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Non si hanno testimonianze certe sulle origini e la data di nascita del pittore Robert Campin, si pensa intorno all'anno 1378-1379, mentre la morte è avvenuta nel 1444 nei pressi della cittadina di Tournai, dove visse e fece molte esperienze artistiche. L'artista viene identificato dagli esperti di arte anche come l'artista denominato Il Maestro di Flémalle, un artista attivo nelle Fiandre nei primi decenni del XV Secolo, per via di molte opere non datate e senza firma che vengono associate allo stile e alla mano del campin. Di lui si hanno notizie nella città belga di Tournai, un importante centro commerciale e artigianale, dove apre una scuola di pittura, che col tempo sarebbe diventata un importante punto per tanti artisti talentuosi. In questa scuola, frequentarono come allievi, pittori del calibro di Jacques Daret e Rogier Van Der Weyden.
Il pittore Robert Campin parallelamente al Van Eyck, studio e ricercò qualcosa di nuovo per la sua arte, prendendo vari spunti iniziali sia dall'arte Mosano-renana che dall'arte e dalle conquiste effettuate dallo stile Gotico internazionale sviluppato da artisti e pittori della Corte di Borgogna, alla cui apparteneva la cittadina di Tournai e che in quel periodo era molto attiva in campo artistico ed economico. Campin, sintetizzò e fece propri tutti questi stimoli portati da questi stili, ma volle anche portare delle novità alla concezione che si aveva della pittura “tradizionale”, soprattutto nel senso naturalistico e realistico. Per questo motivo Campin viene anche considerato il padre del realismo fiammingo. L'artista inizia a realizzare dei ritratti di personaggi famosi, dove non si vede più la classica posa solenne e idealizzata del passato, ma una figura più umana, più naturale. Sperimenterà ed userà delle pose di tre quarti anziché quelle frontali usate sino ad allora. Facendo questo, Campin inizia anche ad indagare sulla psicologia di chi ha davanti come modello, cercando se è possibile di scavare nel carattere dell'uomo ed esprimerlo nei suoi ritratti. si focalizzò anche sui “trittici” (opere divise su tre sezioni che possono essere anche richiudibili), che sono forse le opere più importanti di Campin. Queste opere gli vengono commissionati da importanti e ricche personalità per un uso quasi sempre privato o di devozione religiosa.
Alcuni trittici sono arrivati purtroppo molto deteriorati ai nostri giorni, ma in alcuni si possono vedere come le ricche iconografie sacre del passato, vengono realizzate e tradotte dal Campin con immagini davvero molto realistiche ed immediate. Si vedono scene con personaggi sacri come le Madonne per esempio, ambientati però in realtà quotidiane, in semplici ambienti domestici come possono essere le case del Nord nell'epoca dell'artista, ricche di particolari e dettagli realistici. I colori corposi (si iniziava in quel periodo a sperimentare la tecnica dei colori ad olio da parte dei pittori fiamminghi) sembrano dare vita e anima agli oggetti raffigurati nelle opere, i tessuti attraverso le giuste luci e il contrasto del chiaroscuro, rendono perfettamente le trame del filato. I capolavori di Campin, sono davvero una ricca fonte di oggetti e dettagli realizzati quasi con una maniacale accuratezza. Questa descrizione così accurata dei particolari, era legata al particolare sentire religioso dell'area dei paesi del Nord. C'era all'epoca un rapporto molto particolare tra Dio e l'uomo, che sembra incoraggiava un'identificazione con le Divinità, in particolare riguardo alla compartecipazione delle sofferenze di Cristo e della sua Passione o, il grande dolore della Vergine Maria per la perdita del Sacro Figlio.. -
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Robert Campin - Sposalizio della Vergine
1410-1415 - tavola - 77x88 cm - Madrid, Museo del Prado. -
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Robert Campin - Trittico Seilern o della Deposizione
1415-1420 - olio su tavola - 59x94 cm - Londra, Courtauld Institute. -
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Robert Campin - Vergine col Bambino
1420 circa - olio su tavola - 160x68 cm - Francoforte, Städelsches Kunstinstitut. -
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Robert Campin - Santa Veronica
1420 circa - olio su tavola - 151,5x61 cm - Francoforte, Städelsches Kunstinstitut. -
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Robert Campin - Ladrone crocifisso
1420 circa - olio su tavola - 133x93 cm - Francoforte, Städelsches Kunstinstitut
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Robert Campin - Natività con la levatrice incredula
1420-1426 circa - olio su tavola - 84x70 cm - Digione, Musée des Beaux Arts
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Robert Campin - Trittico di Mérode
1425-1428 - olio su tavola - 64,1x117,8 cm - New York, Metropolitan MuseumSPOILER (clicca per visualizzare)
Il trittico, formato tipico della produzione di Campin, poteva essere chiuso, ed era probabilmente destinato alla devozione privata. La scena centrale mostra l'Annunciazione, mentre gli scomparti laterali mostrano i due committenti inginocchiati e San Giuseppe al lavoro.
La scena dell'Annunciazione è ambientata in un interno borghese disegnato con estrema cura e attenzione ai dettagli della quotidianità. La luce è nitida e invita a soffermarsi sugli innumerevoli particolari, all'insegna di una lettura lenta del dipinto che rivela sempre nuove sorprese. La prospettiva contiene ancora incertezze, come si vede nel piano del tavolino che è impostato secondo un'intuitiva prospettiva ribaltata, oppure nel pavimento molto ripido.
Le due figure sacre, senza aureola, sono in primo piano e mostrano l'attimo immediatamente precedente all'annuncio vero e proprio, quando Maria è ancora immersa nella lettura del libro e l'Angelo sembra incedere nella ricerca delle parole giuste con cui presentarsi. Tra gli innumerevoli dettagli si vedono, da sinistra:
Una figuretta del Cristo che scende con i raggi di sole dalla finestra, simbolo dell'Incarnazione;
Il paiolo di rame appeso in una nicchia-pozzo, dai perfetti riflessi di luce sia nel metallo che nel liquido;
Un panno steso tramite una mensola mobile;
La finestra aperta dalla quale filtra la luce cristallina, con in alto la vetrata con gli stemmi dei committenti;
Il camino con una candela accesa, simbolo dell'amore divino che spesso compare nelle annunciazioni;
La panca lignea con animaletti intagliati sugli spigoli
Sul tavolo si trovono un libro, simbolo delle Sacre scritture che si avverano nell'Incarnazione di Cristo, una brocca in maiolica con dei gigli, simbolo di purezza della Vergine, e una candela appena spenta, probabilmente per effetto dell'arrivo dell'Angelo.
La Vergine è vestita di una veste rossa e l'Angelo con un ampio manto chiaro, che ricadono a terra formando pieghe ampie e scultoree, ispirate alle figure vigorose dello scultore Claus Sluter, che ebbero influenza anche su Jan van Eyck.
L'uso della luce è già tipico della pittura fiamminga, con una grande cura alla resa dei dettagli ed al diverso "lustro" (riflesso) che i materiali producono, dalla colla in metallo, alla stoffa, ai morbidi capelli della Vergine.
Le stesse caratteristiche di luce e spazio si ritrovano anche nei pannelli laterali, unificati con la stessa linea dell'orizzonte alta (che dà il tipico effetto avvolgente delle opere fiamminghe). La scena di sinistra è ambientata all'esterno, sullo sfondo delle mura di un castello, mentre quella di destra è ambientata nel laboratorio di Giuseppe, con una brulicante città fiamminga del Quattrocento visibile dalle finestre sullo sfondo.. -
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Robert Campin - Ritratto di Robert de Masmines
1425-1430 -olio su tavola - 28,5x17,7 cm - Berlino, Gemäldegalerie
Il carattere flemalliano si riconosce nel "taglio" inconsueto del protagonista: Campin riduce al massimo lo spazio intorno al volto che incombe così in primo piano; la luce non investe direttamente il personaggio ma lo colpisce lateralmente così da suscitare un intenso gioco di chiaroscuro.. -
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Robert Campin - Ritratto di uomo
1425-1430 - olio su tavola - 40,7x28 cm - Londra, National Gallery
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Robert Campin - Ritratto di donna
1425-1430 - olio su tavola - 41x28 cm - Londra, National Gallery
Il ritratto occupa quasi tutta la superficie del dipinto. Tutti i dettagli del viso e del copricapo sono uniformemente illuminati e ben visibili.
Nell'ingrandimento dell'anello che indossa la donna si nota il volto di un uomo “baffuto e capelluto”, probabilmente l’autoritratto dell’artista stesso.
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Robert Campin - Madonna del parafuoco
1430 circa - olio su tavola - 63x49 cm - Londra, National Gallery
Il dipinto raffigura La Vergine Maria nel momento in cui dopo aver posato un libro che stava leggendo, si appresta ad allattare il suo piccolo bambino Gesù. Vediamo che l'interno domestico tipico dell'epoca e delle zone nordiche, è molto semplice e non ha nulla che evidenzia il sacro e il divino dei personaggi. Notiamo una finestra con le ante in legno del periodo, che affaccia su un paesaggio pittoresco e sicuramente fiammingo. Questo tipo di iconografia, cioè con la raffigurazione della Madonna che allatta Gesù bambino, era conosciuta dai committenti e dagli artisti stessi come la Madonna del latte.
Il titolo del dipinto di Campin deriva dal bellissimo parafuoco in giunco che sta davanti al piccolo camino, stupendamente realizzato nei suoi minimi dettagli nel disegno e negli intrecci, che sembra fare da cornice dietro la testa della Madonna, ad indicare e sottolineare il personaggio sacro, come se fosse una aureola. Possiamo notare la massima precisione di Campin nel descrivere i dettagli in maniera maniacale quasi, come nello stile fiammingo, come per esempio il libro aperto e appena posato dalla Madonna, i bellissimi intagli del mobile in legno o le decorazioni sul vestito dal colore tenue, con tutte le pieghe che sembrano quasi derivate da una scultura. L'abito è di un tessuto pesante per via della fodera in pelo che risvolta sui polsini, per dare calore in questi posti nordici e freddi, quasi in contrasto con il corpicino nudo del Cristo. Interessante anche notare il viso della Madonna, che ha i tratti e i lineamenti caratteristici di un viso femminile fiammingo, che si può vedere in altre opere. Il pavimento invece ha una resa un po' incerta, con le sue mattonelle bicolore che presentano una inclinazione prospettica sbagliata nello spazio. Campin in questa opera usa la stessa tecnica e lo stile di un altro grandissimo pittore fiammingo e suo contemporaneo, cioè Jan Van Eyck. I due artisti sono considerati come i pionieri della pittura fiamminga, molto importante per la storia dell'arte, oltre che coloro che sperimentarono e usarono per primi la tecnica della pittura ad olio, imitati dopo da molti artisti nel tempo.. -
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Robert Campin - Annunciazione (Madrid)
1430 circa - olio su tavola - 76x70 cm - Madrid, Museo del Prado. -
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Robert Campin - Annunciazione (Bruxelles)
1430 circa - tempera su tavola - 61x63,7 cm - Bruxelles, Museo des Beaux Arts. -
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Robert Campin - Trinità
1430-1432 - olio su tavola - 148,5x61 cm - Francoforte, Städelsches Kunstinstitut
L'opera raffigura la Trinità, in particolare Dio Padre che sorregge la figura gracile ed esangue del Cristo morto (una "Pietà"), che ha la colomba dello Spirito Santo sulla sua spalla. Le figure sono ritratte a monocromo, come statue marmoree, e sono collocate entro una finta nicchia, sopra un piedistallo a base esagonale con la scritta "TRINITAS UNUS DEUS". La rappresentazione sembra gareggiare con la scultura ed esprime, tramite l'uso espressivo di luci ed ombre, un profondo pathos.
L'opera si pone come uno dei capisaldi della nascente scuola fiamminga, per l'uso incisivo e innovativo della luce che scava in profondità le figure tramite un forte chiaroscuro, che disegna ombre nette, in contrasto con le parti bianche in piena luce, modellando con estremo vigore i personaggi. Si notino ad esempio gli effetti delle gambe di Cristo, che sembrano proiettarsi verso lo spettatore, o dell'ombra del Dio Padre nelle nicchia che lo stacca così nettamente dallo sfondo.
Edited by Albrecht - 24/10/2012, 14:58.