Posts written by Albrecht

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    Pieter Brueghel il Vecchio (Pieter Bruegel the Elder) - La strage degli innocenti

    1565 circa - olio su tavola - 109,2x154,9 cm - Hampton Court, Royal Collection


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    In un'atmosfera glaciale, con la neve metafora della morte che sommerge ogni cosa, la sua prospettiva lenticolare analizza ogni forma una violenza meccanica ed insensata.
    I personaggi non sono vestiti come manichini classici, ma con abiti contemporanei. Una meditazione sulla guerra: non realtà distante, mitologica, ma quotidiana, capace di travolgere improvvisamente ogni vita, per arbitrio dei potenti.
    E forse un atto di accusa delle violenze delle truppe asburgiche nelle Fiandre, quasi l'antecedente della Guernica.
    Rodolfo II ne fu talmente turbato da ordinare la ridipintura del quadro, sostituendo ai cadaveri dei bambini animali e cibarie.
    Eppure, le modifiche, invece di attenuare l'effetto, lo accentuano. Alla descrizione, si sostituisce l'allusione. Alla violenza esplicita, l'immagine di un Fato cieco ed implacabile.
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    Tiziano Vecellio - Tre età dell'uomo

    1512 circa - olio su tela - 106x182 cm - Edimburgo, National Gallery of Scotland


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    Quest'opera allude al carattere effimero dell'amore mondano, ma nasconde in sè il tarlo della natura ciclica dell'esistenza umana: mentre a sinistra i due amanti intessono un duetto amoroso, sullo fondo un vecchio, meditando sull'inevitabile destino di morte, tiene in mano due teschi.
    Per quanto innocente, anche sull'infanzia (a destra), incombe il pericolo del peccato: la morte dell'anima.
    Un amorino sostiene con entrambe le mani un albero rinsecchito, simbolo della decadenza della natura umana.
    Il presente dunque è l'amore, il dolce frutto della gioventù.
    E si trova tra i suoi due opposti: la fanciullezza, periodo sognante e la vecchiaia, la solitudine e il ripensamento.
    Ancora piu' in fondo c'e' una chiesa che rappresenta la redenzione, quindi una sorta di "quarta età" dopo la morte.
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    Pieter Brueghel il Vecchio (Pieter Bruegel the Elder) - Il pittore e l'esperto

    1565 - penna e inchiostro - Vienna, Albertina


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    Tiziano Vecellio - Madonna zingarella

    1512 circa - olio su tela - 68,8x83,8 cm - Vienna, Kunsthistorisches Museum


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    Il titolo è ottocentesco e si riferisce ai capelli scuri e ai lineamenti della Madonna, vagamente "gitani": si tratta di una definizione adottata a quell'epoca anche per molte altre Madonne e figure femminili cinquecentesche di vari pittori. Il tipo di Madonna, dagli occhi scuri, è usato da Tiziano solo in questa opera.
    Ispirata alle opere di Giovanni Bellini, la Madonna col Bambino è rappresentata a mezza figura sullo sfondo di un panno verde disteso (sono ancora visibili i segni sul tessuto da ripegato), mentre a sinistra, oltre un parapetto, si intravede un paesaggio bucolico. Il Bambino si trova in piedi su una soglia marmorea appena sopra il bordo inferiore del dipinto. Gli sguardi di madre e figlio sono malinconicamente rivolti verso il basso, citando lavori di Giorgione.
    Il colore, steso con la tecnica tonalista, crea ampie campiture che accrescono il senso di volume delle figure. La figura di Maria appare infatti come dilatata nello spazio, con l'ampia piega del mantello che crea una sorta di manica foderata di preziose damascature. Tutt'altro che idealizzato è però il rapporto tra madre e figlio, resi con pulsante umanità, secondo una delle caratteristiche più evidenti dello stile di Tiziano.
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    Il 15 giugno verrà inagurata la mostra 'La consegna delle chiavi' per il rietro temporaneo dell'opera presso la Pinacoteca San Domenico.
    Guido Reni (1575-1642) è uno degli esponenti di spicco del barocco italiano ed è autore de “La consegna delle chiavi”, opera dipinta dall’artista per l’altare maggiore della chiesa di San Pietro in Valle di Fano (in provincia di Pesaro e Urbino) che è esposta presso il Musée du Louvre di Parigi. Sottratta in epoca napoleonica (1797), la tela ritorna a Fano grazie a una mostra dal titolo “Guido Reni, La Consegna delle Chiavi. Un capolavoro ritorna” che si apre il 15 giugno prossimo e si chiude il 29 settembre 2013.
    L’esposizione, ideata, voluta e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, organizzata insieme alla Soprintendenza per i Beni Artistici Storici ed Etnoantropologici delle Marche e al Comune di Fano, è stata resa possibile grazie alla collaborazione del Louvre, dei Musei Civici di Ascoli Piceno, della Pinacoteca Civica di Fano, della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola. Per l’occasione, si è costituito un comitato scientifico d’eccezione composto da alcuni tra i più illustri esperti del settore: Maria Rosaria Valazzi, Andrea Emiliani, Daniele Benati, Franco Battistelli, Rodolfo Battistini, Giuseppina Boiani Tombari, Daniele Diotallevi, Claudio Giardini, Stefano Papetti.
    L’evento, oltre a costituire un’occasione imperdibile per ammirare uno dei maggiori capolavori di Reni – rientrato, seppur temporaneamente, dopo oltre due secoli di assenza dal territorio italiano – costituisce altresì una testimonianza del mecenatismo culturale del patriziato marchigiano nel corso del diciassettesimo secolo, nel momento in cui diversi aristocratici iniziano a mostrare interesse nei confronti della produzione artistica dei maggiori esponenti della scuola emiliano-bolognese.
    Ad arricchire la mostra concorre la redazione di un catalogo, edito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, nel quale saranno raccolti saggi e approfondimenti dei massimi esperti del settore. Per tutta la durata della mostra è stato inoltre predisposto un itinerario guidato alla scoperta delle opere del Seicento fanese. L'evento è stato organizzato con la collaborazione del Museo del Louvre, dei Musei civici di Ascoli Piceno, del Comune di Fano, della Pinacoteca civica di Fano e della Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli, Pergola.

    Informazioni Evento:

    Data Inizio:15 giugno 2013
    Data Fine: 29 settembre 2013
    Costo del biglietto: gratuito; Per informazioni 0721 802885
    Luogo: Fano, Pinacoteca San Domenico
    Orario: inaugurazione: 18,00. Orari mostra: 18,00 - 22,00 (chiuso lunedì)
    Telefono: 0721 802885
    E-mail:
    Sito web: www.fondazionecarifano.it

    Dove:

    Fano, Pinacoteca San Domenico
    Città: Fano
    Indirizzo: via Arco d’Augusto
    Provincia: (PU)
    Regione: Marche
    Telefono: 0721 802885
    Sito web: www.fondazionecarifano.it

    beniculturali
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    “…Like Clockwork” è il sesto album in studio dei Queens Of The Stone Age, una delle massime istituzioni musicali del nuovo millennio, forti di almeno una pietra miliare, quel “Songs For The Deaf” che ridefinì l’estetica stoner, attualizzandola alle esigenze delle nuove generazioni.
    Se includiamo live e Desert Sessions arriviamo a una discografia decisamente corposa, se poi aggiungiamo quanto allestito dai Kyuss (la band dalla quale i Queens vennero generati) ecco che ci ritroviamo fra le mani un percorso assolutamente eccellente, uno dei più significativi nella storia del guitar rock.

    Normale quindi che il nuovo lavoro della formazione fosse attesissimo tanto dai fan più oltranzisti, quanto dai genericamente curiosi. E i Queens hanno gestito l’attesa in gran stile, centellinando notizie durante le fasi di registrazione, lasciando trasparire le importanti collaborazioni, confezionando persino un cortometraggio di quindici minuti diffuso pochi giorni prima della pubblicazione, con i disegni animati di Boneface (autore anche della copertina) che raccoglie stralci di cinque delle dieci tracce contenute nel disco.

    La formazione base è schierata con Josh Homme, Troy Van Leeuwen, Dean Fertita e Michael Shuman, mentre il batterista Joey Castillo ha abbandonato la partita durante le session, lasciando spazio all’acclamata partecipazione (ma solo per il disco, non sarà nel tour) in molte tracce di Dave Grohl, già dietro le pelli nel fondamentale “Songs For The Deaf”.
    Confermati l’apporto dell’amico Mark Lanegan e (udite udite!) il rientro del bassista Nick Oliveri, compagno di ventura di Homme prima nei Kyuss e poi nella prima parte del percorso dei Queens. Proprio la fuoriuscita dal progetto di Oliveri, corrispose con la perdita di profondità ed aggressività nel gruppo americano, un ritorno pertanto gradito ai sostenitori della band.
    Le altre importanti presenze dentro “…Like Clockwork” sono quelle di Trent Reznor, Elton John (il nome che ha suscitato maggior stupore), Alex Turner degli Arctic Monkeys, Jake Shears degli Scissor Sisters e Brody Dalle, la moglie di Josh.

    Detto dei nomi, parliamo della musica, e quello che troviamo fra questi solchi non è niente di diverso da ciò che ragionevolmente ci si può attendere oggi da un disco dei Queens Of The Stone Age: un lavoro in linea con le aspettative, che mette in riga, assieme ai consueti riffoni arrembanti, l’orgoglioso incedere simil doom di “Keep You Eyes Peeled”, il funky in falsetto di “Smooth Sailing”, l’irresistibile orecchiabilità “alt” di “I Sat By The Ocean”, una manciata di sopraffine ballate noir (“The Vampyre Of Time And Memory”, la superba “I Appear Missing”, la conclusiva title track), oltre alle convincenti repliche del proprio distinguibilissimo marchio di fabbrica (“If I Had A Tail”, “My God Is The Sun”).
    Uno dei vertici del disco è certamente “Kalopsia”, con il suo continuo altalenare fra momenti di grande tranquillità e spunti virulenti, quasi una mini suite, con la partecipazione straordinaria di Trent Reznor.
    Al di sotto delle aspettative il risultato dell’imponente dispiegamento di forze voluto per “Fairweather Friends”, con le apparizioni di Elton John, Reznor, Lanegan e Oliveri.

    Dopo il mezzo passo falso di “Era Vulgaris”, i Queens Of The Stone Age del 2013 riguadagnano la giusta considerazione con un disco che li mantiene saldamente nell’olimpo delle migliori band al mondo.
    Misurando abilmente ritmi rock arcigni e ballate ad altissimo contenuto emozionale, e limitando la tracklist a soli dieci episodi ben curati, realizzano una prova che pur non avendo la carica innovativa dei loro primi lavori, li conferma ai vertici assoluti del rock contemporaneo.

    Tracklist

    Keep Your Eyes Peeled
    I Sat By The Ocean
    The Vampyre Of Time And Memory
    If I Had A Tail
    My God Is The Sun
    Kalopsia
    Fairweather Friends
    Smooth Sailing
    I Appear Missing
    …Like Clockwork



    ondarock
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    Pieter Brueghel il Vecchio (Pieter Bruegel the Elder) - Cristo e l'adultera

    1565 - grisaglia a olio su tavola - 24,1x34 cm - Londra, Courtauld Gallery


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    In Cristo e l'adultera la pittura italiana pare evocata dalla figura femminile: quasi eterea nella sua eleganza e nei suoi graziosi tratti somatici, che la fanno apparire lontanissima dalle popolane di altri dipinti.
    La scena rappresentata è tratta dal Vangelo di Giovanni (8, 3-11), quando un'adultera venne condotta nel tempio per essere giudicata da Gesù. Alla domanda degli scribi e dei farisei se essa dovesse essere lapidata, come prevedeva la legge mosaica, Gesù rispose la celebre sentenza: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra".
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    Pieter Brueghel il Vecchio (Pieter Bruegel the Elder) - La morte della Vergine

    1564 circa - grisaglia a olio su tavola - 36x55 cm - Banbury, Upton House


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    In questo dipinto Bruegel torna all'antica tecnica della grisaille, la variazione monocroma che conferisce a questa veduta d'interno un'intima umanità che si accorda con la trattazione pietistica dei soggetti religiosi.
    Dipinta per l'amico Ortelius e successivamente passata nella collezione privata di Rubens, il pittore privilegia un'ambientazione domestica dove si scorge, nel tenue chiarore che illumina la stanza (quasi un anticipatore della luce delle tele di Rembrandt), un realismo che attenua la dimensione mistica dell'episodio: qualche ciotola, uno scaldino per il letto, il gatto rannicchiato accanto al caminetto. nella resa dei soggetti religiosi, Bruegel privilegia sempre temi tanto cari all'animo dei fedeli quanto distanti dalle consuetudini iconografiche, e in modo particolare da quelle cattoliche. Trascura cioè martiri e santi, concentrando invece la propria attenzione su soggetti che si adattano a tutti i cristiani, indipendentemente dalla fede particolare che professano.
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    Le opere, meglio i capolavori, di due straordinari collezionisti, nonno e nipote, vengono per la prima volta riuniti alla Ca’ d’Oro, la dimora che il primo, il barone Giorgio Franchetti, scelse per contenere i suoi tesori poi messi a disposizione di tutti.
    Accanto alle raccolte antiche del nonno, per la durata della mostra, viene esposta la non meno rara collezione di Giorgio jr che documenta, in modo esemplare, il nuovo dell’arte italiana del secondo dopoguerra.

    Dal 30 maggio al 24 novembre, questo accade nella mostra “da Giorgio Franchetti a Giorgio Franchetti. Collezionismi alla Ca’ d’Oro” proposta dalla Soprintendenza per il Polo Museale Veneziano, Soprintendente Giovanna Damiani, nell’ambito delle iniziative istituzionali del Ministero per i Beni e le Attività culturali, promosse dal Servizio architettura e arte contemporanee della Direzione Generale PaBAAC, in occasione della 55. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia 2013, in collaborazione con MondoMostre, a cura di Claudia Cremonini e Flavio Fergonzi.

    Intesa Sanpaolo sostiene, insieme alla Cassa di Risparmio di Venezia, la mostra “da Giorgio Franchetti a Giorgio Franchetti” allestita alla Ca’ d’Oro: un’importante occasione di valorizzazione di uno dei musei più significativi di Venezia. Accanto al sostegno finanziario, Intesa Sanpaolo ha curato il restauro del dipinto su tela di Giuliano Bugiardini “Venere dormiente con un putto”, parte della collezione di Giorgio Franchetti donata al museo.

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    Informazioni Evento:

    Data Inizio:30 maggio 2013
    Data Fine: 24 novembre 2013
    Costo del biglietto: 12,00 euro (mostra Museo)
    Luogo: Venezia, Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro
    Orario: lunedì: 8.15 ? 14.00; martedì ? domenica: 8.15 ? 19.15
    Telefono: 0415222349

    Dove:

    Venezia, Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro
    Città: Venezia
    Indirizzo: Sestiere di Cannaregio 3932
    Provincia: (VE)
    Regione: Veneto
    Telefono: 0415222349

    beniculturali
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    Pieter Brueghel il Vecchio (Pieter Bruegel the Elder) - Adorazione dei Magi (Londra)

    1564 - olio su tavola - 108x83 cm - Londra, National Gallery


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    In questa nuova Adorazione dei Magi, Bruegel abbandona il canonico schema orizzontale della rappresentazione, preferendogli un andamento verticale in cui le figure di grandi dimensioni occupano tutta la scena, conferendo all'immagine una sensazione di drastica riduzione dello spazio.Il riferimento stilistico più vicino, "interno" per così dire, è senza ombra di dubbio quello rappresentato da Michelangelo e dalla Madonna col Bambino di Bruges (1503/1504); ma l'ipotesi di suggestioni della pittura italiana subìte da Bruegel allargherebbe la cerchia dei nomi a Sebastiano del Piombo e, per la costruzione in diagonale data dalle posizioni dei personaggi, forse a Correggio. Comprendendo nella lista, naturalmente, anche quello dell'artista che più di altri nella pittura fiamminga cinquecentesca ha rappresentato il modello di confronto, anche serrato, con la pittura italiana: Raffaello.
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    Gustave Courbet - Grande panorama alpino, il Dent du Midi

    1877 - olio su tela - 151x209 cm - Cleveland, OH, Museum of Art


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    Forse l'ultimo dipinto di Courbet. Verso la fine della sua vita l'artista dipingeva incessantemente il Castello di Chillon, nei pressi del lago Lemano, o vari scorci del Dent du Midi, nelle Alpi. Queste opere a lungo trascurate sono prova di una maestria assoluta e mai eguagliata nell'arte del paesaggio.
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    Gustave Courbet - Il lago Lemano al tramonto

    1876 circa - olio su tela - 74x100 cm - San Gallo, Kunstmuseum


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    Tiziano Vecellio - Miracolo del neonato

    1511 - affresco - 340x355 cm - Padova, Scuola del Santo


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    Rispetto ad altre scene del ciclo, il miracolo del neonato, in cui un bambino parla miracolosamente per scagionare la madre di un'accusa ingiusta di infedeltà, è uno dei meno spettacolari, dal punto di vista delle possibilità scenografiche, ma l'artista riuscì creare una disposizione dei personaggi semplice ed efficace. Il Bambino infatti è al centro della scena, tenuto in braccio da sant'Antonio inginocchiato, e gli sguardi e i gesti della folla catalizzano lo sguardo dello spettatore verso di lui. Si genera così una movimentata sequenza orizzontale, che si contrappone alla parte superiore dove si vede un edificio con una nicchia contenente una statua romana di Traiano, una citazione archeologica dell'arco ad Ancona, tanto cara all'ambiente padovano, e un paesaggio con una collina punteggiata da alberelli fronzuti.
    L'effetto è altamente realistico e credibile, priva di riferimenti artificiosi all'evento miracoloso, come apparizioni divine o raggi sovrannaturali, in accordo con il programma che doveva essere stato concordato con l'arciconfraternita.
    Già in queste opere giovanili si vede il distacco di Tiziano dalla maniera di Giorgione, all'insegna di una maggiore monumentalità e intensità cromatica delle figure, di accenti più teatrali (come il gesto del santo) e di una narrazione più sciolta e immediata.
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    Gustave Courbet - Castello di Chillon

    1874 - olio su tela - 86x100 cm - Ornans, Musée Courbet


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    Gustave Courbet - Mele rosse ai piedi di un albero

    1872 - olio su tela - 51x62 cm - Monaco, Neue Pinakothek


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