Quel Monet fu dipinto alle 7.35

Donald Olson, Astrofisico, cerca data e ora esatta di realizzazione di celebri dipinti

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  1. Albrecht
     
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    Quando dipinse Impressione. Levar del sole, Monet non cercava i contorni di quel paesaggio immerso nella luce di Le Havre. Non cercava quella rada sullo sfondo e nemmeno quella barca sottile che dondolava cullata dal primo sole. No, come rivelò in un’intervista del 1898, cercava l’«impressione».

    Voleva cogliere un momento preciso, in cui il sole nascente, l’ora, il cielo, la barca, il freddo novembrino e la luce autunnale si condensassero in un’alchimia pittorica. Da quella distorsione emotivo- atmosferica nacque l’Impressionismo (gli chiesero un titolo per il catalogo e lui rispose: «Mah, direi Impressione») ed è questo strano momento fatto di materia che Donald Olson va a cercare meticolosamente quando data i dipinti di Monet, van Gogh o Munch. Olson è un astrofisico che insegna all’Università del Texas e ha fatto parlare molto di sé quando, quattro mesi fa, ha dichiarato: «Impressione. Levar del sole di Claude Monet è stato dipinto il 13 novembre 1872 alle 7.35 di un freddo mattino».

    Un saggio e una mostra al Musée Marmottan di Parigi (aperta fino al 18 gennaio 2015) con la quale ha illustrato scientificamente il proprio lavoro non sono bastati a sedare le polemiche: ma come si può datare con precisione così assoluta la realizzazione dell’opera? E poi, che cosa si intende per 7.35? Il minuto in cui Monet diede la prima pennellata?

    Domande che «la Lettura» ha rivolto al professore. La risposta è stata seria, puntuale e articolata. «Dietro ci sono quindici anni di lavoro — dice Olson —. Quello che voglio non è fare semplice enigmistica. Voglio rompere le barriere tra arte e scienza. La scienza è in grado di penetrare i misteri dell’arte. Sapere quando Monet ha cominciato a dipingere quel quadro, perché di questo si tratta, ci aiuta a capire perché quel riflesso sull’acqua ci colpisce tanto; perché quella barca si trova proprio in quella posizione e non altrove. È uno scandaglio scientifico nell’insondabile». Olson ha datato anche altre opere, come La tempesta di Edvard Munch (19 agosto 1893, ore 21.15) o Luna che sorge di Vincent van Gogh (13 luglio 1889, ore 9.08), ma il cammino fatto per arrivare alla data di Impressione è esemplare per capire il suo metodo. «Quindici anni fa — spiega — con il nostro team, ho cominciato a raccogliere fotografie di quella zona di Le Havre nel 1800: si parte ricostruendo esattamente il luogo. Oggi se ne trovano online, ma anni fa ho dovuto faticare. Solo un anno fa, su eBay, cercando “Le Havre albumine tirage”, sono riuscito a procurarmi le stampe all’albume del porto di Le Havre, dove Monet, per sua stessa ammissione, aveva affittato una stanza d’albergo per dipingere. Finché non abbiamo fatto centro: trovare la finestra, vale a dire la stanza esatta dell’Hotel de l’Amiraute dove il pittore alloggiava. Ossia, il punto di vista. Fondamentale per capire le ombre, le maree, il gioco di luce dell’atmosfera. Insomma, l’ora esatta».

    Poi il prof-segugio si sposta a raccogliere i bollettini meteo del periodo (gli sono stati fondamentali anche per ricostruire la celebre foto Luna d’Autunno di Ansel Adams, del 15 settembre 1948, ore 19.03). «Presso il ricco archivio di Meteo France si trovano aggiornamenti quasi quotidiani. Erano molto importanti per le attività marittime dell’epoca e così siamo riusciti a restringere il campo: di quel quadro avevamo una sola data, un “’72” apposto dopo la firma». Che giorno era? Individuare il 13 novembre è stata una fatica: in genere qui nelle analisi di Olson subentrano le lettere dell’artista, ma la corrispondenza di Monet in quel periodo è scarsa.

    Lo scienziato arriva alla datazione attraverso un complesso studio incrociato: le lettere precedenti, le testimonianze, gli schizzi di altre opere. Poi si giunge a un altro aspetto molto importante, non solo in questo quadro ma anche in un’altra datazione clou della carriera di Olson, come Scogliera di Étretat al tramonto (5 febbraio 1883, ore 16.53) sempre di Monet: lo studio delle maree. «Semplice: i bollettini dell’epoca informano nel dettaglio a che ora una determinata barca poteva mettersi in mare. Restringendo la fascia oraria, le barche più grandi (sullo sfondo, ndr) potevano passare lì in un arco di tempo di 3-4 ore a partire dall’alta marea. Incrociando questo con i riflessi del sole e con tutto il resto, ecco l’ora che ha partorito Impressione. Levar del sole».

    Insomma, quello che Olson cerca non è tanto «la prima pennellata », bensì la sensazione di quel momento che Monet ha voluto immortalare. E sapere che ora era, da dove stava guardando o che tempo c’era, diventa importante. Così come, datando La tempesta di Munch, quel dipinto in cui gli esseri umani sembrano sul punto di essere spazzati via da una minaccia invisibile ma imminente, serve a capire che Munch, Monet o van Gogh non si mettevano al cavalletto in orari a casaccio, ma «sceglievano l’ora, la data, insomma, il momento giusto».

    Per esempio quando, nel 2003, Olson (insieme al fisico Russell Doescher) ha analizzato L’urlo di Munch, ha scoperto che quel fondo rosso che determina l’angoscia esistenziale della figura in primo piano, non è frutto della fantasia dell’artista, bensì è un effetto della spaventosa eruzione del vulcano Krakatoa, del 1883. «Nel caso di van Gogh, poi — continua Olson, che spesso nelle sue analisi è accompagnato dalla compagna e studiosa Marilyn — ricostruire l’ambiente è fondamentale, perché lui stesso una volta disse che non dipingeva mai affidandosi alla memoria, bensì non faceva che tradurre sulla tela quello che trovava nell’ambiente». Per esempio, solo grazie a calcoli astronomici si è capito che il dipinto del 1889 era un’alba di luna, e non di sole come si è pensato in passato.

    Ma quale resta il grande mistero dell’arte per Olson? Non risponde direttamente ma se ci mettiamo anche noi a fare i «segugi» e a spulciare nei suoi scritti, affiora un nome: La notte stellata di van Gogh. Della quale, al momento, sappiamo «solamente» che risale al 1889.

    corriere.it
     
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