Le 100 donne più belle del cinema

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    86. Gene Tierney in Vertigine (Laura)

    Iniziò la carriera negli anni Trenta, ex fotomodella, fu scoperta dal regista G. Abbott. Distintasi come la sciatta ma aggressiva contadina di Caldwell nella Via del tabacco (1941) di J. Ford, interpretò film di Sternberg ( I misteri di Shanghai, 1941), Lubitsch ( Il cielo può attendere, 1943), J. M. Sthal ( Femmina folle, 1945) e di O. Preminger, regista che la guidò nel suo personaggio forse più incisivo, quello di Laura in Vertigine (1944, sempre di Preminger, con cui conquistò un Oscar). Altri film: La mano sinistra di Dio (1955) di E. Dmytryk. La sua carriera cominciò a declinare negli anni Cinquanta, dopo il fallito matrimonio con O. Cassini, che la portò direttamente a curarsi per depressione in una clinica. Tornò al cinema nel 1962 con Tempesta su Washington di O. Preminger. Nel 1979 ha pubblicato la sua autobiografia "Self portrait". Ricordata più per la sua bellezza esotica che per il suo talento, per gli occhi dal taglio orientale, sensuale e misteriosa, fu relegata in ruoli a volte non del tutto appropriati.

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    85. Romy Schneider in Boccaccio '70

    Figlia di Magda Schneider e dell'attore Wolf Albach-Retty, s'impose quale sorridente o patetica Elisabetta, sposa di Francesco Giuseppe, nella trilogia di Sissi (1955-57). Dopo altri film in lingua tedesca o francese, tra cui i rifacimenti di Liebelei, dal romanzo di Schnitzler, e di Ragazze in uniforme, affermò un temperamento drammatico grazie a L. Visconti, che la impiegò a Parigi nel dramma elisabettiano Peccato che sia una sgualdrina e quale protagonista dell'episodio Il lavoro nel film antologico Boccaccio '70 (1962). Dopo Il processo (1963) di O. Welles e alcuni film in Gran Bretagna e a Hollywood, si stabilì in Francia dove interpretò La piscina (1968), L'amante (1969), Il commissario Pélissier (1970), in cui eccelse al fianco di M. Piccoli, César et Rosalie (1972), Trio infernale (1974), L'importante è amare (1974), Frau Marlene (1975), Mado (1976), Una donna semplice (1978), Chiaro di donna (1979), La morte in diretta (1979), La banchiera (1980), La signora è di passaggio (1982). In Italia, tra La califfa (1970) di A. Bevilacqua e Fantasma d'amore (1980) di D. Risi, fu una ben diversa Elisabetta d'Asburgo, ancora sotto la guida di Visconti, in Ludwig (1973).

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    84. Jennifer Connelly in La casa di sabbia e nebbia (House of Sand and Fog)

    Jennifer Connelly ha esordito nel cinema all'età di 11 anni nel capolavoro di Sergio Leone C'era una volta in America, per coprire in seguito una varietà di personaggi che hanno dimostrato il suo talento drammatico. Soltanto l'anno scorso, Connelly è apparsa in tre ruoli differenti: quello di una tossicodipendente in Requiem for a Dream di Darren Aronofskiy, un'attivista in Waking the Dead e la padrona di casa del grande pittore Jackson Pollock in Pollock di Ed Harris. Ma il suo volto regolare, di una bellezza classica, incorniciato da lunghi capelli bruni, è ricordato dal pubblico anche per le sue prime interpretazioni, in Phoenomena (1985) di Dario Argento, Labyrinth (1986), accanto a David Bowie, The Hot Spot (1990) di Dennis Hopper, e nel thriller fantascientifico di Alex Proyas Dark City (1998).
    Nata a New York, proprio di fronte al ponte di Brooklyn, nel 1970, Jennifer ha iniziato una carriera da modella all'età di 10 anni, per passare presto alle prime apparizioni pubblicitarie in tv. Quindi l'incontro con Sergio Leone, che cerca una ragazzina che sappia ballare e la lancia definitivamente nel mondo del cinema. Fidanzata per cinque anni con Bill Campbell, suo coprotagonista in The Rocketeer, Jennifer conduce una vita riservata, ama la filosofia, la musica grunge, i cavalli. Dopo A Beautiful Mind (2002), accanto a Russell Crowe, Jennifer Connelly apparirà in The Hulk (2003).
    Fu poi la protagonista del drammatico La casa di sabbia e nebbia, tratto da un romanzo di Andre Dubus III, che ricorda da vicino un suo film indipendente realizzato sul finire degli anni novanta.
    Nel 2005 è la volta di Dark Water, del regista brasiliano Walter Salles, remake di un noto film dell'horror giapponese.
    Il 2006 invece la vede impegnata nel ruolo di una giornalista con il pluricandidato Blood Diamond - Diamanti di sangue di Edward Zwick, con Leonardo Di Caprio e Djimon Hounsou; di seguito ha avuto un ruolo importante al fianco di Kate Winslet in Little Children di Todd Field, una rielaborazione dell'omonimo romanzo. Sebbene il ruolo di Kathy Adamson fosse molto importante nella storia, il regista Todd Field ha dato meno importanza al personaggio sullo schermo, soffermandosi invece sui personaggi interpretati dalla Winslet e da Patrick Wilson. La Connelly apparirà poi in Reservation Road con Joaquin Phoenix, film che ha avuto una limitata distribuzione nel 2007.
    Nel 2008 recita il ruolo della scienziata Helen Benson, insieme a Keanu Reeves, nel remake fantascientifico Ultimatum alla Terra. I suoi ruoli del 2009 comprendono una parte in un piccolo thriller indipendente con il marito Paul Bettany e un ruolo da coprotagonista con Jennifer Aniston e Ginnifer Goodwin nel film La verità è che non gli piaci abbastanza.

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    Edited by Albrecht - 8/1/2013, 16:27
     
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    83. Hanna Schygulla in L'amore è più freddo della morte (Liebe ist kälter als der Tod)

    Nata a Kakowice, Polonia, il 25 dicembre 1943, si trasferisce giovanissima a Monaco di Baviera. Mentre sta per laurearsi in filologia germanica, studia recitazione in una scuola d'arte drammatica dove conosce Rainer Werner Fassbinder con il quale inizia subito un sodalizio umano ed artistico che risulterà fortunato per entrambi. Compare già nel primo lungometraggio del regista tedesco, L'amore è più freddo della morte (1969), presto seguito da un film presentato alla Mostra di Venezia nel 1971 (Attenzione alla puttana santa). Nel 1974 è la sfortunata Effi Briest, una giovane moglie che si trascina insoddisfatta dal Baltico fino ad una Berlino dell'800. In seguito, quando il cinema tedesco sembra aver trovato una sorprendente rinascita, incontra Wim Wenders che la dirige in Falso movimento (1975). Ma è sempre con Fassbinder che conquista la piena maturità, interpretando la protagonista di Il matrimonio di Maria Braun (1978). Dopo il successo internazionale, viene richiesta da illustri registi come Jean-Luc Godard Passion (1982) o Ettore Scola che nello stesso anno le fa indossare gli abiti di una contessa austriaca nei dintorni della rivoluzione francese e di un Mastroianni-Casanova (Il mondo nuovo). Particolarmente felice il suo incontro con Marco Ferreri con cui gira Storia di Piera (1983) e Il futuro è donna (1984). All'apice della carriera preferisce passare per un'intellettuale piuttosto che per una diva. Un'intellettuale dai riccioli biondi e dagli zigomi alti che tradiscono la sua origine slava. Capace di improvvisarsi cantante sofisticata, sussurra una canzone d'amore di Carole King o la celebre Lilì Marleen (Fassbinder, 1980), sulle tracce di un personaggio realmente esistito (la cantante Lale Andersen che con quel brano conquistò le simpatie di Adolf Hitler e dei soldati tedeschi). Nel corso degli anni continua a selezionare i copioni e le proposte che le arrivano da tutto il mondo. Nel 1998 figura in un film del regista spagnolo Fernando Trueba (La niña dei tuoi sogni), dopo essere stata diretta da Abel Ferrara in Blackout (1997).

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    Hanna Schygulla con Rainer Werner Fassbinder

     
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    82. Tippi Hedren in Gli uccelli (The Birds)

    Nathalie Kay “Tippi” Hedren deve il suo successo a due film di Hitchcock: “Gli uccelli” e “Marnie”, che non hanno però consentito alla sua carriera di spiccare il volo. Al giorno d’oggi forse l’attrice è più famosa per essere la madre della collega e “donna in carriera” Melanie Griffith. Natalie Kay Hedren, soprannominata dal padre Tippi, nasce nel Minnesota da una coppia di immigrati svedesi e tedeschi ma durante l’adolescenza si trasferisce con la famiglia in California. A 18 anni la Hedren inizia la carriera da indossatrice a New York ed appare anche su riviste patinate come “Life Magazine”. Alfred Hitchcock la nota in uno spot pubblicitario televisivo e la sceglie come biondaesofisticata protagonista de “Gli uccelli” (1963). Il regista inglese era da tempo alla ricerca di una nuova Grace Kelly, ormai da qualche anno divenuta principessa di Monaco, e il fascino di Tippi lo convince a puntare su un’esordiente come protagonista di uno dei suoi film più angoscianti. Si racconta che, per girare la scena in cui il personaggio di Melanie Daniels viene attaccato da uno stormo di corvi in una stanza, Hitchcock fece credere a Tippi di avere a che fare soltanto con volatili meccanici mentre l’attrice si ferì al volto e fu ricoverata per esaurimento nervoso. Sebbene l’accoglienza della critica sia stata piuttosto fredda, la Hedren conquista comunque un Golden Globe come miglior attrice esordiente. Il 1964 è l’anno di “Marnie”, sempre con la regia di Hitchcock, nel quale Tippi interpreta la giovane cleptomane, che ha un difficile rapporto con il sesso maschile. Anche questo film inizialmente non riscuote il successo dellacritica ma col tempo verrà rivalutato come un classico della cinematografia mondiale. Tippi non accetta di interpretare altri ruoli per il maestro del thriller ma veste i panni della moglie di Marlon Brando ne “La contessa di Hong Kong” (1967) diretto da Charlie Chaplin. Tra il 1967 e il 2000 Tippi Hedren recita in una quarantina di film e telefilm, tra cui “Il grande ruggito” (1981), di cui è anche produttrice, “Brividi nella notte” (1990) e “La cantina degli orrori” (1999). Nel 1994 l’attrice è sul set del remake de “Gli uccelli” diretto da Rick Rosenthal. Attiva animalista, Tippi ha fondato dal 1983 la riserva di Shambala nel deserto californiano di Mojave, dove vengono ospitate e curate numerose specie animali, tra cui antilopi e leoni. L’attrice risiede a Shambala e lì ha girato anche alcuni documentari (doppiati dalla figlia Melanie Griffith) sull’ecosistema della riserva. La vita privata di Tippi Hedren è stata piuttosto “movimentata” con ben quattro matrimoni ed una figlia: la già citata Melanie Griffith. Tippi l’ha avuta dal primo matrimonio con l’attore Peter Griffith, con il quale è stata sposata dal 1952 al 1961. L’attrice ha poi sposato l’agente Noel Marshall, che ha prodotto tre sue pellicole e nel 1985 l’uomo d’affari Luis Barrenechea. Nel 2002 la Hedren è convolata a nozze con il veterinario Martin Dinnes. Sebbene la sua carriera non sia costellata di successi, le va dato il merito di essere rimasta comunque nell’immaginario collettivo come la bionda protagonista di due celeberrimi film come “Gli uccelli” e “Marnie”.

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    Edited by Albrecht - 9/1/2013, 17:22
     
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    81. Isabelle Huppert in I cancelli del cielo (Heaven's Gate)

    Isabelle Anne Madeleine Huppert (Parigi, 16 marzo 1953) è un'attrice francese.
    Nata a Parigi, trascorre l'infanzia a Ville-d'Avray; è incoraggiata in tenera età dalla madre a recitare. Frequenta il conservatorio di Versailles. Dopo una carriera di successo in teatro, inizia a lavorare per il cinema nel 1972 con Faustine et le bel été (era tuttavia già apparsa in televisione l'anno prima).
    Debutta nel cinema americano con un ruolo nel kolossal di Michael Cimino I cancelli del cielo (1980), che però è un clamoroso fiasco al botteghino; negli anni ottanta viene diretta, tra gli altri, da Bertrand Tavernier, Jean-Luc Godard, Joseph Losey e Marco Ferreri.
    Ha vinto due volte il premio per la migliore attrice al Festival di Cannes, nel 1978 per Violette Nozière di Claude Chabrol e nel 2001 per La pianista di Michael Haneke, e due volte la Coppa Volpi al Festival di Venezia, nel 1988 per Un affare di donne e nel 1995 per Il buio nella mente, entrambi diretti da Chabrol.

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    Edited by Albrecht - 9/1/2013, 17:22
     
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    80. Virginia Cherrill in Luci della città (City Lights)

    Virginia Cherrill era nata a Carthage, nell'Illinois, nel 1908. Proveniva da una famiglia benestante e il padre era un ricco proprietario terriero. La sua morte prematura però costrinse la madre a trovare lavoro in una scuola privata per arrotondare le entrate. Verso la fine del 1928, ormai già ventenne, non aveva ancora avuto alcuna esperienza artistica. Sulla sua assunzione per il ruolo della fioraia esistono due versioni, che si fosse autoproposta lei stessa al comico durante un incontro occasionale (come sosteneva Chaplin), o che l'avesse notata Chaplin stesso per la sua somiglianza con Edna Purviance tra gli spettatori di un incontro di boxe, secondo le memorie della Cherrill. Dopo questa esperienza interpretò ben tre film nel 1931, Girls Demand Excitement , con un giovanissimo John Wayne, The Brat di John Ford e Delicious con Janet Gaynor, più altre particine in film successivi, senza però mai dare l'impressione di aver una forte predisposizione alla carriera di attrice, in effetti si dedicò ad altro e iniziò a lavorare nella croce rossa Americana durante la seconda guerra mondiale. La sua vita sentimentale fu burrascosa: ben quattro matrimoni in pochi anni, uno dei quali (peraltro brevissimo, per un anno soltanto) con il famoso Cary Grant. Il suo ultimo marito comunque, Florian Martini, un pilota polacco che incontrò sul luogo di lavoro e che sposò nel 1948, durò fino alla fine della sua vita, per quasi cinquant'anni.

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    79. Vivien Leigh in Elisabetta d'Inghilterra (Fire Over England)

    Nata in India, a sei anni torna in Inghilterra dove può frequentare le scuole in patria e in altri paesi europei, segnatamente Francia e Italia le cui lingue Vivien parlava perfettamente. A 19 anni sposa un eminente avvocato patrocinante alle corti superiori, Leigh Holman, cui l'anno dopo (1933) darà una figlia, Suzanne. Tra gli studi anche la frequenza alla Royal Academy of Dramatic Art dove nel 1935 ottiene un successo notevole in The Mask of Virtue. Nello stesso anno debutta sullo schermo con una parte in Thing are looking up. Nel 1935 l'incontro che segnerà una svolta decisiva nella sua vita privata e professionale, quello con Laurence Olivier. Con il grande attore inglese Vivien Leigh costituirà la coppia più importante al mondo per quanto si riferisce al teatro in generale e a quello shakesperiano in particolare. Dedita quindi al teatro e fin da principio al cinema, affronta le due carriere con uguale successo, facendosi apprezzare per il suo fascino e per la sensibilità e precisione della sua recitazione. La leggendaria ascesa di Vivien Leigh nel firmamento delle stelle comincia quando viene scelta come protagonista del film Gone With the Wind (Via col vento, 1939), di Victor Fleming. Nei panni della pestifera Rossella O'Hara, l'attrice dimostra il suo inesauribile talento, tanto da vincere l'Oscar come miglior attrice protagonista. Seguono numerosi film, come That Hamilton Woman! (Lady Hamilton, 1941), Caesar and Cleopatra (Cesare e Cleopatra, 1945) e Anna Karenina (Anna Karenina, 1948). In seguito viene scelta personalmente da Tennessee Williams per la parte di Blanche DuBois nella sua commedia A Streetcar Named Desire (Un tram che si chiama desiderio), dalla quale viene tratto un film nel 1951 che la ha come protagonista. La sua interpretazione risulta così convincente da farle ottenere a Venezia la Coppa Volpi come migliore attrice. In quell'occasione da vita a una Blanche piena di turbamenti, deliri e malinconie, che trovavano espressione nella battuta finale:"Dopotutto, io ho sempre dipeso dalla gentilezza degli sconosciuti", triste eco di quell'altro famoso congedo in Gone With the Wind:"Dopotutto, domani è un altro giorno", che riassume il carattere della testarda, combattiva, egoista Rossella. Purtroppo Vivien Leigh è spesso soggetta ad attacchi di isteria e di depressione, e nel 1945 si ammala di tubercolosi. Lotta contro la malattia per tutta la vita, ma è costretta a soccombere il 7 luglio 1967. Quel giorno l'indimenticabile Rossella chiuderà per sempre i suoi dolcissimi occhi. Ma la morte può rubare tutto tranne il ricordo. E Vivien Leigh lascia un ricordo incancellabile, non solo come splendida Rossella O'Hara ma per tutti i suoi personaggi, sullo schermo o sul palcoscenico. La sua stella non è spenta, brilla solo in un altro firmamento, quello degli artisti che non si dimenticano mai.

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    Edited by Albrecht - 7/1/2013, 17:36
     
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    78. Jennifer O'Neill in Rio Lobo

    Jennifer O'Neill (Rio de Janeiro, 20 febbraio 1948) è un'attrice e autrice statunitense. Nata a Rio de Janeiro in Brasile, figlia del famoso importatore/esportatore di apparecchi dentali Oscar O'Neill. Da giovane ha lavorato anche come modella, apparsa anche come testimonial commerciale e su delle riviste di cinema.
    Nel 1968 viene lanciata in una piccola parte nel film For Love of Ivy. Nel 1970 recita uno dei ruoli principali femminili in Rio Lobo al fianco di John Wayne.
    Dopo il successo de Quell'estate del '42 del 1971, in cui interpreta la giovane vedova di un soldato ucciso nella Seconda guerra mondiale, divenne una famosa attrice di Hollywood e ha continuato agendo per i due decenni seguenti. Ha recitato nella parte della padrona, Teresa Raffo, nell'ultimo film di Luchino Visconti, L'innocente. Nel 1984, ha svolto il ruolo di protagonista femminile nella serie televisiva della CBS Cover Up.

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    77. Anita Ekberg in La dolce vita

    Scritturata da Hollywood nel 1953 comparve in pellicole comiche o avventurose di nessun valore (Hollywood o morte, Artisti e modelle, Zarak Khan ecc.). Fu in quell'epoca soprannominata"ghiaccio bollente". NeI 1956, in Italia, interpretò una parte in Guerra e pace, di King Vidor. Qualche anno dopo, quando la diva si era già stabilita a Roma, Fellini le offrì la parte di se stessa (ovviamente reinventata dal regista) in La dolce vita, 1960, registrando efficacemente le reazioni che una donna così opulenta produceva sul protagonista, un italiano"medio". Un'altra splendida occasione sì offrì all'attrice quando lo stesso Fellini le offerse di interpretare, in Boccaccio '70, l'episodio caricaturale e grottesco Le tentazioni del dottor Antonio, in cui la Ekberg incarnò la sensualità femminile, ossessionando un moralista in una fantastica e simbolica messinscena. Ma al di fuori degli interventi felliniani, la carriera dell'attrice si mantenne nei limiti della mediocrità. Altri film: Chiamami Buana, 1963; Bianco, rosso, giallo, rosa, 1965; Poirot e il caso Amanda; Stazione Luna, 1966. Nel corso degli anni '70 le sue apparizioni fuorno meno frequenti ma re-interpretò con successo il suo ruolo di La dolce vita, nel film autobiografico di Fellini, Intervista (1986).

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    76. Shirley MacLaine in L'appartamento (The Apartment)

    Figlia dell'insegnante di recitazione Kathryn MacLaine e del professore di filosofia Ira O. Beaty, Shirley MacLaine Beaty è nata a Richmond, in Virginia, il 24 aprile 1934. Incoraggiati dalla madre, Shirley e il fratellino Warren Beatty hanno iniziato a recitare prestissimo. La MacLaine ha cominciato a studiare danza a due anni; a quattro si è esibita per la prima volta davanti a un pubblico e a sedici ha debuttato a Broadway come corista.
    Nel 1954, Shirley MacLaine sostituisce Carol Haney nel musical 'The Pajama Game', dopo un brutto incidente che aveva causato la frattura dell'anca alla star di Broadway. Il successo è immediato e il produttore Hal Wallis le offre subito un contratto cinematografico. E quello di Shirley MacLaine è un grande debutto, nel divertentissimo film di Alfred Hitchcock La congiura degli innocenti (1955), seguito, lo stesso anno, da Artisti e modelle, con uno strepitoso Jerry Lewis diretto da Frank Tashlin. Shirley, con i capelli corti e i suoi occhi da gatta miope, è deliziosa. Nel 1959, l'attrice americana ottiene la sua prima candidatura all'Oscar, per il film di Vincente Minnelli Qualcuno verrà (1958), con Frank Sinatra e Dean Martin; altre due nomination arrivano poco dopo, per L'appartamento (1960) e Irma la dolce (1963), diretti da Billy Wilder e interpretati da Jack Lemmon. La statuetta dell'Academy Award, Shirley MacLaine se la porterà a casa soltanto vent'anni dopo, grazie al lacrimoso film di JamesL. Brooks Voglia di tenerezza (1983), con Debra Winger e Jack Nicholson.
    Con il marito Steve Parker, produttore di La mia geisha (1962) ed esperto di culture orientali, Shirley MacLaine ha avuto una figlia, Sachiko, che è apparsa in film come Ritorno al futuro (1985) e Peggy Sue si è sposata (1986). Nel 1968, l'attrice ha partecipato attivamente alla campagna elettorale di Robert Kennedy e alle presidenziali di quattro anni dopo ha sostenuto con lo stesso impegno il candidato democratico George McGovern. Autrice di bestseller come l'autobiografia 'Don't Fall Off the Mountain' e 'Out on a Limb', Shirley MacLaine ha scritto e realizzato (con Claudia Weill) il documentario The Other Half of the Sky: A China Memoir (1975) e nel 2000 ha diretto ed interpretato il film Bruno, con Alex D. Linz e Gary Sinise.

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    Shirley MacLaine con Jack Lemmon

     
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    75. Sofia Loren in L'oro di Napoli

    Sofia Scicolone, nome d'arte Lazzaro, aveva già all'attivo molti ruoli da comparsa e un'intensa attività nel mondo dei fotoromanzi quando per Africa sotto i mari (Giovanni Roccardi, 1953), fu costretta a scegliersi un altro pseudonimo. Le fu proposto di agghindare il nome con un complicato 'ph', mentre il cognome le derivò da quello della bella attrice svedese Marta Toren. Nata a Roma il 20 settembre 1934, trascorre l'infanzia e la giovinezza a Pozzuoli, paese natale della madre, Romilda, che da ragazza ha vinto un concorso indetto dalla Metro Goldwin Mayer come miglior sosia di Greta Garbo. Anche lei partecipa presto ad ogni genere di gare di bellezza. A Napoli viene eletta 'Principessa del mare', mentre nel 1951 a Salsomaggiore conquista il titolo di 'Miss Eleganza'. Non ancora ventenne firma un contratto di sette anni con Carlo Ponti, avviandosi a a scalare il successo grazie alle sue esuberanti doti fisiche e alla sua verve da napoletana verace (L'oro di Napoli, Vittorio De Sica, 1954). Contemporaneamente mostra di trovarsi a proprio agio anche per le strade di Roma (Peccato che sia una canaglia, Alessandro Blasetti, 1954). Forse perchè si ritrova vicina a Vittorio De Sica e a Marcello Mastroianni, due uomini, due artisti, che avranno un ruolo importante nella sua vita, non solo artistica. Considerata l'erede di Silvana Mangano e la diretta rivale di Gina Lollobrigida, nella seconda metà degli anni '50 parte alla conquista di Hollywood e dal cappotto a quadri di Agnesina che fa impazzire il fotografo Peppino De Filippo (Il segno di Venere, Dino Risi, 1955) passa ai sontuosi costumi di Orgoglio e passione (Stanley Kramer, 1957), accanto a Frank Sinatra e all'ufficiale inglese Cary Grant, sorpresi in piena era napoleonica. Dopo di loro incanta i divi hollywoodiani più maturi e popolari, come Clark Gable, John Wayne, William Holden ed Anthony Quinn, suo partner in Orchidea nera (Martin Ritt, 1958), film per cui vince il premio come migliore attrice protagonista alla Mostra di Venezia. Con Vittorio De Sica si aggiudica l'Oscar (La ciociara, 1960) per il ruolo di Cesira che all'inizio era stato offerto ad Anna Magnani.
    Nonostante la sua giovane età (quando gira il film ha venticinque anni) risulta particolarmente convincente e si guadagna l'incondizionata simpatia di un pubblico ormai abituato a seguire sui rotocalchi la sua tormentata storia d'amore con Carlo Ponti, all'epoca sposato con un'altra donna. Subito dopo soffre d'amore per Charlton Heston El Cid (Anthony Mann, 1961), e poi fa soffrire (non proprio per amore) Marcello Mastroianni con uno spogliarello interrotto in onore di un fioretto (Ieri, oggi, domani, Vittorio De Sica, 1963). Nel 1966 diventa la signora Ponti e, dopo tante attese deluse, nel dicembre del 1968 il matrimonio viene finalmente allietato dalla nascita di un primo figlio, Carlo jr, di lì a poco seguito da Edoardo, nato nel 1973, con il quale girerà Qualcosa di biondo (Maurizio Ponzi, 1984).
    Nella maturità, proprio i ruoli di madre le risulteranno particolarmente congeniali, come quello che interpreta nel film di Roger Hanin, Soleil (1997). Anche se nel corso della sua carriera recita a fianco di Gregory Peck, Paul Newman, Richard Burton, Omar Sharif, addirittura di Marlon Brando come clandestina a bordo di un transatlantico di lusso (La contessa di Hong Kong, Charlie Chaplin, 1967), solo per Mastroianni sembra disposta a fare di tutto. Traversa l'Europa fino in Russia per riabbracciarlo come marito creduto morto in guerra (I girasoli, Vittorio De Sica, 1970), gli chiede un po' d'amore quando è un omosessuale perseguitato dal regime fascista (Una giornata particolare, Ettore Scola, 1977). Per lui si spinge a sfidare i suoi sessant'anni riproponendo quel celebre spogliarello che stavolta viene interrotto non da un fioretto ma dal sonno improvviso di quell'invecchiato compagno di giochi (Prêt-a-porter, Robert Altman, 1994). Sempre nel 1994 le viene consegnato l'Oscar alla carriera, mentre nel 1997 il Capo dello Stato Italiano la nomina 'Cavaliere della Repubblica', dopo che ha appena stravolto la vita di due simpaticissimi brontoloni, Jack Lemmon e Walter Matthau, in That's amore - Due improbabili seduttori (Howard Deutch, 1996).
    Anche Venezia, nel 1998, la premia con il Leone d'Oro alla carriera. Un riconoscimento che non può direttamente ricevere, a causa di un improvviso malore, e che viene solennemente consegnato nelle mani di Carlo Ponti e dei suoi figli. Sulla soglia dei 70 anni la Loren arriva in Laguna, questa volta nelle vesti di madrina della serata di chiusura del festival. In inverno la vedremo nel film della Wertmuller Peperoni rossi e pesci in faccia.
    Nel 2006 ha posato per il Calendario Pirelli 2007. Nel febbraio 2007 esce il film Saturno contro di Ferzan Ozpetek, la cui colonna sonora contiene la traccia Zoo be zoo be zoo interpretata da Sophia. Il 22 febbraio 2009, durante la notte degli Oscar, ha premiato, insieme ad altre attrici, la vincitrice della statuetta nella categoria di miglior attrice protagonista, Kate Winslet. Infine, sempre nel 2009, dopo diversi anni di assenza dalla cinematografia, è chiamata da Rob Marshall per interpretare la madre del protagonista in Nine, omaggio musical a 8½ di Fellini.
    Nel 2010 torna in TV ed è la protagonista della miniserie La mia casa è piena di specchi, ispirata al romanzo autobiografico della sorella Maria Scicolone. Sophia, in un'operazione unica nel suo genere, interpreta sua madre Romilda. Risiede attualmente a Ginevra. Nel 2011 per la prima volta nella sua carriera doppia il film d'animazione Disney-Pixar Cars 2, dove ha il ruolo di Zia Topolino.
    Il 4 maggio 2011 l'Academy di Los Angeles ha voluto celebrare la carriera dell'attrice italiana con una serata a lei interamente dedicata. Personaggi come Billy Crystal, John Travolta, Christina Ricci, Joe Camp, Eva Mendes hanno partecipato alla serata per ripercorrere insieme a lei la sua lunga carriera con documenti tratti dai suoi film al Samuel Goldwyn Theater di Beverly Hills.

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    Oro+Napoli+De+Sica
    Sofia Loren con Giacomo Furia



    Edited by Albrecht - 7/1/2013, 17:38
     
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    74. Kate Winslet in Revolutionary Road

    Adora la musica classica e i canti gregoriani, tra i suoi film preferiti indica Grease e ha esordito sul palcoscenico a soli cinque anni, interpretando la Vergine Maria in una recita scolastica.
    Sono le passioni di Kate Winslet, nata a Reading, in Inghilterra, il 5 ottobre 1975, che fa parte di una famiglia di attori e il sacro fuoco dell’arte è per lei praticamente una questione genetica. Dopo aver partecipato a tutte le possibili produzioni scolastiche, inizia a studiare seriamente recitazione nel 1986 e nel 1991 fa la sua prima apparizione in un serial della televisione britannica. Ma il lavoro come attrice non le dà da vivere e Kate alterna le apparizioni in tv al servizio ai tavoli dei ristoranti per guadagnarsi l’indipendenza economica dalla famiglia.
    Finalmente, nel 1994, arriva l’esordio sul grande schermo con Creature del cielo di Peter Jackson. Questa sua prima interpretazione è di quelle che lasciano il segno. Nel ruolo di Juliet, giovane adolescente morbosa che sfiora la pazzia, Kate tira fuori tutta la sua espressiva intensità e viene immediatamente notata dalla critica. L’anno dopo è Marianne Dashwood in Ragione e sentimento e si guadagna la sua prima nomination all’Oscar come migliore attrice non protagonista a soli 19 anni. Il 1996 è l’anno di due ruoli particolarmente complessi, che mettono in evidenza le doti della Winslet e le sue straordinarie capacità soprattutto nelle parti introspettive. È infatti l’eroina sfortunata di Jude di Michael Winterbottom e l’inquieta Ophelia dell’Hamlet di Kenneth Branagh. E nonostante Kate sia ancora agli inizi della sua carriera, la sua fama nell’ambiente è tale che viene scelta da Branagh per quest’ultimo ruolo senza doversi sottoporre ad alcuna audizione.
    Ma il successo con il grande pubblico arriva solo nel 1997, grazie al fenomeno planetario Titanic. Kate è la protagonista del kolossal di Cameron e per la sua interpretazione di Rose DeWitt Bukater accanto a Leonardo Di Caprio conquista la sua seconda nomination e la definitiva consacrazione a star internazionale. L’attrice inglese è su tutte le copertine, nascono a decine i fan club in suo onore, ma questo grande successo è purtroppo oscurato da un grave lutto che la colpisce negli affetti più cari. Proprio alla vigilia dell’uscita del film il suo ex ragazzo, Stephen Treade, al quale è ancora profondamente legata, muore stroncato dal cancro e Kate, sconvolta dal dolore, diserta la prima di “Titanic” per partecipare al funerale. Kate a quel tempo è molto giovane, ma è una ragazza saggia ed equilibrata che non si lascia abbattere dalla sofferenza, né tantomeno travolgere dalla fama internazionale.
    Rifiuta così le parti miliardarie che Hollywood le offre e preferisce prendere parte a produzioni a basso budget di maggiore qualità. Nel 1998 compare dunque in Ideus kinky - Un treno per Marrakesh di Gillies MacKinnon e a chi le chiede il motivo delle sue scelte dichiara: “Dopo ‘Titanic’ avevo perso la mia identità, ero perseguitata da copioni bamboleggianti. Avrei potuto fare molti soldi. Ho preferito innamorarmi, sposarmi e mettermi nelle mani di Jane Campion”. Kate, infatti, incontra il suo futuro marito Jim Threapleton proprio sul set di “Ideus kinky - Un treno per Marrakesh” e quindi gira con la Campion Holy Smoke. Poi, dopo essersi sposata, continua a partecipare a pellicole raffinate, come Quills di Phillip Kaufman, che le permettono di affrontare i ruoli complessi e tormentati che tanto ama.
    Nel frattempo, il 12 ottobre del 2000, diventa mamma della piccola Mia Honey, nata nello stesso ospedale londinese dove aveva partorito anche la sua grande amica Emma Thompson. Il 2001, l’anno della separazione di molte coppie storiche di Hollywood, come Meg Ryan e Dennis Quaid oppure Nicole Kidman e Tom Cruise, registra anche la fine del matrimonio di Kate e Jim. Ma a soli due mesi dal divorzio Kate sembra di nuovo felice e si confessa pazzamente innamorata di Sam Mendes, il regista premio Oscar di American Beauty.
    Con il suo nuovo amore, sempre nel 2001, arriva anche un nuovo grande successo, la sua terza candidatura all’Oscar per il ruolo della scrittrice Murdoch nel film britannico Iris, mentre nel 2003, dopo aver partorito il suo secondo figlio, Kate Winslet è la protagonista, al fianco di Kevin Spacey, del drammatico The life of David Gale, diretto da Alan Parker. Dopo le mega produzioni degli esordi, negli ultimi anni Kate è diventata una sorta di icona delle produzioni alternative: è stata protagonista del grande successo via passaparola Se mi lasci ti cancello (2004) e di Neverland al fianco di Johnny Depp. Nel 2005 ha superato se stessa come amante volgare e canterina nel film musical di John Turturro, Romance & Cigarettes e, con Little children (2006) di Todd Field, ottiene la sua quinta nomination all’Oscar. La sesta è arrivata nel 2009 per la sua splendida interpretazione in The reader, nel ruolo di una ex carceriera delle SS che instaura una relazione con un giovane studente. Con questo film Winslet ha vinto il suo primo premio oscar.
    Nel 2011 interpreta Mildred Pierce nell'omonima miniserie della HBO. Per questo ruolo vince un Emmy Award nella categoria Miglior attrice in una miniserie o film tv, la prima vittoria dopo nove nomination ai Satellite Award e il ruolo le frutta la nona nomination e terza vittoria ai Golden Globe.
    Lo stesso anno fa parte del cast di Contagion, film di Steven Soderbergh, uscito il 9 settembre 2011, ed è testimonial dell'azienda cosmetica francese Lancôme. Inoltre è nel cast, insieme a Jodie Foster, John C. Reilly e Christoph Waltz, nella commedia Carnage di Roman Polanski, film che le frutta una candidadura ai Golden Globe. Nello stesso anno riceve il Premio César alla carriera.

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    73. Lauren Bacall in Il grande sonno (The Big Sleep)

    Il vero nome di Lauren Bacall è Betty Joan Weinstein Perske, nata a New York il giorno 16 settembre 1924 da madre polacca e da padre russo, entrambe di religione ebraica, immigrati negli USA (E' inoltre cugina di primo grado dello statista israeliano Shimon Peres, il cui vero nome è Shimon Perske).
    La futura attrice fin da piccolina avrebbe voluto diventare una ballerina e in breve tempo si appassiona alle pellicole che hanno come protagonisti Fred Astaire e Bette Davis.
    Decide di frequentare l'Accademia d'arte drammatica e intanto lavora come modella indossatrice. La giovane Lauren Bacall viene notata dal regista Howard Hawks la fa debuttare nel mondo del cinema nel 1944 con il film "Acque del Sud". La storia del cinema la ricorderà soprattutto per i suoi primi due film "Acque del sud" e "Il grande sonno" in cui rappresenta l'incarnazione dei sogni maschili. Sulle scene di "Acque del sud" incontra Humphrey Bogart e, nonostante l'attore avesse venticinque anni più di lei, ben presto tra loro nasce una storia d'amore.
    La coppia si unisce in matrimonio nel 1945: dal matrimonio nascono due figli, Stephen e Leslie. Nei tre anni che seguono l'unione la coppia recita assieme in numerosi film.
    Humphrey Bogart muore il 14 gennaio 1957; due anni più tardi Lauren Bacall lascia il cinema per dedicarsi al teatro.
    Nel 1961 sposa l'attore Jason Robards, dal quale ha un figlio, Sam Robards. La coppia si separa e dopo il divorzio da Robards, l'attrice accetta lavori per la televisione pur proseguendo a recitare in teatro, oltre che ad apparire saltuariamente sul grande schermo.
    In teatro recita nella stagione 1970 in "Applause!", rifacimento musicale del film "Eva contro Eva", del 1950.
    Tra i film seguenti ricordiamo "Assassinio sull'Orient Express" (1974) e "Appuntamento con la morte" (1988), entrambi ispirati ai soggetti di Agatha Christie.
    Nel 1990 recita in "Misery non deve morire", trasposizione cinematografica del fortunato romanzo di Stephen King.

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    Lauren Bacall con Humphrey Bogart

     
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    72. Lana Turner in Il postino suona sempre due volte (The Postman Always Rings Twice)

    Julia Jean Mildred Frances Turner, poi ribattezzata Lana, nasce a Wallace, Idaho, l'8 Febbraio 1921. Perso il padre a soli 10 anni (ucciso durante una rapina), si trasferisce con la madre a Los Angeles. Qui, appena sedicenne, viene notata per la sua bellezza da un giornalista che la segnala a Zeppo Marx, allora agente cinematografico: questi la introduce al regista Mervyn LeRoy che le dà subito una parte nel film Vendetta (1937). La sua apparizione, seppur limitata all'inizio della pellicola, è folgorante: rivolge sguardi maliziosi a un suo professore, cammina sfrontatamente in strada mostrando innata sensualità e quindi viene uccisa a scuola per un delitto a sfondo sessuale. È nata una stella.
    Hollywood subito la usa in parti che esaltino la sua, ancora acerba, arte seduttiva. E all'inizio degli anni Quaranta, anche in virtù della nuova acconciatura biondo platino (il suo colore naturale era il rosso), Lana Turner entra nel ristretto olimpo del divismo della Hollywood classica. Film cruciale in tal senso è Le ragazze delle follie (1941) di Robert Z. Leonard, dove è una girl della rivista Ziegfeld, rovinata dal successo. Il personaggio, tra i migliori della sua carriera, le permette di evidenziare delle doti drammatiche non scontate, vista la giovane età. Meno gratificanti sono i ruoli immediatamente successivi (Il dottor Jekyll e Mr. Hyde e Se mi vuoi sposami nel 1941, Sorvegliato speciale nel '42), dove si limita ad essere sparring partner del protagonista maschile di turno. L'apice della popolarità lo raggiunge perciò nel '46 con Il postino suona sempre due volte di Tay Garnett, in cui è una femme fatale che si redime troppo tardi. Questo ruolo rimarrà impresso negli occhi del pubblico e dei produttori che, forse per troppo tempo, continueranno a vederla solo come una seduttrice senza scrupoli.
    Non a caso nel '48 è la perfida Milady ne I tre moschettieri di George Sidney. Nel decennio successivo però riuscirà a emanciparsi dal character cucitole addosso, prima con Il bruto e la bella (1952) di Vincente Minnelli, in cui recupera il "maledettismo" già mostrato ne Le ragazze delle follie, poi con Le piogge di Ranchipur (1955), dove da carnefice si fa vittima, quindi con I peccatori di Peyton (1957), per cui ebbe l'unica nomination all'Oscar della carriera. Nel frattempo, con Amanti latini (1953) comincia a frequentare, pur senza grandi risultati, il terreno della commedia sentimentale. Del resto che la vita sullo schermo debba riflettere in qualche modo la tragicità della sua vita reale è forse scritto nel destino: nel '58 sua figlia uccide il gangster Johnny Stompanato, amante della Turner.
    È un tipico caso da Hollywood Babilonia, parafrasato ne Lo specchio della vita (1959) di Douglas Sirk in cui, probabilmente nel suo miglior ruolo, la Turner è una famosissima attrice che trascura gli affetti familiari. In parte per i drammi privati in parte per l'età, negli anni Sessanta dirada le sue apparizioni. Nel '66 però riesce a lasciarci un commovente testamento artistico: si tratta di Madame X, in cui è di nuovo una madre troppo "libera" che viene condannata a una terribile nemesi. Qui la Turner lavora addirittura sul suo volto che, al culmine della perdizione, si deforma in una maschera tragica. In seguito recita saltuariamente in TV e in film ormai dimenticati. Muore di cancro alla gola il 29 Giugno del 1995.
    Se nella vita privata ha dato scandalo (si è sposata otto volte e ha avuto numerosi e celebri amanti), in quella cinematografica ha forse incarnato, al di là del physique du rôle da dark lady, una sorta di femminista ante litteram, sconfitta dall'indole troppo indipendente.

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