Posts written by Albrecht

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    Gli affreschi della Badia di Ferentillo, appartenenti allo stesso periodo della decorazione mosaicale dell'abside di Santa Maria in Trastevere (descritti nella pagina precedente), raccontano in maniera grandiosa le Storie della Genesi; mentre verso la metà del XIII secolo, nell'articolata composizione pittorica della cripta nel duomo di Anagni, con la descrizione delle leggende dei Santi, delle Storie bibliche ed apocalittiche, di Ippocrate e Galena ed altre, tutte con una classicheggiante compostezza, si evidenzia il linguaggio precorritore del Cavallini. Il mosaico della Pentecoste, realizzato verso la fine del secolo XII nell'Arco Trionfale dell'abbazia di Grottaferrata, è molto probabilmente un freddo e schematico prodotto dell'influenza bizantina, destinata ad aumentare la sua importanza intorno al 1246 nei terrei cromatismi dell'Oratorio di San Silvestro nella chiesa dei Santi Quattro Coronati a Roma.

    Occorre tenere presente però il forte ascendente bizantino proveniente da Montecassino fin dal secolo XI, sotto l'abate Desiderio, di cui rimangono testimonianze nelle due lunette sovrapposte nella porta principale della chiesa di Sant'Angelo in Formis (Capua). In quella posta in alto, la Vergine in prospettiva frontale, con atteggiamento dignitoso e regale, è collocata tra due angeli (quello a destra completamente rifatto) che sembrano essere stati realizzati adeguando la composizione alla curva dell'arco. Questo linguaggio pittorico che si può accostare a quello impressionistico – solo per quanto riguarda gli ottimi effetti di luce – lo incontriamo nuovamente, in stile non altrettanto elegante, negli affreschi che decorano gli interni, in armonia con la tradizione romanica. Negli affreschi dell'abside, appare alquanto evidente l'offrire il modello della chiesa con la raffigurazione del monumentale Cristo tra gli arcangeli ed i simboli degli Evangelisti. Nelle pareti laterali vengono rappresentate le Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento, mentre nella facciata principale è raffigurato un maestoso Giudizio. In questo ciclo, i seguaci locali del gusto bizantino, mettono in atto un proprio timbro narrativo, pregno di una grande vitalità espressiva e di un efficace vigore coloristico.


    Particolare delle Storie di Costantino e Silvestro: Costantino che sogna i santi Pietro e Paolo (Oratorio di San Silvestro, chiesa dei santi Quattro Coronati) (foto da Wikimedia Commons)


    Arco Trionfale, Abbazia di Grottaferrata: La Trinità fra gli angeli ed i profeti (sec. XIII) e la Pentecoste (sec. XII)


    Lunetta nell'atrio Sant'angelo in Formis (l'angelo di destra è stato completamente rifatto)


    Il Cristo Pantocratore, basilica benedettina Sant’Angelo in Formis (Capua) (foto da Wikimedia commons)


    Ultima cena, basilica benedettina Sant’Angelo in Formis (Capua) (foto da Wikimedia commons)

    fonte: frammentiarte.it

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    La stessa tendenza si evidenzia nel trittico del SS. Salvatore, una bellissima pittura su tavola custodita nel Duomo di Tivoli, dove viene rappresentato il Cristo con la Vergine e San Giovanni Evangelista. Qui la stilizzazione lineare conquista effetti di assoluta eleganza ed il delicato cromatismo, privo di contrasti di chiaroscuro nelle forme, ma vivo nella composizione, è in armonia con i calmi atteggiamenti delle pacate figure.


    Trittico del SS Salvatore, Duomo di Tivoli: Cristo


    Trittico del SS Salvatore, Duomo diTivoli: La Vergine

    Appartengono alla stessa corrente, sempre a Tivoli, le opere d'affresco absidale di S. Silvestro (foto sotto riportate) e gli affreschi realizzati nel XII secolo nella chiesa di Sant'Urbano alla Caffarella (edificio cristiano del VII secolo costruito sulle rovine di un tempio romano) con tematiche ad alto carattere narrativo che raccontano le storie di Cristo e di Sant'Urbano ed Angelino.


    Affreschi nella chiesa di San Silvestro, Tivoli


    Affresco in San Pietro a Tuscania

    Ancora lo stesso linguaggio si rileva nelle decorazioni pittoriche della Chiesa Inferiore di San Clemente, con le storie dei SS. Clemente ed Alessio e con una scena di papa Niccolò II e di altri Santi, sempre appartenenti al XI secolo o ai primi decenni di quello successivo. In queste pitture, le figure snelle e colme di energica azione si stagliano con chiari contorni da ambienti tenui, mettendo in evidenza la loro esagerata estensione in lunghezza. Il cromatismo corposo e denso ne marca gli accenti, ma soprattutto conferisce, allo stesso tempo, armonia ed eleganza all'intera composizione; inoltre non mancano elementi naturalistici di eco classico.

    Un ritorno al linguaggio paleocristiano si evidenzia nel mosaico absidale della chiesa superiore di San Clemente (XII secolo, intorno al 1130) con tralci vitinei che sbocciano dall'acanto.

    Anche le pitture del Battistero Lateranense mettono in evidenza lo stesso stile. La tradizione romanica impone spesso agli artisti di unire simboli antichi – come ad esempio cervi, lampade, ecc. – alla concreta raffigurazione della crocefissione.

    Nel mosaico che decora l'abside di Santa Maria in Trastevere, del periodo di Innocenzo II (Gregorio Papareschi, papa dal 1130 al 1143), lo splendido e sontuoso cromatismo alla maniera bizantina si fonde con gli effetti plastici. In questa composizione, l'efficacia delle vibrazioni cromatiche conferisce corposità alle figure, evidenziando il loro distacco dal fondo, in una rappresentazione che raffigura, circondati dai Santi, il Cristo e la Vergine in un umano abbraccio.


    Interno Santa Maria in Trastevere, Roma: In alto a destra la volta absidale con raffigurazione del Cristo e la Vergine in gloria fra i santi (foto da Wikimedia Commons),


    Basilica inferiore di San Clemente: Papa Niccolò II (foto da Wikimedia Commons)


    Basilica superiore di San Clemente: San Cirillo e San Metodio portano a Roma il corpo di San Clemente (foto da Wikimedia Commons)

    fonte: frammentiarte.it

    Edited by Al the Elder - 27/12/2011, 19:58
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    La pittura, in continuo sviluppo, prosegue la propria via ed entra nelle chiese e negli edifici dove esiste un legame più diretto con le tradizioni bizantine che decorano vaste superfici interne come pavimenti, pareti, volte e altari. Molto spesso la pittura si limita alle parti più importanti ed entra in armonia con gli ornamenti plastici, mentre è abolita completamente nella maggior parte delle costruzioni romaniche, nelle quali viene enfatizzato soprattutto il pregio del materiale impiegato. In questi casi la decorazione pittorica interessa soltanto le pale d'altare e le croci che spiccano maestosamente sotto gli archi trionfali.

    Nonostante la forte influenza bizantina nella nostra penisola, talvolta accentuata dalla presenza fisica di artisti bizantini, anche nella decorazione pittorica italiana si afferma una concitata ricerca diretta alla conquista della spazialità e della concretezza, spesso anche un po' affettata, e comunque carica delle maniere occidentali. È risaputo che i bizantini attribuivano molta importanza al modellato ed allo spazio e, proprio per questa ragione, cadevano spesso nella schematica convenzione regolata da rigide formule tecniche. A confronto di questi risultati, la pittura romanica gode di maggiore vitalità, benché sobria e riservata, e sfocerà più tardi nelle umane e calde pitture di Cimabue, Cavallini e Duccio. Questi tre grandi pittori escono da un ambiente artisticamente simile, ma consolidano una più vasta esperienza ed una più intensa espressività, tale da doverli considerare appartenenti al periodo gotico.

    Nel periodo romanico, per quanto riguarda l'iconografia, la pittura di Roma segue ancora le proprie tradizioni, le quali sono affini agli affreschi del periodo a cavallo dei secoli XI e XII presenti nel transetto e nell'abside della basilica di Castel Sant'Elia presso Nepi (VT). Queste opere, che raffigurano le Storie apocalittiche e Cristo fra i Santi, realizzate dai fratelli Giovanni e Stefano con la collaborazione del nipote Niccolò, sono cariche di cultura orientale, ed in particolare di quella di Costantinopoli. Dalla raffinatezza del disegno (soprattutto nell'armonica articolazione dei panneggi) e dalla diafana delicatezza del cromatismo – che spiritualizza le figure fino a renderle anime senza corpo – risulta fin troppo chiaro il richiamo alla pittura bizantina.


    Il ciborio e gli affreschi nella basilica di Sant'Elia a Castel Sant'Elia

    La mano degli artisti Giovanni e Niccolò si ritrova anche in una tempera su tavola che raffigura un articolato Giudizio Finale custodito nella Pinacoteca Vaticana, realizzato secondo gli stessi schemi linearistici: un'opera dalla forma circolare ma a base rettangolare, originariamente appartenente all'Oratorio di San Gregorio Nazianzeno presso Santa Maria in Campo Marzio (Roma). La composizione è su più registri con il Cristo Pantocratore in alto fra gli angeli ed i Serafini; scendendo si incontra un Cristo che prega in veste sacerdotale davanti ad un altare, tra gli Apostoli con i simboli della passione. Nel terzo registro sono raffigurate altre scene distinte con il buon ladrone Disma, che portando la croce, precede San Paolo seguito dai risorti, quindi la Madonna e Santo Stefano, e da ultimo, le sette opere di Misericordia (Visitare i carcerati, Vestire gli ignudi, Dissetare gli assetati). Sotto, nella superficie rettangolare, si ammira la Resurrezione dei corpi.


    Il Giudizio Finale di Giovanni e Niccolò (Pinacoteca Vaticana)

    fonte: frammentiarte.it

    Edited by Al the Elder - 27/12/2011, 16:59
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    Il romanico è quella fase dell'arte medievale europea dei secoli XI-XII, più precisamente sviluppatasi a partire dalla fine del X secolo fino all'affermazione dell'arte gotica, cioè fino verso alla metà del XII secolo in Francia e al primo decennio successivo negli altri paesi europei (Italia, Inghilterra, Germania, Spagna). Il termine romanico, venne impiegato per la prima volta dal De Gerville nel 1818 per contrapporre l'architettura romanza dei secoli X-XII a quella gotica, allora definita germanica.

    Il romanico in realtà non nasce in Francia come molti pensano, ma è un'arte che nasce contemporaneamente in quasi tutta l'Europa, con caratteristiche comuni che ci fanno dire che si tratta della medesima arte, pur con alcune differenze caratteristiche per ogni regione/nazione. In alcune periodizzazioni viene considerata romanica o preromanica anche l'arte dell'alto medioevo, altrimenti definita in modo più specifico (come arte carolingia, arte ottoniana, ecc.) a seconda delle caratteristiche proprie di ciascun tipo di arte.

    Secondo Henri Focillon, infatti, l'arte romanica, soprattutto in architettura, deriva dall'adattamento dell'arte imperiale bizantina, ben presente a Ravenna, ad altri ambienti, come quello rurale, ad esempio. Pertanto, già verso la metà del primo millennio dell'era cristiana, nelle pievi delle campagne tra Ravenna e Forlì il romanico aveva già assunto quelli che saranno per secoli i suoi caratteri definitivi. Si tratta, in effetti, dell'area allora chiamata "Romània" (da cui l'odierno "Romagna"), cosa che giustificherebbe lo stesso aggettivo "romanico": si tratterebbe appunto dello stile "della Romania".

    La cultura e la civiltà europea subiscono un'accelerazione dopo l'anno mille, con la progressiva ripresa della civiltà urbana e il consolidamento delle autorità tradizionali medievali: la chiesa, l' Impero con i signori feudali, i monasteri benedettini, le città. Ad ognuna di queste istituzioni corrispondono edifici e forme figurative particolarmente rappresentativi.

    fonti varie
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