cavaliere toscano, egregio per nobiltà e ricchezza, cedeva facilmente a esplosioni di collera. E i moti di rabbia erano così violenti, che questo tale, simile a un pazzo furioso, non sapeva cosa dicesse né cosa facesse.
    Aveva in moglie una pudica gentildonna. Un giorno che ella ebbe a rispondergli una frase imprudente, sopraffatto da un’ira fulminea, come era il suo solito, la percosse con una tempesta di pugni e calci e la trascinò qua e là per tutta la casa, le strappò i capelli - meraviglioso ornamento muliebre - e alla fine la buttò dal solaio giù nel cortile, lasciandola semiviva.
    Alla notizia del tristo eccesso, tutti quelli di casa accorrono; famigli e fantesche adagiano la signora con ogni cura nel letto. Frattanto il cavaliere, addolorato per la bestialità commessa e pentito, pregò con insistenza sant’Antonio - il quale allora soggiornava in quella città, ed essendosi sparsa la fama della sua santità, era tenuto in somma venerazione da tutti - affinché intervenisse in soccorso della sventurata. Che dirò? Si affretta il Santo, assieme al cavaliere, lenisce con la mano le ferite della donna e vi traccia sopra il segno di croce. Poi, genuflesso per terra, supplica Dio di ridonare salute e vita alla moribonda. La donna, che giaceva tutta rotta e pareva ormai morta, alla preghiera del Santo si rialzò completamente risanata»

    A Tiziano non interessa esporre il significato religioso del miracolo compiuto dal Santo risuscitando la donna uccisa perché creduta ingiustamente adultera: solo sul fondo, a destra, in piccolo, vediamo il marito inginocchiato davanti a sant’Antonio per ringraziarlo. La nostra attenzione è invece attratta dall’atto che si sta compiendo dinanzi ai nostri occhi: la donna, ferita al petto, già caduta in terra (e le vesti scomposte indicano come ciò sia stato improvviso), si divincola urlando, il braccio alzato in un’ultima impossibile difesa, mentre il marito, sollevata nuovamente l’arma di cui stringe con forza l’impugnatura, si accinge a vibrare il colpo mortale. Tutto si svolge con rapidità. I due corpi sono coordinati fra loro; ma la violenza, la subitaneità del fatto sono espressi dal divergere delle relative posizioni (la disperata contorsione della moglie e l’inesorabile determinazione dell’uomo nel bilanciarsi su una gamba spingendosi avanti con l’altra) e dai contrasti cromatici (l’ampio panneggio giallo lucente della gonna e la bianca camicia insanguinata di lei; la veste a strisce bianche e rosse del marito). Dall’affresco emerge l’azione, non la meditazione.
  2. .

    Gustave Courbet - La trota

    1873 - olio su tela - 65,5x98,5 - Parigi, Musée d'Orsay


    the-trout-1873



    Dopo aver scontato i sei mesi di prigione ai quali era stato condannato per la sua partecipazione alla Comune del 1871, Courbet soggiorna per un breve periodo di tempo nella sua regione natale, la Franca Contea, prima di recarsi definitivamente in esilio in Svizzera. Proprio in questo periodo l'artista esegue molte nature morte aventi come soggetto i pesci e ispirate alle gigantesche trote catturate dai pescatori lungo la Loue, il fiume che bagna Ornans. Il quadro del museo d'Orsay è del resto una variante, di identiche dimensioni, di un'altra natura morta dedicata a questo tema conservata presso la Kunsthaus di Zurigo.
    Courbet si colloca nella tradizione delle nature morte di pesca dipinte dai maestri olandesi del XVII secolo. La sua Trota, tuttavia, supera le intenzioni dei suoi predecessori per il suo carattere drammatico. Indubbiamente, in quest'immagine di un pesce in trappola, catturato ma ancora vivo, possiamo vedere una rappresentazione del pittore stesso, sempre in balia dei suoi giustizieri. Sopraffatto dalle prove che ha attraversato, Courbet ritorna nelle sue ultime opere alle espressioni romantiche della sua gioventù.
    La potente individualità di Courbet esplode nella pennellata impetuosa, nell'impasto ruvido, nella violenza dei contrasti di questo quadro chiaramente ispirato alla pittura olandese. Nel lirismo di quest'opera, si legge tutta la disperazione dell'uomo.
  3. .

    Tiziano Vecellio - Ritratto di Ariosto

    1510 circa - olio su tela - 81,2x66,3 - Londra, National Gallery


    493px-Tizian_078



    Su uno sfondo scuro uniforme un uomo è ritratto a mezza figura con un braccio poggiato su un parapetto su cui si leggono le lettere "T. V." incise. Egli è col busto di profilo, rivolto a destra, e la testa girata verso lo spettatore di tre quarti, in una posa estremamente colloquiale e accattivante. La veste è ricca ed elegante, con la grande e gonfia manica di raso che domina, come un vero capolavoro cromatico, la rappresentazione. Notevoli sono gli effetti di virtuosismo nel comporre i riflessi del materiale (lucidi sul raso, opachi sulla pelliccia che borda il mantello nero), così come nella rappresentazione specifica e intensamente psicologica del ritratto. L'uomo ha la barba lunga e capelli neri a caschetto, un naso dritto e affilato, occhi espressivi e la bocca serrata, che sembra tradire un sentimento di dignitosa compostezza.
    La tradizionale identificazione con Ludovico Ariosto, secondo il Gronau ("BM"1933) è assai improbabile. Altre furono le varie ipotesi sull'identità della figura e, una tra queste – probabilmente la più verosimile – si riferisce ad un componente di casa Barbarigo, citato nelle "Vite" del Vasari, avanzata nel 1895 da J. P. Richter ("Art J'ournal"). Altri studiosi, come il Cook e Richter, vi identificarono il volto di Giorgione .

    Il prototipo dell'opera è sicuramente la ritrattistica giorgionesca, anche se qui Tiziano se ne distaccò evitando la dolcezza modulata del collega e creando una figura di viva e pulsante umanità.
  4. .

    Gustave Courbet - Autoritratto in prigione, a Sainte-Pélagie

    1872 - olio su tela - 92x72 cm - Ornans, Musée Courbet


    464px-Gustave_Courbet_-_Self-Portrait_at_Sainte-P%C3%A9lagie_-_WGA05498



    Nel 1870 Napoleone III perde il potere e nasce la Comune, un governo repubblicano che avrà vita brevissima. Purtroppo Courbet si era presentato alle elezioni ed era stato nominato consigliere e dunque, quando nel maggio del 1871 la Comune viene soppressa nel sangue, l'artista viene arrestato, multato di 500 franchi e condannato a sei mesi di prigione.
  5. .
    1. Claudia Cardinale in C'era una volta il West

    E pensare che lei il cinema non lo avrebbe voluto fare.
    Nata a la Goulette (Tunisia) il 15 aprile 1938 da genitori di origine siciliana, Claudia Cardinale muove i primi passi nel mondo del cinema proprio in Tunisia, partecipando a un piccolo film a basso costo e vincendo un concorso di bellezza per "la più bella italiana di Tunisi" che le permette di andare alla Mostra del cinema di Venezia.
    Nel 1958 si trasferisce con la famiglia in Italia e, senza grandi aspettative, decide di frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia. Ma lì non si sente a suo agio, l'ambiente la delude e soprattutto non riesce a controllare come vorrebbe la sua dizione, che risente di un forte accento francese. Così abbandona i corsi e decide di fare l'insegnante.
    Poi, per caso, grazie a una sua foto pubblicata su un settimanale, ottiene un contratto con la Vides, la casa di produzione di Franco Cristaldi, che nel 1967 diventerà suo marito. Cristaldi le procura piccoli ruoli all'interno di film importanti e così Claudia prende parte a I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli, Un maledetto imbroglio (1959) di Pietro Germi, I delfini (1960) di Francesco Maselli.
    In questo periodo, la Cardinale partorisce un figlio illegittimo, più avanti adottato da Cristaldi, e affronta con grande dignità e coraggio lo scandalo e i pettegolezzi che la vicenda provoca nella mentalità ancora rigida di quegli anni. Claudia dimostra di essere forte e tenace, lavora con maggiore impegno e proprio all'inizio degli anni Sessanta, ottiene i suoi maggiori successi con Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti e soprattutto con La ragazza con la valigia (1961) di Valerio Zurlini e La ragazza di Bube (1963) di Luigi Comencini. Soprattutto in quest'ultimo film, in cui finalmente recita non doppiata e anzi sfrutta al meglio le particolarità della sua voce, Claudia restituisce alla protagonista un'intensità e un'umanità davvero magistrali. Sempre nel 1963 interpreta anche il ruolo di Angelica ne Il Gattopardo di Luchino Visconti, il suo personaggio più celebre, quello che le ha fatto guadagnare un posto nella memoria cinematografica di tutti i tempi.
    Sono anni di grande popolarità per la Cardinale, che interpreta anche Otto e mezzo (1963) di Federico Fellini e prende parte a numerose produzioni hollywoodiane, come La pantera rosa (1963) di Blake Edwards, Il circo e la sua grande avventura (1964) accanto a John Wayne e I professionisti (1966) di Richard Brooks. Poi nel 1968, grazie a Sergio Leone, ottiene un altro grande successo con C'era una volta il West, in cui interpreta il ruolo della protagonista femminile. Nello stesso anno recita in Il giorno della civetta di Damiano Damiani e si cala con grande professionalità nei panni di una popolana siciliana, offrendo qui una delle sue interpretazioni migliori.
    Negli anni Settanta, la Cardinale e Cristaldi si separano e lei si unisce sentimentalmente al regista Pasquale Squitieri. Diretta dal nuovo compagno, interpreta Il prefetto di ferro (1977), L'arma (1978) e Corleone (1978). Poi, anche a causa di una nuova maternità, le sue apparizioni si fanno meno frequenti, fino ai primi anni Ottanta, quando torna ad essere una delle attrici italiane più richieste.
    Interpreta Pelle (1981) di Liliana Cavani, Fitzcarraldo (1982) di Werner Herzog, è l'amante di Mussolini in Claretta (1984) di Pasquale Squitieri e appare in Enrico IV (1984) di Marco Bellocchio. Nel 1991, recita accanto a Roberto Benigni ne Il figlio della pantera rosa di Blake Edwards e nel 1999 interpreta se stessa in Luchino Visconti di Carlo Lizzani.
    Claudia Cardinale, che ha scritto un'autobiografia dal titolo 'Io Claudia, tu Claudia', ha ricevuto a Berlino nel febbraio del 2002 l'Orso d'oro alla carriera, il coronamento di tanti anni di lavoro e di successi nel mondo del cinema.
    Negli ultimi anni inoltre la Cardinale ha lavorato molto a teatro. Nel 2000 ha debuttato con 'La venexiana' per la regia di Maurizio Scaparro, poi Pirandello con 'Come tu mi vuoi' e infine una lunghissima tournée per 'Lo zoo di Vetro' di Tennesse Williams.
    Ha ricevuto la Legion d'onore di Francia, l'onorificenza più alta conferita dalla repubblica francese.

    Once%2BUpon%2Ba%2BTime%2Bin%2Bthe%2BWest%2B-%2BClaudia%2BCardinale%2B%25283%2529

    Hastaque+llego+horacolor6

    tumblr_m64clgXiYb1rvxjfvo1_500

    OUATITW_08

    claudia-cardinale-94962

  6. .

    Gustave Courbet - Courbet nella sua cella a Sainte-Pélagie

    1871 - carboncino su carta - 16x27 cm - Parigi, Louvre


    800px-Gustave_Courbet_-_Courbet_in_his_Cell_at_Sainte-P%C3%A9lagie_-_WGA05526

  7. .

    Gustave Courbet - Autoritratto

    1871 - carboncino su foglio bianco - 81x65 cm - Parigi, Louvre


    488px-Gustave_Courbet_-_Self-Portrait_-_WGA05525

  8. .
    2. Grace Kelly in Caccia al ladro (To Catch a Thief)

    Dopo averle ripetutamente impedito di tornare a recitare, il principe Ranieri accettò che Grace Kelly interpretasse Marnie (Alfred Hitchcock, 1964). Non tanto perché avesse cieca fiducia nel mago del brivido, quanto per accontentare la moglie che, pur odiando Hollywood, non aveva mai smesso di amare il cinema. Stavolta, però, furono i sudditi del principato di Monaco a mostrarsi scandalizzati e la bella Grace si rassegnò per il resto della sua (breve) vita a fare il ruolo di Her Serene Highness.
    Nata il 12 novembre 1929, è la terza dei quattro figli di una ricca famiglia di Filadelfia. Da ragazzina soffre molto per l'incomprensione e la severità del padre che mal sopporta la sua timidezza e il poco amore che lei nutre per lo sport. Di tutto il clan dei Kelly è la più timida, la più cagionevole di salute, quella che sogna ad occhi aperti sui libri, invece di superare brillantemente (come il padre e i fratelli) ogni genere di traguardi atletici. Questo "complesso del padre" l'accompagnerà a lungo facendole scegliere uomini molto più grandi di lei, ai quali chiedere amore e approvazione. Nel 1947 si traferisce a New York e si iscrive all'Accademia di Arti Drammatiche convinta di poter finalmente dimostrare a tutti quello che vale. E' già una bellissima ragazza, elegante dentro gli abiti di tweed sapientemente abbinati a cappellini e guanti bianchi. Inizia a lavorare come modella, reclamizza dentifrici e qualcuno la paragona ad Ingrid Bergman. Dopo aver esordito sui palcoscenici di Broadway e aver raggiunto una discreta popolarità televisiva, nel 1951 debutta sul grande schermo con un piccolo ruolo (La quattordicesima ora, Henry Hathaway), ma già l'anno dopo ha una parte da protagonista e fa la moglie di Gary Cooper in Mezzogiorno di fuoco (Fred Zinneman, 1952). I due hanno 28 anni di differenza, ma questo non compromette il successo del film (Cooper si aggiudica anche un Oscar) e non impedisce l'inizio di una storia d'amore fuori dal set. Dopo Cooper si innamora di Clak Gable durante le riprese in Africa di Mogambo (John Ford, 1953), ma lui si fa desiderare e le dice: "Sono abbastanza vecchio per essere tuo padre". Nel film impersona una moglie austera e fredda, non priva però di una buona dose di passione repressa. Un ghiaccio bollente biondo molto apprezzato da Alfred Hitchcock che utilizza subito questi due elementi contrastanti della sua personaltà. Prima in Il delitto perfetto (1954) e poi ne La finestra sul cortile (1954) dove ce la mette tutta per sottolineare il suo sex-appel. A differenza delle altre dive hollywoodiane, lei non fa capricci. Sul lavoro è puntuale, scrupolosa e disponibile con i registi. Decisa a voler essere lei La ragazza di campagna (George Seaton, 1954) con questo film si guadagna l'Oscar nonché la corte serrata di William Holden. Durante le riprese di Caccia al ladro (Hitchcock, 1955), insieme a Cary Grant, conosce Ranieri di Monaco. All'epoca sta meditando di sposare il sarto Oleg Cassini, già marito di un'altra splendida donna, l'attrice Gene Tierney, ma il matrimonio va a monte perché i genitori, il padre soprattutto, non approvano (ancora una volta) le sue scelte sentimentali. Intanto, nel maggio del 1955 la rivista francese Paris Match annuncia lo scoop del Festival di Cannes di quell'anno "Il Principe azzurro incontra la Regina del cinema". Anche Ranieri sta al gioco e cede subito al suo fascino tanto che decide di recarsi negli Stati Uniti per chiederla in moglie. Stavolta i Kelly approvano la scelta e lei fa in tempo a girare Il cigno (Charles Vidor, 1956) e Alta società (Charles Walters, 1956) prima di dire addio al cinema. Poco prima delle nozze, celebrate nell'aprile del 1957, aveva dichiarato: "Se dovessi smettere ora per sposarmi... temo che per tutto il resto della mia vita mi preoccuperei chiedendomi che grande attrice sarei potura diventare." Anche se con qualche amarezza rispetterà per venticinque anni il copione di Her Serene Highness. Due mesi prima della sua scomparsa, avvenuta in seguito ad un tragico incidente automobilistico il 14 settembre 1982, dichiara invece che ci tiene ad essere ricordata soprattutto attraverso i suoi figli e i figli dei suoi figli.

    grace-kelly-caccia-al-ladro

    Grace+Kelly+profile

    To-Catch-a-Thief_Grace-Kelly_Coral-top_mid-scarf

    to-catch-a-thief
    Grace Kelly con Cary Grant

  9. .
    143406198-1a2a0f63-5b8a-40c3-9abe-e0428ba27102
    Mattia Preti, maestro seicentesco, non è un artista particolarmente noto, ma la qualità della sua pittura lo colloca in testa alla schiera dei caravaggeschi, e quest'anno si celebrano i 400 anni dalla sua nascita. Sono questi i principali motivi per cui ora la Reggia della Veneria a Torino promuove la mostra Il Cavalier calabrese Mattia Preti. Tra Caravaggio e Luca Giordano. L'esposizione si snoda attraverso oltre 40 capolavori provenienti da circa 25 prestigiose collezioni pubbliche e private, italiane, maltesi e inglesi, presentati insieme ad importanti dipinti di Caravaggio e Luca Giordano che documentano le fonti, le influenze e gli esiti dell'originale ricerca pittorica di Preti. Ma per scoprire quali altre valenze ha l'esibizione, abbiamo parlato con Vittorio Sgarbi, curatore dell'esposizione insieme a Keith Sciberras.

    Mattia Preti non è un autore popolare, tra i maestri del 600 ve ne sono di più conosciuti, ci spiega quali sono state le ragioni per cui avete pensato a lui per questa esposizione?
    Questo è stato proprio l'argomento principale con i dirigenti di Venaria, che avevano inizialmente avuto dei dubbi sulla scarsa notorietà dell'artista. Ciò mi ha imposto di pensare una mostra che avesse anche altri artisti a sostegno non della qualità e dell'importanza del maestro, ma della notorietà, così ho deciso di aprire l'esposizione con un capolavoro di Caravaggio Riposo durante la fuga in Egitto, proveniente dalla Galleria Doria Pamphilj di Roma, datata al 1595-1596, che è la prima opera conosciuta del grande artista, uno dei dipinti più poetici della storia del 600. Si prosegue poi con una serie di accostamenti a Ribera, Manfredi, Guercino, Luca Giordano.

    Quindi è una mostra che va oltre la figura di Mattia Preti e ci racconta e analizza un periodo della pittura seicentesca Italiana.
    Esattamente. E' una mostra che indica la situazione della pittura a Roma dal 1630 al 1670 circa, quando il nostro Preti parte per Malta dove chiuderà i 40 anni di attività. Questo è un punto che lo accomuna a Caravaggio che andrà Malta e diventerà cavaliere. Per seguire il suo modello anche Mattia Preti ottiene di partire per Malta e di dipingere a Malta. Pur essendo nato nel 1613, appena dopo la morte di Caravaggio, Mattia Preti ha un culto che tiene vivo per tutta la sua attività pittorica, anche a quando Caravaggio era stato del tutto dimenticato.

    La mostra cade poi nel quarto centenario dalla nascita di Mattia Preti (Taverna, 24 febbraio 1613 - La Valletta, 3 gennaio 1699) , un altro motivo per dare spazio a questo artista.
    Questo è il quarto centenario e il fatto che lui sia nato nel 1613, spiega molte cose. Nel 1913 ci fu la prima celebrazione di Mattia Preti, e allora il primo ad occuparsene con spirito critico moderno fu il grande storico dell'arte Roberto Longhi che inizia la sua ripresa e la sua rivalutazione del 600 con tre artisti che erano considerati allora allo stesso livello: Caravaggio, Caracciolo e Mattia Preti. Dopo di che Caravaggio ha preso il volo e gli altri sono rimasti più indietro. Quindi 100 anni fa esatti inizia la rivalutazione che oggi è arrivata a compimento.

    La mostra è stata inaugurata in concomitanza con il Salone del libro di Torino, per dare un'occasione culturale in più al gran numero di persone che raggiungono la città in quei giorni?
    E' la prima volta che il salone del libro oltre ad avere gli scrittori, i Nobel , ha come punto di avvio una grande mostra non fatta al Lingotto, ma alla Venaria Reale. Pensata in gemellaggio, in abbinamento. La regione ospite del salone del libro era la Calabria. Quando io ho proposto Mattia Preti l'ho fatto in maniera assolutamente autonoma, non sapevo ci fosse questo abbinamento, di fatto invece è diventato il rappresentante di questo abbinamento. Quindi, il paese ospite, ovvero la Calabria, veniva celebrata anche attraverso una mostra dedicata al più grande artista calabrese, uno dei più grandi del '600.

    Ci parli dell'arte di Mattia Presti, ci aiuti a capire il valore e le differenze rispetto agli altri maestri suoi contemporanei.
    Per capire Mattia Preti, non si può prescindere dalla sua tenacia come seguace di Caravaggio. Lui arriva a Roma dalla Calabria quando Caravaggio è già morto, periodo in cui iniziava ad estinguersi anche la sua fama, il suo mito, siamo agli inizi degli anni '30. Quindi, le sue prime opere sono totalmente caravaggesche, sono dei pastoni caravaggeschi. Quando poi vedrà il Guercino, Guido Reni, autori molto lontani dal Caravaggio, che si volgono più all'ideale che al reale, inizierà a teatralizzare il Caravaggio. Caravaggio è la realtà, e Mattia Preti mette in scena quella realtà. Caravaggio è come Pasolini e Mattia Preti è come Ronconi; mette insieme gli aspetti avventurosi della vita del Caravaggio, come un'opera teatrale.

    Quindi, quali sono le novità a livello artistico che Mattia Preti immette nel percorso del linguaggio pittorico?
    La sua caratteristica è l'elemento spettacolare. In un suo viaggio a Venezia, non ben dichiarato nel tempo, lui vede i capolavori del Veronese e del Tintoretto, e li miscelerà con il Caravaggio. Quindi riesce a mettere insieme la realtà con il teatro, e crea un teatro alla potenza, con complesse e articolate composizioni, con molte figure che si muovono su un palcoscenico su cui è messa in scena la vita di Cristo, oppure altri soggetti biblici, insomma quelli che sono i suoi temi, che affronta con più dimestichezza.

    Ci parli dell'allestimento, come la Venaria Reale ospita i capolavori seicenteschi di questi grandi maestri?
    La Reggia della Veneria è un luogo ideale. C'è una parete in cui si vede una Negazione di Ribera e una di Valentine de Boulogne, delle stesse dimensioni. Su un'altra parete sono appese ''Susanna e i vecchioni'' di Guercino a confronto con quella di Mattia Preti che sono molto diverse, anche se hanno qualche affinità. Quindi l'allestimento è straordinario. Poi, questa esposizione segue la mostra di Lorenzo Lotto, che era stata portata alla Venaria per omaggio alle Marche, ora invece si omaggia la Calabria, ma tra le Marche e la Calabria, c'è un intercapedine: il capolavoro che prima ricordavo di Caravaggio ''La fuga in Egitto''. Vero trait d'union, tra Lorenzo Lotto, cioè la pittura veneta del 500 e Mattia Preti. Quell'opera di Caravaggio guarda in maniera molto evidente Lorenzo Lotto e ne mantiene memoria. Quindi è un'opera di cerniera, tra le due mostre e racconta quanto Caravaggio sapeva prendere, ma riuscì anche a dare.

    134144139-3056dda2-36da-4017-91a0-f6874d896f72
    Mattia Preti. Concerto a tre figure

    134144051-2ae1b0cd-857c-4255-a354-a9d3e6acc692
    Mattia Preti. Sant'Ambrogio

    134144084-bc80bfcc-b64a-4fda-ab39-2927eff870c3
    Mattia Preti. San Francesco Saverio

    134144187-5a3bf2a1-4a77-43ce-aae1-bd59a5a55155
    Mattia Preti. Susanna e i Vecchioni

    134144588-10afee95-6711-479d-ac3c-c453bd157783
    Mattia Preti. Giuditta e Oloferne

    134144143-fa785b5f-6e1a-4518-a7bd-be9008efa867
    Caravaggio. Il riposo durante la fuga in Egitto



    repubblica.it
  10. .
    3. Nico in Chelsea Girl

    Nico nasce a Colonia nel 1938 ed è una delle figure più affascinanti, elaborate e “aristocratiche” della storia del rock.
    Dopo una piccola parte nella Dolce Vita di Fellini, nel 1965 attrae l’attenzione del direttore di Rolling Stones, che le dà la possibilità di incidere per l’etichetta discografica Immediate, ma il singolo, nonostante vedesse la partecipazione di Brian Jones e Jimmy Page, risulta essere un fiasco. Trasferitasi a New York incontra Andy Warhol che la inserisce come cantante nei Velvet Undergound, dai quali però esce nel 1967 dopo aver contribuito a tre pezzi del loro album di debutto. Nico inizia così una carriera solista e, nel 1967, pubblica CHELSEA GIRL (1967), nato dalla collaborazione con Jackson Browne, Lou Reed e John Cale.
    Due anni più tardi esce, sempre con la produzione di Cale, THE MARBLE INDEX che ne svela l’indole drammatica e gotica.
    Tra gli anni ’70 e ’80, a causa dell’abuso di droghe e di una vita alquanto caotica, la sua carriera entra in una fase di confusione. Registra diversi album dal vivo con differenti case discografiche, e solo DRAMA OF EXILE del 1981 e il più famoso CAMERA OBSCURA sono gli unici lavori di studio prima della morte.
    Nico si spegne nel 1988 in seguito ad una banale caduta in bicicletta.

    chelsea

    chelseagirlsnico

    QlJ4dlVuZVdjZFEx_o_nico-chelsea-girls-16mm-film-by-andy-warhol

    st244bx_800

  11. .
    4. Rita Hayworth in Gilda

    Nata a New York il 17 ottobre 1918, Margarita Carmen Cansino è la primogenita di Volga Haworth, ballerina di Zigfield, e di Eduardo Cansino, ballerino di origine spagnola. A quattro anni è già una bambina prodigio tanto che i suoi genitori la inseriscono nel loro numero "The Dancing Cansinos", con cui riscuotono un grande successo nei locali della costa orientale degli Stati Uniti.
    A dodici anni è bravissima ad insegnare i passi di flamenco, tip-tap, tango e fandango agli assidui frequentatori che affollano la scuola di danza di suo padre, a Los Angeles. Tra loro c'è anche un giovane attore, James Cagney, con cui successivamente reciterà in uno dei suoi primi film di successo (Bionda fragola, Roul Walsh, 1941). E' un produttore della Fox che le offre di debuttare nel cinema, dopo averla vista ballare in un night di Agua Caliente. Ribattezzata Rita Cansino, nel tempo di un ritmo latino, fa la sua apparizione sul grande schermo in La nave di Satana (Harry Lachmann, 1935), nei dintorni di Spencer Tracy.
    Prima dei vent'anni si sposa con un uomo che ha il doppio della sua età, Edward C. Judson, un rappresentante di automobili che presto si trasforma nel suo intraprendente press-agent. Grazie a lui firma un contratto con la Columbia e si avvia a diventare qualcosa di più di una bella e brava ballerina, talmente brava da far dichiarare un giorno a Fred Astaire "Impara i passi più rapidamente di chiunque io abbia mai conosciuto". Con lui danza ne L'inarrivabile felicità (Sidney Lanfield, 1941) e in Non sei mai stata così bella (William A. Seiter, 1942), quando è appena diventata la Rita Hayworth dalla fulva chioma, la sirena romantica che fa perdere la testa al torero Tyrone Power (Sangue e arena, Rouben Mamoulian, 1941). E anche alle platee (maschili) di tutto il mondo che la sentono sussurrare con languida sensualità: "Mi piace l'odore dei cavalli e dei tori".
    Nel maggio del '42 si separa dal marito e si lega sentimentalmente a Victor Mature, suo partner in Follie di New York (Irving Cummings, 1942), ma non è lui a diventare il suo secondo marito, bensì Orson Welles che sposa lo stesso giorno in cui il divorzio da Judson diventa esecutivo. Da Welles ha una figlia, Rebecca, mentre sta per sfilarsi i guanti e cantare Put The Blame on Mame, Boys (Gilda, Charles Vidor, 1946).
    Il matrimonio finisce dopo qualche anno ma i due rimangono amici e girano insieme La signora di Shangai (Orson Welles, 1948), per il quale lei, arditamente, si taglia i capelli e si tinge biondo platino. Il film è un insuccesso commerciale, tanto che i produttori aspettano con trepidazione la ricrescita dei suoi capelli per sperare di rifarsi con Gli amori di Carmen (Charles Vidor, 1948).
    Nel frattempo si lega sentimentalmente ad Alì Khan, figlio del ricchissimo Aga Khan, uno dei capi spirituali dell'Islam. Le loro nozze, celebrate in Francia nel maggio del 1949, vengono ufficialmente condannate dal Vaticano che arriva a scomunicare la novella sposa e a dichiarare "figlio del peccato", qualsiasi frutto di questa unione. Yasmine nasce nello stesso anno e sarà lei a prendersi cura della madre quando il morbo di Alzheimer avrà inesorabilmente cancellato ogni sua splendida traccia. Dopo questo matrimonio, Hollywood la ripudia e la dimentica. Proprio lei, una delle attrici più disponibili e meno capricciose dello star-system, l'"Atomica" fotografata su Life durante la guerra, la pin up più amata d'America che si prodigava a firmare autografi nelle caserme e negli ospedali.
    Dal canto suo, lei continua a vivere dall'altra parte dell'Atlantico e per due anni fa solo la moglie e la madre, finché nei primi anni '50, dopo la rottura con Alì Khan, torna a casa e riprende i contatti con la Columbia. Il declino è già cominciato. Sorretto dall'alcool che consuma dentro e fuori uno schermo. Ma fa ancora la sua parte in film come Pioggia (Curtis Bernhardt, 1953), tratto dal racconto Miss Thompson di W. Somerset Maugham, o ancora di più in Pal Joey (George Sidney, 1957), dove supera bene il confronto con una giovane Kim Novak.
    Dopo la fine del suo quarto matrimonio (lui è l'attore cantante Dick Haymes), la sua carriera tocca il fondo. Eppure continua ad aspettare con fiducia "il suo film", quello che le permetterà di dimostrare di essere ancora una grande attrice. Intanto lavora a fianco di attori come Burt Lancaster e David Niven (Tavole separate, Delbert Mann, 1958), Gary Cooper (Cordura, Robert Rossen, 1959), John Wayne (Il circo e la sua grande avventura, Henry Hathaway, 1964).
    Nel 1972 Robert Mitchum accompagna una delle sue ultime apparizioni al cinema (La collera di Dio, Ralph Nelson). Non ha modo di girare "il suo film". Appena superati i sessant'anni viene colpita da una grave e implacabile malattia, l'Alzheimer. Si spegne il 15 maggio del 1987 all'Albert Einstein College and Hospital di New York. Malgrado la scomunica di quarant'anni prima, viene tumulata nel cimitero cattolico di Culver City.

    20091205220254gilda_trailer_rita_hayworth

    Gilda_trailer_hayworth1

    gilda

  12. .
    5. Maggie Cheung in In the Mood for Love (花樣年華, 花样年华, Huāyàng niánhuá, Fa yeung nin wa)

    A 8 anni si trasferisce a Londra, ma ritorna presto in patria. La sua bellezza le consente di lavorare come modella e attrice di spot televisivi. Nel 1983 viene eletta Miss Hong Kong, titolo che difenderà al successivo concorso di Miss Mondo. Muove i primi passi nel cinema (il primo film è Behind the Yellow Line, 1985) in ruoli ornamentali, al fianco di più collaudati attori come Jackie Chan (la serie di Police Story). Wong Kar-wai, con cui girerà l'intenso In the Mood for Love (2000), capisce che è il caso di valorizzarne le doti di attrice (As Tears Go By, 1988). Dotata di uno straordinario talento drammatico (The Actress, 1992, premio come migliore attrice a Berlino), Cheung non disdegna quel cinema popolare che è molto amato nel suo Paese, giostrandosi tra commedia (Comrades: Almost a Love Story, 1996) e parodia (All's Well, Ends Well, 1992). Olivier Assayas se ne innamora, la sposa e realizza per lei un film (Irma Vep, 1996) che le dà notorietà anche in Occidente.

    in-the-mood-for-love-04-g

    jpg

    itmfl
    Maggie Cheung e Tony Leung

  13. .
    6. Sean Young in Blade Runner

    Attrice statunitense. Bruna, attraente, esordisce sul grande schermo nel 1980 facendosi subito notare per la delicata bellezza. Il successo internazionale arriva due anni dopo con il ruolo della replicante Rachel nell’inquietante Blade Runner (1982) di R. Scott. Seguono pellicole eterogenee incentrate più sulla sua avvenenza che sul suo discreto talento interpretativo: è la combattiva Chani nel fantascientifico Dune (1984) di D. Lynch, pericolosa criminale e capo della polizia nel demenziale Ace Ventura: l’acchiappanimali (1994) di T. Shadyac, crudele alter ego del protagonista nella commedia agrodolce Dr Jeckyll e Miss Hyde (1995) di D.F. Price, psicoterapeuta nel giallo Control (2001) di T. Whitus.

    blade-runner-sean-young1

    blade-runner-1982-sean-young-pic-3

    tumblr_m2hvnmR6ME1qei4kso1_1280

    6-rachael-blade-runner

    blade-runner-721657-1440x900-2

    Sean+Young+Harrison+Ford+Blade-Runner-1982+(2)
    Sean Young con Harrison Ford

  14. .
    7. Jessica Lange in King Kong

    Jessica Phyllis Lange è nata il 20 aprile 1949 a Cloquet, in Minnesota, una piccola città vicino al Lago Superiore. Il padre, viaggiatore di commercio, si spostava spesso all'interno dello stato e la famiglia lo seguiva nei suoi continui cambiamenti d'itinerario. Per far fronte alle difficoltà degli spostamenti ininterrotti, Jessica contava sull'immaginazione: era irresistibilmente attratta dal glamour di Hollywood e in particolare aveva sviluppato una specie di ossessione per Via col vento. Le ripetute visioni del film di Victor Fleming e le letture multiple del romanzo di Margaret Mitchell, portarono l'adolescente Jessica Lange, durante una malattia che la costrinse a letto per tutta un'estate, ad interpretare centinaia di volte la scena della morte di Olivia De Havilland. Tornata a scuola, Jessica ottenne un ruolo da protagonista in uno spettacolo messo in scena dagli studenti dell'ultimo anno, ma fu il suo interesse per la pittura e per le arti visive a farle vincere una borsa di studio per l'Università del Minnesota. Dopo pochi mesi di università, Jessica Lange s'innamorò del fotografo spagnolo Paco Grande e lasciò gli studi per accompagnarlo nei suoi viaggi. Jessica e Paco si sposarono nel 1971 e trascorsero ancora un paio d'anni in giro per il mondo. Quando Jessica decise di ridare spazio alle proprie ambizioni artistiche, tornò a Parigi, dove era stata per un breve periodo col marito, studiò col mimo Etienne DeCroux e partecipò ad uno spettacolo dell'Opéra Comique. Al suo rientro in America, Jessica Lange lavorò come cameriera al Lion's Head saloon del Greenwich Village, dedicando quasi tutto il tempo libero alle lezioni di pittura e di recitazione. Occasionalmente, per incrementare le entrate, fece la modella per l'agenzia Wilhelmina e fu proprio questo lavoro a portarla all'attenzione di De Laurentiis, che la volle per il suo King Kong (1976). Nelle operazioni di promozione della nuova star, il produttore italiano presentò la Lange come una top cover girl passata al cinema, suscitando il risentimento di Jessica, che non voleva essere inserita nella categoria delle modelle trasformate in attrici.
    Nel 1981, l'attrice americana conquista pubblico e critica con il film di Bob Rafelson Il postino suona sempre due volte e l'anno successivo, sul set di Frances (1982), conquista anche Sam Shepard, che sarà il suo compagno per molti anni. Vincitrice di un Academy Award come migliore attrice non protagonista per Tootsie (1982) di Sydney Pollack, la Lange ha interpretato film come Crimini del cuore (1986) di Bruce Beresford e Cape Fear ' Il promontorio della paura (1991) di Martin Scorsese. Nel 1994, ha vinto un altro Oscar come protagonista di Blue Sky, l'ultimo film diretto da Tony Richardson. Recentemente, l'attrice è stata a fianco di Anthony Hopkins nel film di Julie Taymor Titus (1999) e ha interpretato Sarah in Prozac Nation (2000), con Christina Ricci e Anne Heche.
    Jessica Lange è madre di Alexandra, nata dalla relazione con il ballerino e attore Mikhail Baryshnikov, e di Hannah Jane e Samuel Walker, figli di Sam Shepard.

    Z3DWG00Z

    tumblr_mefg32f5rz1rj28rmo1_500

    Jessica-Lange-jeff-bridges-king-kong
    Jessica Lange con Jeff Bridges

  15. .

    Tiziano Vecellio - San Marco in trono

    1510-1511 - olio su tavola - 218x149 cm - Venezia, Basilica di Santa Maria della Salute


    387px-TizianoSanMarcoinTrono



    È una pala d'altare ed è la conferma della pienezza della concezione coloristica dell'artista e del suo originale trattamento della luce. Ma è anche, di nuovo, un chiaro messaggio, politico e ideologico, di virtù civiche veneziane. Il quadro è sicuramente un ex voto dipinto durante la peste che affligge Venezia in quegli anni: ci sono San Rocco e San Sebastiano da una parte, protettori contro il morbo, dall'altra Cosma e Damiano, che furono medici, e così rinforzano la protezione. Poi, più su, al centro, sul piedistallo, dove ci saremmo aspettati una Madonna con bambino, c'è San Marco. Ma San Marco è naturalmente Venezia, indubitabilmente. Dunque il messaggio è piuttosto chiaro: la salvezza, per Venezia, non arriverà dall'alto dei cieli, ma dalle sue insite virtù civili. Salvarsi dalla peste è – meglio – preciso compito del governo della Repubblica.
1189 replies since 31/7/2009
.